30 aprile 2007

 

In Vaticano fa caldo: anche la Chiesa scopre il cambiamento del clima

"C' è un Paese che con il 5 per cento della popolazione mondiale consuma il 20 per cento dell' energia totale (gli Stati Uniti, evidentemente, NdR), e un altro che con il 20 per cento della popolazione ne consuma solo il 5 per cento" (l' India, probabilmente, NdR). Un'analisi politica dei rosso-Verdi? No, d'un cardinale di Santa Romana Chiesa. Di nuovo terzomondista? Perché, quando mai la Chiesa ha smesso di esserlo?
Sia chiaro, le cifre sono vere, ma come tutte le istantanee rappresentano in modo distorto la realtà, e vanno corrette in laboratorio. Il prelato cattolico, Renato Raffaele Martino, ha dimenticato di aggiungere che mentre l'America ha inventato l'ecologismo, ha una larga opinione pubblica ambientalista, e quindi ha in sé gli anticorpi contro gli eccessi distruttivi di certo capitalismo mal interpretato (un esempio: le studentesse americane a Roma escono dai supermercati stringendo al petto acrobaticamente bottiglie e scatole, pur di fare a meno delle buste di plastica...), l'India, la Cina e tutto l'estremo Oriente, come a suo tempo l'Est europeo, stanno producendo e consumando in uno stile degno dell'800, non curando minimamente le consueguenze sull'ambiente. Già ora questi Paesi sono i maggiori inquinatori, e continuando di questo passo nel giro di pochi anni saranno i maggiori consumatori, anzi scialacquatori, di energia. Insomma, il cardinale ha visto il passato e non il futuro. Non ha tenuto conto del più importante fattore nelle statistiche: la tendenza.
Ma alla Chiesa, tutto sommato, piace credere che il surriscaldamento globale sia banalmente collegato alle risorse e agli "squilibri" passati o presenti tra i Paesi (a proposito, quale Dio li "riequilibrerà", e in base a quali criteri?). Questa bipartizione ecologico-manichea tra i "cattivi-ricchi-inquinatori" e i "buoni-poveri-inquinati" corrisponde a quella già in uso nella religione cristiana, e rafforzatasi nella Chiesa cattolica dei secoli bui della Controriforma. E infatti alla fine "chi ne soffre sono sempre i più poveri", ha detto con una frase alla Don Abbondio in un’intervista al Corriere della Sera il cardinale Martino, presidente del pontificio Consiglio della giustizia e della pace, che ha organizzato un seminario di due giorni in Vaticano su "Cambiamenti climatici e sviluppo". Solita interpretazione pauperistica.
La Chiesa diventa ambientalista? No, è la solita solfa del catechismo: la Natura di per sé non esiste, non è altro che il "Creato", che il Signore ha "dato in consegna all’uomo". Perciò ora il cardinale può sostenere che "l’ambiente ha sempre fatto parte dei nostri interessi". "Il creato, grande dono di Dio, è esposto a seri rischi da scelte e stili di vita che possono degradarlo". "È la Genesi a dirci che Dio ci ha affidato il creato perché ne avessimo cura. E basterebbe considerare ciò che dice il compendio della dottrina sociale della Chiesa, il capitolo X fa al caso nostro: "Salvaguardare l' ambiente".
Tra gli invitati c'era il fisico Antonino Zichichi, il che la dice lunga sul livello scientifico del convegno "ecologico". "Come avete pensato gli inviti?", gli chiede Gian Guido Vecchi del Corriere. "Come quando si organizzò un seminario sugli Ogm: chiamammo quelli a favore e quelli contro. Allo stesso modo ci sono scienziati preoccupatissimi sul clima e altri che non vedono questa tragedia: sentiremo tutti".
Tra le sessioni ce n'è stata una che riguardava le "responsabilità politiche". "Sì, ma nel senso ampio della parola: il Creato è una responsabilità di tutti, dai semplici cittadini ai politici di professione. È anche importante non ascoltare solo gli scienziati, ciascuno di noi può dare un contributo: cercare soluzioni sagge che preservino anche le esigenze di equità sociale". E la Chiesa che farà? "Desidera educare e orientare i cattolici a comportarsi come è necessario".
Intervenendo alla conferenza del Pontificio Consiglio, il liberista ultrà Carlo Stagnaro, direttore di Ecologia di mercato dell'Istituto Bruno Leoni, ha detto: "Il problema ambientale numero uno non è il riscaldamento globale, ma la povertà". Oddio, anche lui pauperista? Speriamo di no: lui dovrebbe desiderare di vederli "eliminati" i poveri", nel senso di farli diventare meno poveri. "La vera cartina di tornasole per giudicare le politiche che vengono proposte è dunque il loro impatto sulle prospettiva di sviluppo. Il protocollo di Kyoto e altre politiche climatiche, avendo l'effetto di aumentare il costo dell'energia, aumentano la povertá e rallentano o impediscono lo sviluppo".
Per Stagnaro, inoltre, "non c'è nulla di più offensivo, nei confronti dei poveri del mondo, dei meeting annuali delle Nazioni Unite, un'autentica burocrazia viaggiante che si incontra periodicamente in alberghi lussuosi con l'unico scopo di fissare la data del meeting successivo".
Sì, però, ce lo lasci dire, caro Stagnaro, non è che questo indetto dai pauperisti di Santa Romana Chiesa sulla conservazione del "Creato" sia un convegno più utile di quelli delle Nazioni Unite. Anzi...

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