28 agosto 2007

 

L’Italia coperta per un terzo da macchia, boschi e foreste, ha scoperto il primo inventario nazionale.

Bosco di faggi giovani (picc) ALBERI SPONTANEI IN ITALIA

LA RIVINCITA DELLE FORESTE

Una smentita delle tante notizie catastrofiche sulla "fine della natura" viene paradossalmente proprio dall'incuria dell'uomo, in un campo almeno "provvidenziale"; quello delle foreste. Il vero verde, cioè quello dei boschi e delle piante selvatiche, sta riguadagnando terreno e si estende sempre di più. Aumenta, anziché diminuire, il polmone verde dell'uomo.

di NICO VALERIO, Scienza 2000, giugno 1987

C’è un «bosco sommerso» che fa la Penisola più verde di quanto immaginavamo. Dopo i discussi anni '60 del «boom economico», con la diffusione selvaggia ai giorni nostri di capannoni e fabbrichette nell'Italia del «terziario» avanzato e dei nuovi imprenditori, chi crederebbe che le aree boscose e forestali dei Bel Paese stanno aumentando? Quasi nessuno. Eppure, mentre le grandi fustaie a faggeta e castagno, ad abete bianco e pino mugo, corrono qualche rischio locale a causa dell'azione distruttiva di speculatori edilizi, comunità montane, consorzi turistici, enti sportivi, comuni, province e soprattutto regioni, il caotico e inestricabile bosco ceduo, gli arbusteti e la macchia mediterranea, le vegetazioni riparie e rupestri, e anche i grandi boschi misti delle pendici montane dell'Appennino e delle Alpi, vanno sempre più maturando e accrescendo la loro estensione. I boschi ora sono il 28,80 per cento della superficie nazionale, quasi un terzo dell'Italia. Che cosa è successo?

Senza che ce ne accorgessimo, mentre lamentavamo l'insensata distruzione di alcuni tra gli esemplari più belli e imponenti di faggi e abeti, la foresta minore, più giovane e più povera, si andava accrescendo, favorita anche dall'abbandono delle campagne e dall'urbanesimo. L'ultima rilevazione statistica, condotta dal Corpo Forestale dello Stato, offre dati più confortanti e forse inattesi: 6 milioni e mezzo di ettari di foreste (2 milioni e mezzo a fustaia e 3 milioni e 800 mila a bosco ceduo) più oltre 2 milioni di ettari di formazioni forestali minori. E' aumentata, dal 1950 ad oggi, la superficie forestale italiana di 900 mila ettari, senza contare le formazioni minori; ma è aumentata anche ‑ di 30 milioni di metri cubi ‑ la massa legnosa presente, segno di un invecchiamento e rafforzamento degli alberi che può esser spiegato con il calo verticale della produzione di legna da ardere e di carbone di legna, col minore impiego in falegnameria ordinaria e anche con l'aumento dei divieti protezionistici.

«La cultura, ponendo piede nei paesi, sradica le selve e, giunta all'apice, torna a crearne a ben coltivarle», scriveva nel 1847 l'Istituto Lombardo di Storia, Lettere e Arti. E' per questo, forse, che il primo Inventario Forestale Nazionale (costato tre miliardi e mezzo, circa 400 lire per ettaro di foresta), pubblicato proprio quest'anno, lascia ben sperare in un ravvedimento della cultura di massa. Ormai sufficientemente ricca, quinta potenza economica del mondo, l'Italia lascia dietro di sé i tempi bui in cui doveva bestialmente contendere la vita e lo spazio con la quercia e il faggio per nutrirsi, per riscaldarsi e per dotarsi di utensili, e sembra oggi più magnanimamente ben disposta verso quelle foreste da cui trae ossigeno, filtro e barriera contro gli inquinamenti, ma anche ristoro per la vista e per lo spirito.

Per la prima volta, dopo 125 anni dalla costituzione dello Stato unitario, l'Italia censisce in maniera rigorosamente scientifica, sistematica e completa le proprie risorse forestali, anche se – ha obiettato qualche naturalista ‑ il criterio usato per l'indagine sembra essere una maglia troppo larga e venata di ottimismo ministeriale. Per avere rilevanza inventariale, infatti, una superficie boscata doveva essere estesa almeno un quinto di ettaro (2000 metri quadrati), larga più di 20 m e doveva dare vita a una copertura almeno pari al 20 per cento. Nei punti di bosco dove il soprassuolo aveva altezza media superiore a 5m sono state effettuate «aree di saggio» di 600 metri quadrati, in cui sono state rilevate e misurate tutte le piante di diametro superiore a 2,5 cm. E' accaduto quindi che garighe, roveti misti a residui di foresta, macchia bassa ed altre superfici verdi secondarie, abbiano avuto maggior peso statistico che in passato. Ma, anche senza considerare queste pseudoforeste, è indubbio che il panorama svelato dall'indagine è della massima importanza.

Quante di queste foreste sono vincolate? La Legge Galasso (L. 8 agosto 1985, n.431) che ha sottoposto tutti i boschi al vincolo paesaggistico previsto dalla legge 29 giugno 1939 n.1497, è anteriore alle rilevazioni. La maggior parte dei boschi era sottoposta al vincolo idrogeologico (89 per cento), il 5 per cento era sottoposto ad altri vincoli, e soltanto il 6 per cento non era vincolato affatto, Altri dati curiosi emergono dalla singolare inchiesta.

Per esempio, non è vero che gran parte del verde d'alto fusto sia in montagna. Le foreste italiane sono situate per il 35 per cento della superficie da 0 a 500 m, per il 37 per cento da 501 a 1000 m, per il 18 per cento da 1001 a 1500 m e per il 10 per cento oltre i 1500 m. Le conifere, ben più popolari tra il largo pubblico, sono in realtà solo il 16 per cento, le latifoglie l'80 per cento e quelle miste sono il 4 per cento. Tra le prime la specie più diffusa è l'abete rosso; tra le seconde il faggio.

Ogni italiano, può essere consolante apprendere, ha a disposizione qualcosa come 350 alberi spontanei. L'intero patrimonio forestale è di circa 20 miliardi di grandi piante (14 miliardi di alberi nei boschi con altezza media superiore a 5 m, 6 miliardi tra piante dei cedui o delle fustaie inferiori ai 5 m e macchia mediterranea). Qualcuno si è anche divertito a calcolare l'intera massa legnosa sospesa sulle nostre teste: 1 miliardo di metri cubi. Non molto, trattandosi nel 40 per cento dei casi di alberi di modeste dimensioni. Rispetto alla superficie forestale mondiale (1/3 delle terre emerse), la nostra superficie forestale rappresenta 1/500, mentre la nostra massa fruttante è 1/225 della massa forestale fruttante mondiale, con valori vicini a quelli europei.

Se un ettaro di bosco produce ogni giorno 4 metri cubici di ossigeno, le nostre foreste danno quotidianamente, nella stagione vegetativa, 34,7 milioni di metri cubici di ossigeno. Senza tener conto di erbe, cespugli, licheni, ecc., solo per produrre il legno necessario alle foreste, ogni anno sono consumati in Italia 25 miliardi di metri cubici di anidride carbonica. Per avere un'idea dell'estensione della superficie interessata alla funzione clorofilliana, si immagini un ideale «pannello clorofilliano» di 86,7 milioni di ettari, cioè ad un quadrato con 930 km di lato, pari ad una superficie attiva del plastidio (cloroplasto) 200 volte maggiore, secondo il rapporto riscontrato sulle foglie di faggio. Dal punto di vista strettamente ecologico, si calcola che nelle nostre foreste la biomassa costituita dagli animali invertebrati presenti nel suolo (insetti, larve, acari, lombrichi, nematodi, ecc) può raggiungere una tonnellata per ettaro, di cui 600 kg di lombrichi, e quella degli invertebrati presenti nel soprassuolo è dell'ordine dei quintale per ettaro. La biomassa costituita da erbe, arbusti, apparati radicali, funghi, lettiera, è dell'ordine di decine di tonnellate per ettaro. A tutto questo capitale biologico va aggiunta la fauna selvatica costituita da roditori, piccoli mammiferi, insettivori (almeno 5 kg per ettaro), medi e grandi mammiferi come cinghiale, cervo, capriolo, lepre, ecc (almeno 3 kg), uccelli (almeno 1,3 kg per ettaro),

E le «piogge acide»? qual è il danno effettivo delle foreste italiane? L'indagine sembra smentire le voci pessimistiche. Da alcune anticipazioni su dati rilevati negli anni 1985 e 1986 risulta che soltanto il 5-7 per cento della superficie forestale ne è stato colpito. Uno dei valori più bassi d'Europa. Dati meno confortanti su altre due piaghe dei nostri boschi: gli scarichi e le cave scoperte abbandonate. I primi assommano a 5200, le seconde sono 6000 (senza calcolare le regioni a statuto speciale). E' infine in preparazione il censimento degli alberi monumentali e storici, 7000 alberi antichissimi o straordinariamente imponenti, di cui 300 di notevole valore, che sono stati tutti fotografati e misurati.


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