04 ottobre 2006
Ecologia liberale? Certo, o è liberale o non è. Non vuol dire moderata, ma che segue libertà e scienza.
L’ecologia può essere liberale? Sarebbe meglio chiedersi, invece, se l’ecologia possa continuare ad essere illiberale, o antiliberale. Ma l'ecologia è una scienza, non dimentichiamolo. Severa e poco accomodante come tutte le scienze. E come tale, mal si presta ad essere utilizzata dalla politica, che è mediazione, ricerca di accordo tra tesi opposte.
Piuttosto, è l'ecologismo, il movimento politico che all’ecologia si ispira, che deve tornare ad essere il più possibile razionale, e quindi liberale. Dopotutto, le leggi della natura e le libertà dell'uomo sono entrambe fondate sul concetto di "limite", e perciò in fin dei conti sulla ragione.
Ecco perché "l’ecologia" (chiamiamola per brevità così) deve essere la più neutrale possibile, e deve servire ad accrescere non solo le nostre conoscenze, ma anche le nostre libertà, in accordo con l’ambiente, le altre specie e gli altri uomini, insomma la nostra felicità. Ben altro che un'arma impropria con cui fare lotta politica contro gli avversari di classe, contro l'Occidente, come finora è stato per colpa di una certa Sinistra.
Ma neanche può essere il suo uguale e contrario, cioè finta e moderata, un arnese di facciata che non difende né natura, né animali, né uomo, come vorrebbe la Destra, che ora, dopo esser stata per un secolo anti-liberale o poco liberale, usa all’improvviso il pretesto del liberismo e del mercato (ecologia “liberale”!) per ornarsi d'un bell'aggettivo e svendere l’ambiente agli speculatori, agli amici industriali, ai cacciatori, con la scusa che sono "privati" e che non se ne può più dello statalismo.
Ma la Storia ha dimostrato che in Italia i privati non sono sempre migliori dello Stato, anzi, talvolta nell’economia e quasi sempre nell’ambiente sono stati un problema.
L'ecologia sia davvero liberale, allora. Anzi, a ben guardare, o è liberale o non è.
E non perché, resa così affidabile, potrebbe per errore apparire più blanda rispetto alle petizioni ideologiche di principio di cui è stata abusivamente messa al servizio. Anzi, talvolta potrebbe essere più severa. Come non può essere "estremistica", così non può essere "moderata".
E neanche è liberale perché si dovrebbe affidare per ideologia sempre al mercato o alla proprietà. Che qualche volta, in casi marginali, serviranno, non neghiamo, ma che più spesso sono inadatti ad assicurare la conservazione di quei beni, molti dei quali tipicamente fuori mercato, che sono per definizione i beni naturali e le bellezze del paesaggio, che appartengono a tutti, e spesso sono rari, unici, troppo vasti, immateriali, troppo costosi ma senza prezzo. Insomma, non è facile neanche trovare dei privati – a meno che non siano generosi mercanti appassionati della Natura – in grado o che accettino di gestire la particolarissima qualità dei beni paesaggistici e ambientali.
L’ecologia è liberale anche, staremmo per dire innanzitutto, perché è e deve apparire obiettiva e super partes. Né di Sinistra, né di Destra, né progressista, né conservatrice. Avendo in sé tutte queste tendenze. Anzi, non deve essere neanche politica (nel senso di partitica, perché ogni cosa sociale attiene alla polis). Ecco un paradossale, consapevole ossimoro liberale. Deve essere neutra. Come la scienza di cui fa parte.
Perché la Natura, come le libertà, richiede dei limiti. Infatti, le libertà e i limiti propri della natura sono una magnifica metafora delle libertà del liberalismo: anche qui, come nell’ambiente naturale, le libertà trovano ostacoli e limiti (tante altre libertà) che ne riducono l’ampiezza, estendendo però il godimento a tutti i cittadini.
Perché solo nelle società liberali in cui tutti rispettano diritti e doveri (vedi le grandi democrazie liberali anglosassoni, dove – guarda caso – ecologia ed ecologismo sono nati) è possibile rispettare le piante, gli animali, la natura, l'ambiente, il paesaggio.
Perché liberali sono stati storicamente i primi promotori dell’ambiente, i primi ecologi e perfino i primi ecologisti. Perché natura e ambiente, ora che li si studia dal punto di vista giuridico, stanno dando corpo a nuovi diritti di libertà e a nuovi doveri.
Perché si deve basare sulla responsabilità e l’educazione del cittadino prima ancora che sulla giusta coazione da parte dello Stato.
Perché, insomma, deve essere innanzitutto un modo comune di pensare, una mentalità diffusa, e poi un obbligo di legge.
Perché natura e ambiente configurano veri e propri diritti di libertà, individuali e collettivi, come hanno teorizzato i giuristi in centinaia di studi e come hanno statuito molte leggi in tutto l’Occidente.
E perché, infine, ovviamente, fuori da un corretto rapporto con la natura non potrebbe esplicarsi neanche il primo dei diritti assoluti, la libertà stessa di vivere.
Che perciò, a ben vedere, è sempre la libertà di vivere "secondo natura". Anche se per natura si volesse intendere riduttivamente la sola natura dell’uomo.
L’ecologia, insomma, non può che essere liberale.
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Una sintesi di questo articolo appare come Manifesto di riferimento della “Ecologia Liberale” sulla colonnina laterale.
AGGIORNATO IL 21 NOVEMBRE 2014.
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Saludos desde Argentina!!!
Da scrittore e divulgatore scientifico (ho dovuto anch'io, nei miei libri, popolarizzare con enfasi radicale certi temi), un motivo in più per apprezzarli. Nessuno come loro sa mettere tanta sensata, liberale, in fondo "moderata" determinazione (gli estremisti sono i reazionari anti-scienza, altroché), limitandosi al corretto uso della scienza.
Per questo, dedico con gratitudine questo piccolo primo abbozzo di Manifesto dell'ecologia liberale a Marco Pannella, il più geniale politico italiano, il "protestante" che ha insegnato a me e a tanti altri a coniugare la Ragione con la passione, la critica politica con la severità implacabile verso se stessi.
Anche se non capì appieno nel 1975 il potenziale innovativo della Lega Naturista, primo club ecologista italiano, nato in casa radicale.
Forse per colpa mia: erano altri tempi, l'ignoranza di queste cose era universale in Italia, e così fui costretto a fare prima la divulgazione scientifica e poi la politica.
Ma Pannella è sempre stato aperto a qualsiasi idea nuova, con la tipica elasticità e mobilità "giovanile" che lo caratterizza, ancor oggi.
In questo siamo simili.
Ripeto, fu da parte sua un errore veniale, sicuramente favorito dal mio esagerato spirito d'indipendenza e dalla mia inesperienza politica di giovane liberale venuto fresco fresco da via Frattina, seguendo un po' timoroso il liberale Mauro Mellini.
E in fin dei conti, "quamquam dormitat Homerus"...
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