17 giugno 2011

 

Rifkin risponde ai filo-nuclearisti: “E le scorie? Il nucleare è finito: anti-economico e non risolutivo”.

Non solo il disastro di Fukushima, che ha seminato il panico proprio per la competenza tecnologica e la previdenza di un Paese progredito come il Giappone, già colpito in passato dalla tragedia atomica. Ora anche l’esito vittorioso del referendum anti-nucleare in Italia, con oltre il 57 per cento di cittadini votanti, tra i quali il 95 per cento di sì, un evento elettorale-politico unico al Mondo, che ha fatto rumore nell’ambiente dell’energia e perfino nelle Borse. Insomma, sembra che davvero sia caduta una pesante pietra tombale sugli sviluppi ulteriori dell’energia nucleare, almeno allo stato delle attuali tecnologie.

Ma non ci illudiamo che politici e affaristi si siano messi davvero l’anima in pace. Erano proprio gli altissimi costi delle centrali, con tutto il probabile vorticoso giro di percentuali, parcelle e “mazzette”, insomma un vero e proprio “moto perpetuo” di corruzione (l’unica energia prodotta da una centrale nucleare negli oltre 10 anni che intercorrono tra la decisione di costruirla e la data dell’inaugurazione…), ad attirare così tanti accalorati sostenitori tra avvocati e commercialisti, laureati in scienze politiche e insegnanti, ragionieri e geometri, ovvero le specializzazioni più comuni tra i politici di professione.

Sarebbe grave, però, se anche la ricerca ne fosse toccata. Poiché crediamo nella scienza e nel progresso della tecnologia, siamo con Margherita Hack nel dire che non ci piacerebbe affatto che a tirare i remi in barca fossero, invece, i soli scienziati, ai quali spetta il compito – se possibile – di inventare finalmente sistemi diversi e molto più sicuri di produzione di energia nucleare, che eliminino anche il problema della collocazione delle scorie radioattive per migliaia di anni. Fantascienza? Non lo crediamo. La storia della scienza ci ha abituato ad accelerazioni sorprendenti negli ultimi decenni.

Nel frattempo, però, con questi costi pazzeschi, con questi lunghissimi tempi di costruzione e avviamento, con questa obsolescenza rapidissima (dopo Fukushima, appunto) e con questi incidenti, rari ma vissuti come apocalittici ogni volta che si verificano, tanto più in un Paese in cui illegalità, corruzione e faciloneria rendono insicure perfino costruzioni modeste in caso di modesti terremoti (v. la Casa dello Studente all’Aquila), troviamo giusto, logico e razionale il voto “emotivo” espresso dagli Italiani. Perché, esiste forse un voto non emotivo?

Intanto, vogliamo ospitare il parere dato in un’intervista, ben prima del referendum italiano, dal celebre economista e ambientalista Jeremy Rifkin, docente universitario e presidente della Fondazione per le Tendenze Economiche, che nel montaggio del breve filmato sembra rispondere al presidente francese Sarkozy, fautore delle centrali nucleari, per niente scalfito dalla tragedia di Fukushima. E ai nuclearisti che chiedono polemicamente “di che cosa è esperto Rifkin” per poter parlare di centrali nucleari, come se solo i fisici o gli ingegneri nucleari fossero abilitati a farlo, si può rispondere: e allora, ancor meno possono parlare politici incompetenti su tutto, come Sarkozy. E ad ogni modo, come sarebbe impensabile che i generali potessero decidere se fare una guerra o no, così sarebbe grave che i fisici nucleari potessero decidere di costruire centrali nucleari a volontà. Sono scelte politiche, è vero, ma che travalicano le opinioni personali dei singoli politici e, per le conseguenze che possono avere queste decisioni, devono essere demandate ai cittadini.

Il nucleare è ormai finito, sepolto, dice in sostanza Rifkin nell’intervista, perché troppo costoso e pericoloso. Ma, comunque, il problema vero – aggiunge – è che di fatto si rivela energeticamente ininfluente. L’energia prodotta dalle centrali nucleari in tutto il Mondo è poca, pochissima.

La trascrizione schematica della prima parte del video di Rifkin è questa:

“L’energia nucleare si era fermata durante 25 anni, dopo le catastrofi di Three Mile Island e Chernobil. Poi ha avuto una rinascita di interesse a causa del problema del cambiamento climatico. Noi siamo la soluzione – dicevano i nuclearisti – noi siamo ecologici, non emettiamo CO2, la tecnologia nucleare “è pulita”. Ma vi dirò quale è la ragione commerciale per cui l’energia nucleare non serve più a nulla. Non tornerà mai. E’ morta e sepolta. Alcuni vorranno ancora dibattere sul lato ideologico. Ma io presiedo un gruppo di 120 società le più importanti del mondo, di informatica, logistica, trasporti, energia, costruzioni. Le nostre società sanno che il nucleare è terminato. Ecco i primi argomenti elencati dall’interessantissima intervista di Rifkin:

1. Oggi esistono nel mondo 443 centrali nucleari, e sono ormai tutte vecchie. Danno soltanto il 6% dell’energia prodotta, mentre secondo il gruppo di esperti del cambiamento climatico dell’ONU dovrebbero dare almeno il 20% dell’energia, per avere un minimo impatto sul cambiamento del clima. Il che è irrazionale per la rinascita di quel settore. Cioè dovremmo rimpiazzare le vecchie 443 e costruire in più 1000 nuove centrali, e dunque avere 1500 nuove ed efficienti nei prossimi 25 anni. Miliardi e miliardi di dollari. Qualcuno pensa che tutto ciò sia possibile?
2. Non sappiamo ancora che cosa fare dei rifiuti nucleari. Sono 60 anni che si usa questa tecnologia, e da 60 anni l’industria nucleare dichiara che troverà un mezzo per stoccare le scorie. Non si sa tuttora che cosa farne. Nel mio Paese [USA, ndr] si spendono 8 miliardi di dollari di tasse e 18 anni per costruire una caverna dentro la montagna Yucca per le scorie nucleari, che saranno senza pericolo tra 10 mila anni. Ma ecco il problema, terminato di costruire la grotta e prima ancora di metterci i rifiuti, si sono avuti problemi di fondamenta, perché la Terra è in movimento a causa delle placche tettoniche, insomma, non questi rifiuti non li possiamo immagazzinare da nessuna parte. Quando Fukushima è scoppiata so che la Francia non ha neanche parlato della tragedia. La cosa dava fastidio, i giornali si sono censurati

3. In quanto all’uranio….” Be’ il resto lo trovate nel video dell’intervista.

AGGIORNATO IL 26 MARZO 2015

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11 giugno 2011

 

Premio Nobel Rubbia: "Nucleare? No, costa troppo: meglio geotermia e gas"

Anche l’Italia ha avuto lo tsunami, non lo ricorda mai nessuno. Ed ha causato, con un disastroso terremoto, ben 100 mila morti a Messina e Reggio Calabria (1908). Un secolo dopo, il recente terremoto dell’Aquila, pur di grado modesto, ha tuttavia distrutto tante case antiche e fatto non pochi morti, rivelando errori di progettazione ed esecuzione perfino in palazzi nuovi, crollati anch’essi, e una disorganizzazione e corruzione amministrativa ancora più preoccupanti dello stesso evento sismico.

Figuriamoci se l’Italia, questa Italia, può permettersi delle centrali nucleari. E il fatto che sia circondata da centrali nucleari nei Paesi confinanti, a cui paghiamo l’energia importata, non è una buona argomentazione per costruire anche noi impianti nucleari. Intanto la catena delle Alpi è una buona protezione in caso di eventi castastrofici, e poi le somme spese oggi per l’elettricità importata – una parte è addirittura rivenduta con guadagno - sono nulla rispetto a quelle che dovremmo investire, senza alcuna speranza di ammortizzarle mai, per centrali sul nostro territorio. La costruzione durerebbe oltre 10 anni e la loro vita media, specie dopo la tragedia di Fukushima che ha accoprciato la vita di tutte le centrali, sarebbe di 10 anni, tutt’al più. Quindi sarebbero costosissime: una vera pazzia economica e ambientale.

Lo hanno capito anche gli scienziati. Alla vigilia del referendum sull'atomo in Italia, il premio Nobel 1984 per la fisica, Carlo Rubbia, ha concesso una intervista ad Antonio Cianciullo sulla Repubblica di oggi. "Guai a ignorare la lezione di Fukushima", ha detto Rubbia. Piuttosto, utilizziamo la tanta energia che abbiamo nel sottosuolo italiano, e dalla combinazione di gas ed energia geotermica potremmo trarre grandi vantaggi. Per esempio, ha aggiunto, dal sottosuolo di Lazio, Toscana e Campania potremmo ricavare con opportune tecnologie un potenziale energetico pari a ben quattro centrali atomiche. Se poi, aggiungiamo noi, ci mettiamo anche la razionalizzazione di distribuzione e consumi, a parità di stile di vita, otterremmo risparmi pari fino al 30% complessivo (proiezione ENEA), che sarebbe come ritrovarsi in casa svariate centrali atomiche gratuite e senza i rischi. NICO VALERIO

Ecco l’intervista di Rubbia alla Repubblica:

"Fukushima ha rappresentato una grande sorpresa perché ha evidenziato uno scollamento tra le previsioni e i fatti. È stata una lezione ed è pericoloso non imparare dalle lezioni. Soprattutto per un paese come l'Italia che con il Giappone ha molti problemi in comune: non solo la sismicità ma anche gli tsunami prodotti da un terremoto, come l'onda gigante che ha distrutto Messina nel 1908. È ragionevole fare una centrale atomica in Sicilia?".
Carlo Rubbia, il Nobel che in Italia ha inventato il progetto pilota per il solare termodinamico, osserva il panorama energetico a tre mesi dall'inizio di un incidente nucleare che non si è ancora concluso.

Dopo Fukushima tutto il mondo s'interroga sul futuro del nucleare e paesi come la Germania e la Svizzera hanno deciso di uscire dal club dell'atomo. Il governo italiano invece vuole rientrare. Le sembra una buona scelta?

"Non si può rispondere con un sì o con un no. Bisogna esaminare i problemi partendo da una domanda fondamentale: quanti soldi ci vogliono e chi li mette. Si dice che una centrale nucleare costa 4-5 miliardi di euro. Ma senza calcolare gli oneri a monte e a valle, cioè le spese necessarie per l'arricchimento del combustibile e per la creazione di un deposito geologico per le scorie radioattive come quello che gli americani hanno cercato di fare, senza riuscirci ma spendendo 7 miliardi di dollari, a Yucca Mountain".

Insomma quanto costerebbe il piano italiano che punta ad arrivare al 25 per cento di elettricità dall'atomo?

"Per raggiungere un obiettivo del genere, e o si raggiunge un obiettivo del genere oppure è inutile cominciare perché si hanno solo i problemi senza i vantaggi, serviranno una ventina di centrali e quindi possiamo immaginare un costo diretto che si aggira sui 100 miliardi di euro. Il punto, come dicevo, è chi li mette sul tavolo".

In tutto il mondo i capitali privati tendono a tenersi lontani dal nucleare, li spaventa il rischio.

"Proprio così. Nei paesi che hanno scommesso sull'energia nucleare questa scelta è stata finanziata, in un modo o nell'altro, dallo Stato, spesso perché lo Stato era impegnato nella costruzione di bombe atomiche. Per questo le centrali francesi sono costate tre volte meno di quelle tedesche: buona parte degli investimenti strutturali erano a carico della force de frappe. Ora se in Italia ci sono - e sarebbe una novità - privati interessati a investire in questo settore, bene: si facciano avanti. Altrimenti bisogna dire con onestà che i soldi vanno presi dalle tasse".

La Germania ha deciso di chiudere le centrali nucleari perché considera più conveniente investire nelle fonti rinnovabili. Condivide il giudizio?

"Io ho parlato a lungo proprio con le persone che hanno preso questa decisione. È stato un passo importante perché il futuro è lì, ma bisogna tener presenti i tempi dell'operazione: le fonti rinnovabili per esprimere a pieno il loro potenziale, arrivando a sottrarre quote importanti ai combustibili fossili, hanno bisogno ancora di 10-15 anni. Quindi bisogna pensare a una transizione".

Per questo il centrodestra italiano parla di nucleare.

"Non diciamo sciocchezze, una centrale nucleare approvata oggi sarebbe pronta tra 10-15 anni, alla fine del periodo di transizione. Noi abbiamo bisogno di impianti con un basso impatto ambientale e tempi di costruzione rapidi. Penso a un mix in cui l'aumento di efficienza gioca un ruolo importante, sole e vento crescono e c'è spazio per due fonti che possono produrre subito a costi bassi".

Quali?

"Innanzitutto il gas, che è arrivato al 60 per cento di efficienza e produce una quantità di anidride carbonica due volte e mezza più bassa di quella del carbone: il chilowattora costa poco e le centrali si realizzano in tre anni. E poi c'è la geotermia che nel mondo già oggi dà un contributo pari a 5 centrali nucleari. L'Italia ha una potenzialità straordinaria nella zona compresa tra Toscana, Lazio e Campania, e la sfrutta in maniera molto parziale: si può fare di più a prezzi molto convenienti. Solo dal potenziale geotermico compreso in quest'area si può ottenere l'energia fornita dalle 4 centrali nucleari previste come primo step del piano nucleare. Subito e senza rischi".

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10 giugno 2011

 

Vacca: «Incompetenti! Perché perfino chi vuole il nucleare ora deve votare sì»

Vacca in tv Vota sì, contro il programma nucleare del Governo, contro le centrali a go-go decise da personaggi inaffidabili, l'eccentrico guru dei tecnologi e futurologi italiani, uno dei miei personaggi preferiti, uno scienziato e divulgatore che ha idee proprie e competenza, a differenza di certi divulgatori da tv, pompati, insulsi e seriosi, e forse solo per questo famosissimi. In fondo, penso sempre guardandoli sullo schermo, questi Montanelli della scienza casalinga, basta non ridere mai o portare gli occhiali, parlare in modo pacato ed incerto, e soprattutto avere dietro un’intera redazione di esperti che fa il lavoro per te, ed ecco che sei preso per “serio” dalla casalinga e dal pensionato, o “attendibile” dai giornalisti.
Grande ing.Vacca, alla sua età - oltre 80 - sempre brillante, fuori schema, sorprendente. Ero sicuro, conoscendolo come nuclearista, e politicamente non certo di Sinistra, che al referendum abrogativo contro la legge che dà carta bianca al Governo di varare con suo comodo un piano energetico e nucleare, avrebbe votato no. E invece scopro che vota sì.
E leggete con quali ficcanti argomentazioni risponde all'appello dell’amico Chicco Testa ai nuclearisti! Perché – dice in sostanza - questa legge e questi incompetenti al Governo sono pericolosi, non possono occuparsi di questioni delicate come scienza (dopo aver tagliato le spese per la ricerca) e centrali nucleari, loro che non sanno neppure gestire un modesto terremoto all’Aquila o i rifiuti di Napoli. E vanno spazzati via. Detto, si badi, da un nuclearista... Ecco la sua intervista apparsa oggi sull’Unità (NV).

“È insensato essere pro o contro il nucleare, come lo è essere pro o contro le auto: ottime quelle moderne, mantenute bene, non i ruderi sbidonati. Il nucleare non esiste. Va bene quello modulare a sicurezza intrinseca, non quelli di Chernobyl o Fukushima. Il primo non potrebbe certo esser realizzato in base alla legge 75/2011 del 26/5/2011: un minestrone generico (nelle ultime 3 righe cambia anche il proprio titolo). Parla anche di stampa, tv, Servizio Sanitario in Abruzzo, trattamento scorie radioattive. Stabilisce: «entro un anno il Consiglio dei Ministri adotterà strategie energetiche nazionali, diversificando fra fonti energetiche». Cioè: carta bianca all’attuale governo (che ha dimostrato incompetenza e priorità distorte in tanti settori) per ricorrere a nucleare o qualsiasi altra fonte.
Se il Referendum del 12 e 13 Giugno non raggiungesse il quorum, ci porteremmo dietro per 5 anni questa legge vaga, aperta a improvvisazioni avventate. Ho ricevuto da Chicco Testa un “Appello di intellettuali e scienziati per non chiudere definitivamente l’opzione nucleare in Italia”: invita a disertare le urne, così senza quorum il referendum si annullerebbe. Hanno aderito colti amici fra cui fisici ed esperti. Penso che abbiano fatto male.
Il testo dice: “la vittoria del Si provocherebbe una censura preventiva che impedirebbe agli italiani di essere informati sull’evoluzione del nucleare e … indebolirebbe il ruolo dell’Italia nella discussione internazionale. È, invece, importante che il nostro paese abbia voce in capitolo per stabilire i requisiti di sicurezza da imporre alle decine di centrali alle nostre frontiere.” Non è vero. Cancellare articoli della legge 75 bloccherà iniziative avventate del governo: non l’informazione. Questa è stata bloccata, invece, dai tagli che il Governo ha praticato a ricerca e risorse della scuola. La confusa legge 75, poi, non darebbe voce in capitolo all’Italia per stabilire norme internazionali.
Dunque non aderisco a quell’appello. Disapprovo l’astensione: conserverebbe la legge confusa del 26/5, chiudendo la strada a decisioni sensate. È bene che l’energia nucleare sia prodotta e sottoposta al controllo della società. Per farlo è vitale che il pubblico sappia di più e capisca i problemi. Voterò Sì: eliminata la Legge 75, faremo bene, poi, a diffondere conoscenza, fare ricerca, progettare e realizzare soluzioni energetiche anche nucleari, sicure e condivise.
Taluno dice: “Il nucleare è troppo rischioso: ha prodotto un disastro perfino in Giappone - che usa tecnologia alta ed eccellente. Figurarsi che accadrebbe in Italia col nostro pressappochismo.” Ma anche il Giappone è inaffidabile. Perfino la rete elettrica è suddivisa in due, nelle regioni orientali a 50 Hertz, nelle regioni occidentali a 60 Hertz. Le due reti, incompatibili, hanno dimensioni simili. Le centrali dell'Ovest, non coinvolte nel recente disastro, non possono alimentare l'Est. Inoltre anche Fukushima non è stata modernizzata per 40 anni. Il Kaizen (= miglioramento continuo) giapponese è un mito. Pratichiamolo noi: ma sul serio.
La sicurezza deve essere intrinseca: gli interventi di raffreddamento non vanno affidati a circuiti di controllo che fanno partire motori (sempre vulnerabili), ma a fenomeni naturali (dilatazione di metalli, forza di gravità). Piccoli reattori nucleari a sicurezza intrinseca sono stati progettati anche a Roma. L’eccellenza della qualità non può essere solo vantata: va progettata, realizzata e controllata. Le opzioni sono tante. Fra queste anche il ricorso ai più sicuri reattori di quarta generazione ad alta temperatura raffreddati a gas. Per prendere queste decisioni complesse bisogna studiare e capire, non ripetere slogan pro e contro”. ROBERTO VACCA

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07 giugno 2011

 

La ricetta Hack: no centrali, sì ricerca sul nucleare, molte rinnovabili e risparmio

hackSiamo perfettamente d’accordo con Margherita Hack: "Non è necessario né economico puntare sulla costruzione di centrali nucleari in Italia, ma la ricerca in questo campo va continuata. E' preferibile sviluppare al massimo la ricerca sulle rinnovabili e migliorare l’attenzione al risparmio energetico". Con un articolo scritto per MicroMega, che riportiamo qui di seguito, la Hack precisa il suo pensiero sulle scelte energetiche che attendono l’Italia nei prossimi anni.
Nel frattempo la Corte di Cassazione ha confermato il referendum del 12 e 13 giugno, anche dopo la legge governativa che faceva macchina indietro sul programma nucleare al puro scopo di evitare il voto popolare, restituendo così ai cittadini il diritto di manifestare la propria volontà sul futuro ambientale ed energetico del Paese.
La astrofisica Margherita Hack, progressista, ambientalista e vegetariana, certamente la scienziata più amata e seguita in Italia, insieme con Umberto Veronesi, non ha mai nascosto il suo parere favorevole al nucleare. E tuttavia, a nessuno, neanche agli ecologisti più ultras, è mai passato per la testa di contestarla. Anzi resta sempre un emblema, un personaggio carismatico. Tale è il rispetto che si ha per lei, per la sua personalità, la sua schiettezza, la sua onestà intellettuale. “Il referendum sul nucleare va fatto. Si deve rispettare la volontà del popolo – ha  dichiarato la Hack – Non sono d’accordo sull’apertura in Italia di nuovi siti, ma sono fermamente convinta che la ricerca sul nucleare debba in ogni caso continuare”. Intendendo evidentemente per ricerca quella che si indirizzi in un futuro ad un nucleare meno rischioso, magari con nuove tecnologie e combustibili. “Il nucleare oggi in Italia non è necessario – aveva continuato – ma  non si deve interrompere la ricerca. In futuro, l’energia sarà  necessaria quindi non si può rimanere indietro. E’ paradossale che Carlo Rubbia sulla ricerca nucleare sia costretto a lavorare in Spagna. Si deve lavorare e insistere sulla fusione e cercare un combustibile nucleare che abbia una vita più breve di quella dell’uranio, con scorie che durino meno. Non serve aprire impianti, ma continuare a fare ricerca, anche sulle rinnovabili, è fondamentale”. Ma torniamo all’articolo che Margherita Hack ha scritto per MicroMega. NICO VALERIO

“Sono molti coloro che mi conoscono per persona di sinistra e ambientalista che si meravigliano che mi sia dichiarata a favore dell’energia nucleare. Occorre quindi qualche chiarimento, in base ad argomenti razionali e non emotivi.

Prima di tutto l’energia non è né di destra né di sinistra. La richiesta di energia va continuamente crescendo, soprattutto da parte delle grandi economie emergenti: Cina, India, Brasile. Un intero continente come l’Africa sta ancora dormendo, ma anch’essa si sveglierà, grazie anche a quel potente fattore di globalizzazione che è Internet. Petrolio e metano vanno esaurendosi, il carbone, molto più abbondante, è anche fortemente inquinante. Bisogna evitare scelte emotive, in conseguenza di disastri come quello di Chernobil e ora del Giappone.

L’Italia è quasi completamente dipendente dall’estero per il suo approvvigionamento energetico; compriamo petrolio e metano dalla Libia, dall’Ucraina, energia nucleare dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Slovenia; siamo circondati da centrali nucleari dei paesi confinanti (59 in Francia, 5 in Svizzera,  una in Slovenia) e se un disastro succedesse a loro, noi ne avremmo gli stessi danni senza averne avuto i vantaggi.

Io credo che dovremmo comunque non interrompere la ricerca sul nucleare. Se tutte le volte che l’uomo ha scoperto una nuova applicazione della scienza, si fosse fermato al primo inci-dente, saremmo ancora all’età della pietra e non avremmo mai messo piede sulla Luna. Se dopo la scoperta del fuoco, lo si fosse abbandonato dopo il primo incendio della nostra foresta, saremmo ancora nel freddo e buio delle caverne, se dopo la caduta del primo aereo avessimo bloccato la ricerca, l’aviazione non sarebbe mai decollata. D’altra parte da tutti i fallimenti si impara e si progredisce.

La rinuncia al nucleare, decisa in seguito al referendum del 1987 secondo varie stime di e-sperti dell’Enel sarebbe costata all’Italia 120000 miliardi di lire. Inoltre il costo dell’energia elettrica, superiore del 40% a quello della media europea è una delle cause della perdita di competitività che ha colpito l’Italia dal 1990.

Certo che i disastri nucleari possono colpire gran parte del pianeta. Perciò, dato che si parla tanto del villaggio globale, il problema della sicurezza e in particolare quello delle scorie, andrebbe risolto in modo globale, con la collaborazione di tutti, anche se mi rendo conto che è un’utopia. Questo è stato tentato a livello europeo per quanto riguarda il grave problema dello smaltimento delle scorie. Così le centrali nucleari dovrebbero essere situate solo in regioni sicure dal punto di vista sismico e degli tsunami e disposte a vendere energia a basso costo ai paesi che per ragioni geofisiche non possono metterle sul loro suolo. E anche, aggiungerei, in paesi più seri del nostro, in cui anche smaltire la spazzatura di Napoli diventa un problema, e in cui sembra impossibile evitare infiltrazioni della criminalità organizzata.

Perciò ritengo che la ricerca deve continuare, anche sperimentando l‘impiego di combustibili nucleari che abbiano una vita media più corta dell’uranio, un campo in cui mi sembra sta lavorando uno dei maggiori esperti in campo mondiale, il premo nobel Carlo Rubbia; che la tecnologia nucleare sarà in futuro necessaria, ma prima è auspicabile che si faccia ricorso in modo molto più massiccio alle energie rinnovabili e si attui in modo molto più efficace il risparmio energetico.

Le fonti rinnovabili sono: 1) la solare, nelle applicazioni termiche (pannelli solari) e fotovol-taiche, già in uso ma ancora troppo poco diffuse, e termodinamica, ancora in fase sperimentale. Tutte andrebbero incentivate e soprattutto la ricerca sulla forma più efficiente, la termodinamica, che si sta sperimentando dal 2007 nella centrale di Priolo Gargallo (Siracusa) col progetto Archimede; 2) l’eolica, con il primo impianto del 1984. Si prevedeva di produrre per il 2000 una potenza eolica di 600 megawatt, mentre nel 2004 si era arrivati a produrre 5 megawatt, per le varie discussioni e tentennamenti di origine sia politica che tecnica. Con la politica degli incentivi si è ora arrivati con 10 anni di ritardo a produrre più di 500 megawatt, mentre l’eolico in Germania produce più di 16000 megawatt, 8000 la Spagna e 3000 la Danimarca. In Italia si assiste a continui frenamenti sia da parte dei difensori del paesaggio, sia per le lungaggini burocratiche; 3) la classica idroelettrica; 4) la geotermica; 5) quella da biomasse, biogas, rifiuti.

Tutte insieme le rinnovabili hanno fornito circa il 17% dell’energia prodotta in Italia nel 2008, ma il contributo del solare (nel paese del sole) è stato solo dello 0,06% e quello eolico dell’1,4 %, mentre la classica idroelettrica ha dato più del 12%. Gran parte di questi dati sono stati raccolti e pubblicati da Marzio Bellacci nel suo libro “Italia a lume di candela” (Edizioni L’asino d’oro, 2010).

Da tutti questi dati si può concludere che è necessario incrementare la ricerca e gli incentivi per il solare. Un dato positivo è rappresentato dal decreto interministeriale del 5 maggio scorso che prevede incentivi per gli impianti fotovoltaici che entrino in funzione dopo il 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016.

Un altro dato interessante è fornito da un articolo di Edo Ronchi, ex-ministro dell’ambiente, pubblicato il 24 giugno 2010 su Milano Finanza in cui mostra che in realtà il fabbisogno italiano di energia, grazie al risparmio energetico e ai miglioramenti dell’efficienza degli impianti, è diminuito nel 2009 rispetto al 2008 di 22 miliardi di chilowattore pari al 6,4%.

Tenuto conto dei prevedibili crescenti sviluppi delle centrali di energia rinnovabile, si può concludere che non è necessario né economico puntare sulla costruzione di centrali nucleari, e pur raccomandando di non abbandonare la ricerca in questo campo, sbaglio che fu fatto dopo il referendum e l’emotività dovuta all’incidente di Chernobil, è preferibile sviluppare al massimo la ricerca sulle rinnovabili, seguendo l’esempio della Germania, o addirittura della Svezia, che pur avendo tanto meno sole di noi, utilizzano molto di più l’energia solare ed eolica.

In conclusione: no alla costruzione di centrali nucleari oggi in Italia, ma sì alla ricerca sull’energia nucleare, senza demonizzarla, in previsione di un futuro, forse ancora lontano, in cui anche questa sarà necessaria, e dovremo imparare a dominarne i rischi; incentivare la ricerca e la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici, migliorare l’attenzione al risparmio energetico, sia con costruzioni ecologiche che riducano al minimo la necessità di riscaldamento d’inverno e condizionatori d’estate (proprio il contrario di quei grandi palazzoni tanto di moda, con le pareti di vetro, serre d’estate e frigoriferi d’inverno), sia con l’attuazione al 100% della raccolta differenziata dei rifiuti, un fine facilmente raggiungibile ma da cui siamo ancora molto lontani. MARGHERITA HACK

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