31 gennaio 2007

 

Cento, tra morti e feriti, per lo “sport” più inutile e odioso al mondo

Tra le tante assurdità umane c'è l'ottuso "passatempo" della caccia. Omaccioni grandi e grossi, attrezzati con le ultime tecnologie, fucili di precisione mod. Iraq (ma con il calcio di legno finemente intarsiato: roba da migliaia di euro), abiti para-militari mimetici per non essere visti tra il fogliame della foresta. Per uccidere chi? Animaletti di 20 grammi. Una sola, costosissima, cartuccia pesa di più.
Ridicolo? Se i cacciatori avessero il senso dell'humour si vergognerebbero di sé e dei colleghi. Ma uno che fa il cacciatore non ha né il senso dell'humour, né il senso del ridicolo: è una selezione naturale. Una selezione al peggio, s'intende.
Inutile evocare la letteratura, l'epopea della "caccia grossa", i grandi racconti di viaggio del passato, quando il cacciatore si doveva misurare almeno con un po' di rischio e, se non ad armi pari, il confronto con il grande animale, più forte e scaltro dell'uomo, dava all'animale numerose possibilità di fuggire o addirittura di uccidere l'uomo.
Ma con armi sofisticate, e senza più i grandi "animali feroci" di cui si è nutrita per decenni la sottocultura coloniale, rifugio velleitario del "vorrei ma non posso" di ometti viriloidi con la psicologia del "militare mancato", talvolta perché scartati alla visita di leva, la caccia è diventata un puro esercizio di ottusità.
Estinti i grandi mammiferi, come l'orso, quasi inesistenti i mammiferi selvatici di media taglia (oggi reintrodotti, spesso ad uso e consumo degli stessi cacciatori), si sono rarefatti anche i piccoli, appunto, per la caccia. Gli uccelli si riducono sempre di più, per l'inquinamento, la trasformazione delle zone umide, ma soprattutto l'antropizzazione crescente, l'apertura di nuove strade e la costruzione di nuove case abusive. E che fanno i cacciatori? Cercano gli ultimi animaletti, alcuni batuffoli di piume pesanti pochi grammi, per ucciderli. Con rose di pallini che li distruggono e ne inquinano le carni rendendole immangiabili. Cessa così, e diviene anzi grottesco, il lontano legame semantico della caccia con l'alimentazione primaria dell'uomo, quella che era la sua vera giustificazione antropologica.
In occasione della fine della stagione venatoria in Italia, ecco un bilancio di Carlo Consiglio, fondatore e presidente della LAC:
"Al tramonto di oggi si conclude la stagione di caccia. I cacciatori italiani sono passati dai 2 milioni degli anni Sessanta ai circa 800 mila di oggi, ed un’attività ormai oggetto del disprezzo della maggioranza degli Italiani, di nessun interesse per i giovani d’oggi, cerca di sopravvivere ai propri errori invocando assurde "deregulations", anziché concorrere alla tutela del patrimonio faunistico.
I dati della stagione venatoria che volge alla fine attestano una sequenza impressionante di fatti di sangue in incidenti di caccia: 33 morti e 69 feriti per soli episodi correlati all’impiego di armi da fuoco e relative munizioni; tra questi 3 morti e 17 feriti sono cittadini non cacciatori, recatisi nei boschi o in campagna per altre attività, e rimaste vittime della caccia.
Anche l’alto numero di cacciatori colpiti da infarto nella zone di caccia mentre vagavano con armi cariche dimostra la frettolosità degli esami medici per il rinnovo delle licenze, e l’inadeguatezza del Decreto del Ministero Sanità del 28 aprile 1998 sui requisiti psicofisici per esercitare la caccia, che nulla prescrivono in caso di malattie cardiovascolari o propensione all’alcolismo.
Non è garantito che maggior rigore venga prestato al preliminare accertamento di turbe psichiche, questo obbligatorio, a fronte di diverse tragedie avvenute nel 2006 connesse all’uso a fini di violenza privata di armi da caccia.
L’insufficienza dell’attività di vigilanza non riesce ancora a contrastare alcune grandi sacche di bracconaggio, come nella provincia di Brescia, nei laghi costieri pugliesi, in Sardegna e nelle lagune venete, compreso in special modo il Delta del Po, ove abbonda l’esasperato uso dei proibiti richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, con conseguenti mattanze di decine di migliaia di uccelli acquatici.
Nell’Italia delle sbandierate “liberalizzazioni” un proprietario di un terreno non è libero di impedire l’accesso dei cacciatori al loro interno: l’articolo 842 del Codice Civile vieta al proprietario di un fondo rurale di negare al cacciatore l’accesso nei propri terreni, a meno che i terreni stessi non siano costosamente recintati nei modi di legge (attualmente recinzione non inferiore ad un metro e 20 centimetri). Una vessazione nata nel lontano 1923, quando si riteneva che agevolare la diffusione delle armi da caccia concorresse alla preparazione pre-militare degli Italiani.
Resta irrisolto il problema delle violazioni da parte di più della metà delle Regioni italiane della direttiva 79/409/CEE in materia di tutela dell’avifauna, con deroghe illegittime per cacciare specie protette come storni, passeri e fringuelli, che hanno attivato diverse procedure di infrazione da parte della Commissione UE" (Carlo Consiglio).
.
Foto: 1. Due improbabili ragazze nude che vanno a caccia (di uccelli, of course, lo si vede nella foto) demistificano in modo efficace la disperata ricerca di conferme di un'incerta mascolinità da parte dell'uomo-cacciatore. - 2. Pettirosso (disegno)
.
Questo articolo, ripreso dalla rete di blog di Libero, ha battuto ogni record: è stato letto e commentato per 4 mesi, ed è arrivato (al 30 maggio 2007) a 1679 commenti.

09 gennaio 2007

 

Caro Alvi, è vero, l'ecologismo non è di sinistra, ma neanche di destra

L'economista Geminello Alvi ha firmato sul Giornale un editoriale sulla "questione ambientale" in Italia ("Ma l’ecologismo non è di sinistra") che abbiamo riportato. Come capita a tutti gli economisti politicamente schierati, a Sinistra ma soprattutto a Destra, che fuorviati da quell'ambiguo prefisso oikos (casa, ambiente) in comune tra le due discipline, si avventurano a parlare di politica ambientale, Alvi dice, sì, qualche verità di buonsenso, ma cade anche in qualche equivoco grossolano.
.
Diciamo subito che ha ragione quando nega alla Sinistra marxista, proprio quella che si oppose all'ecologia fino ai primi anni '80 ("L'uomo, non il lupo, è l'animale più braccato del Parco d'Abruzzo") e nulla fece per evitare la catastrofe ambientale sia nelle fabbriche in Europa, sia nei Paesi comunisti dell'Europa dell'Est (perché il marxismo come la Chiesa Cattolica teorizzava la superiorità dell'Uomo sulla Natura), il diritto ad impossessarsi per ragioni politiche e strumentali dell'ambientalismo.
Ma sbaglia di grosso, cadendo nel peggiore infortunio, quando valuta semanticamente come "conservatrice" e "di Destra" la battaglia ambientalista, solo perché pretende spesso la conservazione dei beni naturali. Dimenticando che non d'una Natura immobile e reazionaria si tratta, ma del progresso e della libertà delle scienze, appunto, le "scienze della Natura.
Quando lo capirà una certa Destra che "conservare" i nostri beni primari è la prima base, la prima condizione per il Progresso? Come farà il professionista o il docente - con un esempio così, anche Alvi e il Giornale potranno capire - a proiettarsi nel futuro, a fare carriera, a svilupparsi, se non fa tesoro del proprio patrimonio di beni, di titoli e di cultura? Senza la Storia, anche la storia naturale, non esiste Futuro. Altro che "conservazione", altro che "reazione", altro che antichi egoismi un po' ottusi, alla Malthus.
.
Alvi e la Destra ignorano queste "sottigliezze" (se no, che Destra sarebbero?), e tentano di risolvere rozzamente il problema roteando l'accetta. Non sanno che sono stati i liberali, non i conservatori o i reazionari, ad inventare ecologia ed ecologismo. Ne riparleremo in un prossimo articolo.
Il resto non conta: se è per questo, anche Hitler e il nazismo (anni fa uscì un esauriente saggio sul tema) erano a modo loro animalisti ed ambientalisti. Perfino Mussolini si definì un giorno "naturista" (cioè salutista-igienista, secondo Natura) durante un'assemblea di medici naturisti. E con questo? Anche Saddam Hussein amava gli uccellini e le piante. Alvi vorrebbe forse dedurne che animalismo o zoofilia e "pollice verde" sono "tipici delle dittature"?
Anche quelli di Destra devono pur vivere su questa Terra, anche loro devono respirare i gas di scarico, anche loro amano l'aria pulita. Normale. Il buono piace a tutti, dice un proverbio pugliese ("Puozz' muri' de truono, chi ci n'ci piace 'u bbuono").
L'ecologia, quella vera, è una scienza, che ha leggi tutte sue. Non è né a favore, né contro il mercato (che c'entra? La maggiora parte dei beni naturali è di per sé fuori mercato). Come la botanica o l'etologia, non è né di destra, né di sinistra, se proprio dobbiamo cercare il solito tipo calcistico. Si può discutere su certo "ecologismo" finto-ecologico sinistrese (oggi per fortuna in decadenza), in realtà lotta politica sleale, con altri mezzi. Ma è forse la soluzione del problema trasformarlo in "ecologismo di destra", cioè in un errore uguale e contrario?
La verità è che l'ecologia e l'ecologismo, proprio perché apparentemente "facili" e alla portata di tutti, come l'alimentazione, non amano gli improvvisatori. E amano pochissimo gli economisti. Che con l'ecologia pura, cioè protezionista - a meno che non si parli solo di energia e di simulazioni economiche del trattato di Kyoto - c'entrano come i cavoli a merenda.
Eppure, oggi, come tutti straparlano di cibo e cucina (perché tutti mangiano), così chiunque si ritiene in grado di parlare di ambiente. Perciò, noi che mastichiamo ecologia e politica dall'età dell'adolescenza, quando perfino la parola bisognava spiegare (anni 70), vista la nostra posizione anticonformistica ed eccentrica sui rapporti tra ambiente e politica, siamo certamente interessati al revisionismo insito nell'editoriale del Giornale, ma anche un po' scandalizzati da questa faciloneria, e delusi da una simile improvvisazione. Diciamo che è stata un'occasione persa. Per 500 o 1000 euro, molti, compreso chi scrive, avrebbero fatto un articolo decisamente migliore. Ma la Destra ha i collaboratori e gli intellettuali che si merita.
.
Foto: In alto lo svizzero Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), il filosofo che teorizzò il primigenio "stato di Natura", a suo dire caratteristico anche dell'Uomo, non solo degli animali. Per Rousseau la proprietà e il capitalismo hanno cominciato a distruggere la Natura, i cui beni dovrebbero appartenere a tutti. Sua la prima critica alle cominiere delle fabbriche. Per questo è stato visto come il precursore di un'ecologia di tipo nostalgico, antiproduttivo, collettivistico o sociale.
In basso l'americano Murray Rothbard (1926-1995), fautore dello Stato minimo e teorico dell'individualismo anarco-libertario. A suo dire, la teoria del Common Interest o interesse collettivo ha preso piede in Occidente, perfino nella giurisprudenza degli Stati Uniti, imponendo un ambientalismo non più attento ai diritti di libertà del cittadino, come era sempre stato fin dal diritto romano, ma di tipo sociale e coattivo.

 

Alvi sul "Giornale": "L'ecologismo è conservatore, non di Sinistra"

MA L'ECOLOGISMO NON E' DI SINISTRA
di Geminello Alvi
Il Giornale, 9 gennaio 2007
Non v'è dubbio che quella specie di Lega campana che occupa ormai i Verdi, nonché la schiera di comunisti convertitisi ecologisti, siano esecrabili. Da anni riforniscono la sinistra di propagande ecologiche, moralismi utili troppo spesso solo a succhiare soldi allo Stato. Ed è altrettanto ovvio: il vantaggio che la sinistra ne spreme non si limita solo a un giro di chiacchiere e prebende. Fallite nell'infamia le economie pianificate, non pare vero ai prodiani di pianificare l'aria o le morali e le miserie africane. E tuttavia dissentirei dal pur brillante editoriale che Mario Giordano ha scritto ieri. Giacché se ne ricava l'impressione che la questione del clima sia esagerata o sia indebito riferirla alle emissioni. Il che mi pare troppo. E non lo dico per mettermi a citare i tanti studi climatici, e di meteorologhi non di sinistra, pure italiani, che parlano invece di effetto serra. Mi basta guardarmi intorno qui a casa nell'Urbinate: vedo fiorita una piantina esile esile che prima fioriva solo a marzo. E il cielo ha colori splendidi però prematuri da mesi, il che non mi conforta; come neppure la telefonata di un'amica russa sorpresa, perché ancora a Pietroburgo non nevica. Certo, si potrà dire che sono ansie, che il clima va da sé. Però, da economista, m'è difficile pensare che un’umanità doppia in pochi decenni, o i fumi del boom scriteriato di Cina, e India, facciano bene alle nuvole. O inoltre concordare con le tesi di un ricercatore inglese, il quale non vede gran differenza tra il cibo biologico e quello cresciuto a pesticidi; altra notizia di ieri. Mi sembrano eccessi di zelo che non giovano. Regalano infatti un tema come quello ecologico, che è tutto conservatore, anzi di destra, alla sinistra consueta. Fu infatti il reazionario Malthus a biasimare la crescita della popolazione, sproporzionata alla crescita del cibo; e potremmo ora dire al rinnovarsi dell'aria. E nella Germania Est furono proprio i comunisti a distruggere le coltivazioni biologiche impiantate secondo i metodi di Rudolf Steiner. E mi permetterei inoltre di ricordare che è stata la politica agricola europea a nutrire di prebende i contadini e di veleni la terra, anche se adesso se ne dice pentita. Ancora: è sempre il dispotismo comunista che sta rovinando l'equilibrio millenario tra la Cina sovrappopolata e il suo ambiente. E la protezione di una comunità e della sua terra, contro i calcoli di quelle macchine stupide che sono gli Stati e le multinazionali non sarebbe un agire ovvio per dei conservatori veri? E David Cameron, leader dei conservatori inglesi, non esibisce forse passioni ecologiste? Considerando insomma che ormai c'è arrivata persino la testa di Schwarzenegger, non è il momento che anche il Polo faccia dell'ambiente uno dei suoi punti di forza? Tra l'altro potrebbe farlo con assai più coerenza della sinistra. Il ministro Pecoraro Scanio, comunisti e no global, approvano ogni volta tutte le leggi per far venire più immigrati in Italia; e però si vorrebbero ecologisti. Per assecondare i loro terzomondismi peggiorano invece, incoerenti, il carico vitale, e inquinante, dell'Italia già pessimo; pensando ch'abbiamo densità d'abitanti superiore alla Cina. È solo un esempio, per mostrare come la destra sarebbe almeno libera da alcune dell'incoerenze ipocrite della sinistra. E considerando la professionalità con cui comunisti e prodiani sguazzano finora nell'ecologismo, infilandoci tasse e clientele, non sarebbe per la destra meglio cautelarsi, anzi farne un tema proprio, sul quale rivelarsi migliore? E pensare una soluzione sua comunitaria, e diversa, all'incombenti questioni ecologiche?
GEMINELLO ALVI
.
Foto: Thomas Robert Malthus (1766-1834)

This page is powered by Blogger. Isn't yours?