09 marzo 2008

 

Pentirsi o no? Le idee confuse d’un ecologista all’italiana, var. dissidente

"Noi ambientalisti italiani siamo sconcertanti. Non perché siamo ambientalisti, ma perché siamo italiani".
Così iniziava, in modo promettente, una lettera del "verde" dissidente Piero Blanchini che è rimasta per troppo tempo sepolta tra le bozze, perché bisognosa di "approfondimenti". Ma ora mi decido a pubblicarla così com'è, senza approfondire un bel nulla. Nel frattempo c'è stata la vergogna dei rifiuti, che ha distrutto Napoli e i Verdi, che nulla hanno fatto in tanti anni per proporre soluzioni o per lo meno per educare la gente.
"Sconcertanti", come scrive Bianchini? Di sconcertante c'è solo che gli ecologisti italiani più politicizzati hanno ben poco a che fare con la severa scienza dell'ecologia, che fa parte della storia naturale. Restano dei catto-marxisti sotto mentite spoglie. Ma poiché si vergognano, si sono travestiti da "verdi". Le prove? Tante, ma ne basta una: hanno sempre emarginato al loro interno i veri ecologisti. In compenso hanno fatto accordi con enti e industriali d'ogni tipo, dall'Enel all'agricoltura all'eolico, alle spalle dei cittadini.
L'ecologia all'italiana - o se volete all'europea - si è veramente trasformata nella mitica pietra nera o filosofale che i buontenponi medievali narrati da Boccaccio facevano mostra di cercare sul greto dell'Arno per venderla all'ingenuo Calandrino, con la promessa che avrebbe esaudito ogni suo desiderio e gli avrebbe dato ogni ricchezza. Ricchezza?
Altro che "pauperismo" vetero-cristiano e neo-comunista, altro che "limiti allo sviluppo" del buon tecnocrate Aurelio Peccei (Club di Roma), l'ecologia da quando è caduta in mano alla Sinistra un tempo estremista che ha voluto riciclarsi politicamente negli anni Ottanta - e noi ne siamo stati testimoni oculari: i primi "verdi" politici si riunirono nella sede della nostra Lega Naturista - è stata sempre un mezzo per arricchirsi, elettoralmente o materialmente, alle spalle dei gonzi che hanno creduto a quell'improvvisa conversione, i tanti Calandrini di cui è cosparso il Mondo, archetipi eterni come la "vecchietta di destra col cane", lo "studente idealista di sinistra", il "contestatore anti-urbanista", il "vegetariano anti-consumista", e così via. Ma facciamo continuare il Blanchini.
"Arriviamo sempre per ultimi sugli argomenti chiave - prosegue la lettera dall'interno del "verdismo" politico - e quando riteniamo d'aver capito mezza cosa lanciamo anatemi. E proponiamo soluzioni. Ognuno la sua. Tra l'altro sull'energia ci stiamo superando. Non abbiamo avuto l'intelligenza di dire che, alla luce dei fatti, sul nucleare abbiamo fatto un errore".
Errore? Non gongolino troppo i nuclearisti anti-ecologisti della Destra, perché...
"Perché non capivamo - continua il Blanchini - che lo spreco è il capitalismo, ed è il benessere. A noi piace molto stare bene: ma allora era meglio quel tipo di declino radioattivo che questa ben più ipocrita agonia.
"Abbiamo cominciato a porci il problema dei combustibili fossili solo quando qualcuno ha parlato di polveri sottili: ma siccome sono sottili... Con la diossina ci siamo impadroniti di qualche altro slogan: il nostro stile è quello di fare dei grandi buchi, non si sa bene dove e come, per nascondere tutta la nostra vergogna. Siamo pieni di "suv" e nessuno si stupisce: ma la parola "decrescita" non fa tendenza nemmeno tra noi Verdi. Però siamo [siamo stati, NdR] al Governo.
"Siamo un popolo talmente disonesto che facciamo gli impianti fotovoltaici superincentivati e poi nemmeno li allacciamo alla rete. Anzi, di notte andiamo a rubarne i pannelli per rivenderli all'Africa. Siamo geneticamente privi di serietà. Anche nei ragionamenti. Diciamo che l'idrogeno è un combustibile pulito, mentre è solo un vettore energetico. E che una pala eolica distrugge l'avifauna e crea l'impatto paesaggistico. Sia mai...!
"E se siamo in grado di fare un impianto di cogenerazione e teleriscaldamento poi probabilmente ci bruciamo dentro i copertoni del trattore.L'Europa ha fatto di tutto per darci uno straccio di dignità, ma noi proprio siamo il popolo della pagnotta. Da cuocersi rigorosamente nel forno a legna, perché è più buona e fragrante.
"L'energia è la vita. Per imparare a capirne le dinamiche dovremmo prima guardarci dentro ed interrogarci sulle priorità che ci guidano quotidianamente. Per correre in giro a prendere e portare quelle merci che chiamiamo "figli" serve molta benzina: se desiderassimo essere, e non semplicemente avere, forse i nostri personali bilanci entropici ed antropici sarebbero diversi. Un caldo e rassicurante 2008 a tutti.
Piero Blanchini
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Come commento ci sarebbe molto da dire da parte d'un ecologista duro, ma liberale. Intanto il qualunquismo da bar del "fatece lavurà" con le orribili e devastanti pale eoliche, se lo poteva risparmiare. Ricorda quello dei sindacati rossi degli anni 70, incapaci di cogliere i problemi ambientali. E Blanchini va proprio a criticare i Verdi sull'eolico? Sono loro che l'hanno voluto di prepotenza, dopo accordi con gli industriali. A dire no, non sono i Verdi, confusionario d'un Blanchini, ma il Comitato del Paesaggio, Italia Nostra, il Cai, la Lipu, Mountain Wilderness, perfino questo sito. Gli ecologisti veri, non i Verdi. Che ormai sono "pappa e ciccia" col business di favore, complici anche sovrapprezzi e certificati "verdi" (anche qui le virgolette...).
Ma poi, perché e come "decrescita"? Come e quanto "decrescere"? E chi lo decide, il Governo, i Sindacati, dall'alto? Ci vuole uno Stalin? Non sarebbe meglio, lo dico con ironico understatement, educare nel frattempo gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado al sano "risparmio" individuale e familiare? A evitare gli sprechi, che invece sono tipici dei ragazzi italiani (guardatene uno qualunque mentre si lava i denti, col rubinetto aperto al massimo, che spreca decine di litri di ottima acqua da bere...), senza che sappiano insegnargli nulla gli insegnanti, il gruppo sociale forse più "fuori del Mondo" e meno aggiornato che esista in Italia, terzo solo dietro pensionati e casalinghe? Eppure, a parole, tra gli insegnanti italiani non dovrebbero mancare i "progressisti" e addirittura i "verdi". Insomma, cominciamo dall'educazione e dal basso: è così che si realizzano le grandi idee nei paesi occidentali. Altro che con la sciocchezza marxistica della "decrescita". Che porta pure sfiga: in decrescita siamo già oggi, caro Blanchini. Ti sta bene questa crisi?

03 marzo 2008

 

Scienziati o scandalisti? Annullata la fine del Mondo da aviaria, Sars e Bse

Ma quali epidemie, non era vero niente! Morti a milioni? Era solo una "proiezione", un timore come un altro. Non è colpa nostra se il disastro non si è verificato. Oppure avreste preferito che si verificasse? Peggio per voi se ci siete cascati, popolo bue. Così imparate ad essere ignoranti, disattenti, a laurearvi in lettere, giornalismo e sociologia anziché in chimica, ad interessarvi solo di calcio, giochi di computer e filmati tv. Ma intanto, tie', noi con quegli allarmismi abbiamo riempito i giornali e i telegiornali, abbiamo redatto studi costosi a vostre spese, abbiamo assunto scienziati e addetti stampa, compresi quelli che scrivono "di cui ne", abbiamo dilapidato i vostri soldi. Con intelligenza, s'intende. La prossima volta? State più attenti, cittadini-massa.
La disattenzione dell’uomo-massa è davvero il fenomeno più preoccupante delle democrazie moderne. I meccanismi con cui il rag. Rossi, ma anche l’avv. Bianchi o la casalinga di Isernia, magari laureata in lettere, capiscono e accolgono le notizie, hanno dell’esoterico. I giornalisti sono persone come tutte le altre, e anche loro reagiscono in modo spesso inadeguato alle notizie che ricevono dalle agenzie. Spesso non le sanno leggere, interpretare, inquadrare. E magari, già gli uffici stampa che hanno diffuso il comunicato, oppure i corrispondenti locali, per fare notizia hanno preso fischi per fiaschi.
Non parliamo, poi, della scienza in un Paese come l’Italia in cui l’arretratezza culturale è stata favorita dalla Chiesa per secoli, per evitare che il popolo superando la gerarchia e il parassitismo dei preti, potesse formarsi idee proprie, e quindi interpretare a modo proprio i Sacri Testi, come i protestanti. E, anzi, proprio da questa rivolta per l'autonomia dell'interpretazione, per il giudizio libero del cittadino, che nasce il Liberalismo, movimento legato all'intelligenza, allo spirito critico. Ma ora il Papa stesso ci ricorda che il Cristianesimo in quanto tale – ed è Gesù a dirlo – è fatto per i "semplici", cioè gli stupidi o gli ignoranti. Ecco perché la scienza è vista come il male maggiore: perché apre gli occhi e mette in moto il cervello. E nessuna impostura regge alla Ragione.
Siamo sommersi da migliaia di notizie ogni giorno, maldestramente date da giornalisti cinici che ormai odiano l'informazione e hanno sviluppato una forma di reazione difensiva alle news fondata sull’indifferenza. Volete conoscere le più segrete delle "leggi-base", mai confessate chiaramente neanche si trattasse dei riti della Massoneria, che sono alla base dei processi mentali del giornalismo? Hanno l’irritante apoditticità degli aforismi di Karl Kraus: "Tutte le news sono uguali e contrarie: la seconda non è più vera, ma uccide la prima", "Un giornale si fa non con notizie contemporanee, ma con allarmi successivi". La smentita, in questa visuale, non esiste, non è prevista, è il massimo dell’anti-giornalismo. Una notizia viene non smentita ma sostituita e bilanciata da un’altra notizia, altrettanto esagerata, ma di segno contrario. Questa è la "verità" per la stampa: una lunga serie di errori e bugie che, secondo la visuale contorta del giornalista, si "bilanciano". Ma il guaio è che gli errori e le imprecisioni, gli allarmi e il panico non si bilanciano tra loro.
Un perverso meccanismo informativo, insomma, dove c’entra parecchio anche il disinteresse gregario delle società di massa fondate sulla "democrazia" rituale (il voto), ma senza alcun controllo tra un voto e un altro da parte del cittadino consapevole, che così mostra di delegare anche il pensiero, oltre alle funzioni dell’ordine pubblico, della pulizia delle strade, dell’esercito o della scuola.
A tutto questo fa pensare l’ammissione di divulgatori scientifici e scienziati del fallimento delle previsioni apocalittiche di epidemie "sparate" sulla stampa e alla tv negli ultimi anni. Le "migliaia di morti" annunciate con sadico compiacimento ad apertura di telegiornali in tutto il mondo, per mesi, non si sono verificate. E il grave è che nessuno va in galera per questo, nessuno viene licenziato, a nessun giornalista o scienziato o responsabile di ufficio stampa viene dimezzato lo stipendio, per i soldi fatti spendere inutilmente alla comunità, per l’allarme psico-sociale che configura un vero e proprio "danno esistenziale" o "biologico". Possibile che solo i danni più gravi, quelli psicologici, non debbano essere ripagati e rifusi da chi tanto superficialmente e allegramente ha diffuso notizie false e tendenziose? Eppure, se si fosse trattato di azioni e di operazioni di borsa, sarebbero già scattate inchieste e manette in tutto il mondo. C’è qualcosa che non va nel sistema e nella vita quotidiana del mondo occidentale. Il motto è "due pesi e due misure". Loro, naturalmente diranno come scusa che lo hanno fatto per il nostro bene, che l'allarme serviva a innescare nuovi comportamenti, prudenti e virtuosi, insomma a mettere in guardia il popolo-bue, si sa, di per sé ottuso. Era la logica dei Verdi e della Lega Ambiente di qualche anno fa. Sparare 100 perché almeno 40 resti nel cervello dei cittadini passivi. Pedagogia sociale o stalinismo informativo? Ma forse, adombra un intervistato nell' articolo della De Bac sul Corriere della Sera online, c'è anche qualche interesse commerciale ("Abbiamo esagerato. Come l'Oms. Le epidemie mancate. Aviaria, Sars, Bse: previsioni errate").
E anche qui, dunque, i cittadini non sono uguali a chi ha il potere. I fornitori di notizie (o di previdenza medico-sanitaria) sono equiparati allo Stato padrone. Basta vedere come i gestori di telefonia - solo per fare un esempio spicciolo - trattano i loro consumatori. Altro che "mercato", come scusa per i super-guadagni di pochi privilegiati monopoliti. Un'arroganza che neanche il fascismo o il comunismo si potevano permettere. Tutto lascia ritenere, per finire, che lontana anni luce l'identità tra produttori e consumatori di Gobetti, la biforcazione sociale si addensi proprio qui: i consumatori e utenti sono oggi il vero popolo-schiavo dei produttori di beni e servizi. E anche per questo, una ecologia liberale deve difendere il cittadino contro le prepotenze del Potere. Ma che il cittadino si aiuti da sé, almeno un po'. Perché il mercato - se lo metta bene in testa - siamo noi cittadini in quanto consumatori, non in quanto produttori. Perché se vogliamo lo Stato padrone, o il Produttore Unico di Beni o Notizie (che è lo stesso), poi non lamentiamoci. Ecco come la democrazia illiberale genera autoritarismo, anche nei rapporti tra l'uomo e la salute, l'uomo e l'ambiente, l'uomo e l'informazione su salute e ambiente.

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