13 luglio 2007

 

I dati sul mutamento del clima? Tutti arbitrari. Ecco gli errori più frequenti

Lo scienziato e grande divulgatore Roberto Vacca, per cui nutro da decenni la speciale ammirazione che si riserva ai geni, mi ha inviato una nota sull’imprecisione e approssimazione con cui si ricavano i dati tendenziali sui cambiamanti del clima, stilata con Teodoro Georgiadis, dell’Istituto di Biometeorologia CNR di Bologna. Mi piace sottolineare il concetto che, ad esempio, una "temperatura media" può essere paradossalmente l’unico valore che non si è mai verificato sulla Terra. E’ pura deduzione aritmetica, mera astrazione, insomma quasi fantasia rispetto al dato naturalistico. La Natura, infatti, non si muove con quella regolarità che noi Umani, irrazionalmente, definiamo "razionale". Ma procede per salti, come avevano già intuito molti scienziati del passato, tra cui Darwin. Una piccola provocazione che rimette a posto divulgatori, politici ed ecologisti da strapazzo. NICO VALERIO
.
La sintesi delle condizioni meteorologiche di un’area, caratterizzata da statistiche di lungo periodo" - così il WMO (Organizzazione Mondiale della Meteorologia, ente ONU) definisce il clima.
La definizione ha base statistica perché è inevitabile definire parametri guida da misurare periodicamente. In passato le uniche misure possibili erano quelle del tempo meteorologico garantite dalle reti di osservazione. Quindi misuriamo i cambiamenti climatici come deviazioni dalle medie storiche dei parametri meteorologici. Questi strumenti conoscitivi sono inadeguati, se si pensa che la media di un insieme di dati può essere l’unico valore che non si è mai verificato. Definiamo quindi il clima caratteristico di un sito con un algoritmo matematico che non ci assicura di questa presunta tipicità.
Il clima è il risultato dell’interazione termodinamica dell’energia che ci proviene dal Sole con tutte le componenti del sistema terrestre: riscaldamento delle superfici, evapotraspirazione delle piante, formazione delle nubi e della rugiada.
Occorre cautela perché parlare di valore medio induce a ragionare come se i fenomeni fossero costanti e continui, esenti da salti bruschi. Analizziamo i fenomeni climatici studiando il passato remoto e recente e provando a mettere a punto strumenti per prevedere il futuro. Il passato remoto indica che il clima è mutevole, con o senza l’aiuto dell’uomo: per cause astronomiche, geologiche e per fenomeni magnetici solari.
Ci sembra di vedere nel passato recente una variabilità legata alle attività umane. L’uso di combustibili fossili produce CO2, che intrappola parte della radiazione solare di lunghezza d’onda elevata, e produce quindi un aumento di temperatura proporzionale alla sua concentrazione in atmosfera.
La curva delle temperature dal 1860 ai giorni nostri, mostra una buona correlazione con l’incremento continuo dell’anidride carbonica. La temperatura nell’ultimo secolo è cresciuta tra mezzo grado ed un grado centigrado.
Purtroppo, anche questa non è una certezza incontrovertibile, perchè le misure relative sono criticabili. Ad esempio, la maggior parte delle reti di misura nasce e si sviluppa vicino alle città, che nell’ultimo secolo hanno subìto grandi espansioni e cambiamenti nell’uso del suolo urbano e di quello circostante. La vegetazione mitiga la crescita della temperatura, ma la cementificazione contribuisce al riscaldamento. La rappresentatività di queste misure è dubbia e ragionevolmente discutibile.
Infine le misure climatiche vengono interpolate nascondendone le discontinuità. E’ una procedura discutibile perché sono i sistemi semplici a evolversi senza salti. Invece il clima è un sistema complesso che subisce interazioni fra numerosi componenti non ancora tutti identificati o parametrizzati. Alcuni sistemi termodinamici complessi lontani dall’equilibrio si auto-organizzano presentando bruschi cambiamenti di stato. Esistono forti indizi per ritenere che il sistema climatico terrestre faccia parte di questa categoria.
Se è così, la matematica e la fisica usate oggi per descrivere questi processi sono ancora lacunose, e sono quindi inadeguati anche i modelli che dovrebbero fornire delle previsioni per il futuro. TEODORO GEORGIADIS e ROBERTO VACCA

Etichette: , ,


12 luglio 2007

 

Sole sì, sole no. Royal Society: "Le eruzioni non spiegano gli ultimi 20 anni"

L’apporto dei gas serra e comunque dell’inquinamento da attività umane al "riscaldamento globale", sbandierato come un dogma da politici Verdi e da alcuni scienziati schierati, è stato contestato in due precedenti articoli, che al contrario facevano dipendere il global warming dagli alti e bassi ciclici dell’attività del Sole.
Attenti come siamo al dibattito scientifico (e la scienza, oltre ai diritti di libertà che si riferiscono alla Natura, è un cardine della Ecologia Liberale, come ci siamo permessi di "teorizzare" nei primi articoli del presente sito, nel Manifesto e nel Patto, v. a lato nel colonnino), dobbiamo per correttezza render conto anche di uno studio contrario, che toglie importanza all’ipotesi solare, almeno negli ultimi decenni.
Una ricerca della rivista scientifica Proceeding A, della britannica Royal Society, osservando gli ultimi 40 anni di attività e perturbazioni del Sole (e già qui, scusate, salta subito agli occhi il limite obiettivo di "tempi e metodi" della ricerca), constata che le eruzioni e le emissioni solari sono diminuite, mentre le temperature sulla Terra sono aumentate di circa 0.4°C. E allora?
A differenza di alcuni giornalisti "scientifici" italiani, spesso troppo elementari e banali, oppure oscuri e incomprensibili, o unilaterali, Richard Black, corrispondente della BBC per l’ambiente, scrive un corretto, bilanciato e chiaro articolo di presentazione dello studio, che BBC News pubblica online in un articolo dal titolo 'No Sun link' to climate change".
La conclusione dello studio è che i mutamenti dell’attività solare registrata e i loro effetti sui raggi cosmici non sono sufficienti a spiegare le "anomalie" climatiche terrestri. O meglio, gli scienziati autori della ricerca (liberalmente disponibile solo come bibliografia e abstract), cioè Mike Lockwood del Rutherford Appleton Laboratory di Chilton, docente della School of Physics and Astronomy, University of Southampton, (Regno Unito), e Claus Froehlich del World Radiation Center di Davos (Svizzera), si sono fatti l’idea che i raggi cosmici abbiano modificato il calore terrestre in passato, ma non nel presente.
"Questo studio potrebbe risolvere il dibattito in corso", dice Lockwood. Si nota da tutti i grafici che intorno agli anni 80 c’è stata una caduta nell’attività" (v. doppia tabella accanto). Il Sole varia con cicli di circa 11 anni tra periodi di alta e bassa attività. Ma quel ciclo, a sua volta, è un punto di un altro ciclo molto più ampio.
Per esempio, la tendenza del secolo XX è di un leggero ma stabile aumento nelle emissioni solari. Senonché verso il 1985 questa tendenza sembra invertirsi, e le emissioni diminuiscono. Eppure le temperature sulla Terra continuano a crescere con velocità uguale se non maggiore del passato.
I primi commenti degli altri esperti? "Questo studio conferma che il riscaldamento degli ultimi 20-40 anni non può essere provocato dall’attività solare", ha detto Piers Forster della Leeds University, importante membro dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), gruppo di studio prestigioso secondo gli ambientalisti politici, famigerato secondo gli antiambientalisti.
In un rapporto del febbraio scorso, l’IPCC era arrivato alla conclusione che i gas serra [anidride carbonica CO2, protossido di azoto N2O, metano CH4, oltre a vapore acqueo H2O, che per fortuna è il più diffuso, ossigeno O2 e ozono O3, NdR] sono circa 13 volte più responsabili dei cambiamenti solari dell’innalzamento globale delle temperature.
Ma la potente organizzazione è stata accusata di non aver preso in considerazione l’ipotesi dei raggi cosmici sviluppata tra gli altri da Henrik Svensmark and Eigil Friis Christensen del Danish National Space Center. La loro teoria sostiene che i raggi cosmici aiutano le nuvole a formarsi fornendole di minutissime particelle attorno alle quali il vapore acqueo può condensarsi. E nel complesso le nuvole raffreddano la Terra. Ma durante i periodi di attività solare, i raggi cosmici sono parzialmente bloccati dai più intensi campi magnetici solari. Così la formazione delle nuvole diminuisce, e la Terra si riscalda. Ora l’analisi di Mike Lockwood sembra dare un duro colpo a questa intrigante ed elegante ipotesi.
"Credo anch’io - dice - che c’è un effetto dei raggi cosmici sulla copertura nuvolosa. Funziona nella pulita aria marittima dove non non c’è molto altro che favorisca la condensazione di vapore acqueo. Credo che questo sia stato significativo sul clima pre-industriale, m non possiamo applicarlo a quello che vediamo oggi: è una situazione completamente diversa".
.
Immagini. 1. Eruzione solare (particolare). 2. Grafici dell'attività solare (si noti la caduta intorno al 1985) e delle temperature medie della Terra (si noti l'andamento regolarmente ascendente).

02 luglio 2007

 

Protezionisti (quelli veri) a convegno. Che fare per la biodiversità in Italia

Un importante convegno sulla "biodiversità" in Italia si è tenuto lo scorso 22 giugno a Roma, nella Sala del referettorio della Camera dei Deputati. In attesa che Francesco Mezzatesta, organizzatore del Convegno, fornisca i testi dei più importanti interventi, ecco la risoluzione finale, in cui numerosi esperti di ecologia scientifica, conservazione della flora, della fauna e dell'habitat che da anni lavorano sul territorio italiano chiedono:
1. Che entro il 2010 in Italia venga approvata dal Parlamento italiano una legge quadro sulla biodiversità dando attuazione alla Convenzione sulla Diversità biologica e alle Direttive comunitarie "Uccelli" ed "Habitat"con particolare attenzione alla rete Natura 2000 quale contributo tangibile del nostro Paese al Countdown 2010.
2. Che quanto prima, comunque entro il 2010, in attuazione dell’art. 6 della Convenzione internazionale sulla Diversità biologica venga adottata con il coinvolgimento del mondo scientifico e ambientalista la Strategia Nazionale per la Biodiversità quale contributo tangibile del nostro Paese al Countdown 2010.
3. Che nella legge finanziaria 2008 vengano assegnati al Ministero ambiente risorse finanziarie adeguate per l’avvio di azioni finalizzate ad una significativa riduzione della perdita di biodiversità nel nostro Paese anche attraverso la redazione e la conseguente attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità
4. Che venga rilanciata la ricerca relativa alla conservazione della biodiversità garantendo che agli Istituti scientifici a ciò deputati siano assegnate risorse adeguate ad una funzionalità ottimale
5. Che entro il 2010 venga approvata in Italia una nuova normativa urbanistica e sull’uso del suolo che ponga al centro l’interesse pubblico e la tutela coordinata del territorio e che ponga freno allo sprawl edilizio generalizzato che provoca tra l’altro: consumo irreversibile della risorsa suolo, spreco di risorse pubbliche, allungamento del costo e del tempo dei trasporti a causa dell’inquinamento edilizio, sottrazione progressiva dal ciclo biologico delle risorse necessarie per l’equilibrio tra uomo e natura; è altresì auspicabile che possa essere messo un freno immediato al danneggiamento del paesaggio italiano anche attraverso l’introduzione di modifiche migliorative al Codice Urbani.
6. Che entro il 2010 tra gli ecosistemi e gli habitat italiani ancora non antropizzati venga data priorità alla salvaguardia urgente degli ecosistemi e habitat di costa marina in quanto a maggiore rischio di occupazione e trasformazione utilizzando come possibile esempio la normativa vigente adottata dalla Regione Sardegna per la tutela delle coste completando anche, entro il 2008, la Rete Natura 2000 a mare.
7. Che entro il 2010 il Governo italiano si faccia promotore presso la Commissione ed il Parlamento europeo della definizione di una specifica Direttiva comunitaria finalizzata alla riduzione del consumo irreversibile dei suoli e alla riduzione della frammentazione degli habitat naturali.
8. Che, al fine di tutelare il paesaggio boschivo italiano, venga predisposta una iniziativa di legge sulla tutela dei boschi tesa ad incrementarne la qualità ecologica, il patrimonio di biodiversità e il paesaggio forestale. Che all’interno del Piano Energetico nazionale venga posta attenzione, nel ricorrere a fonti energetiche alternative, a che non vengano arrecati danni agli ecosistemi. Ciò vale per le biomasse e per la localizzazione di impianti eolici di grandi dimensioni in quanto fonti di potenziali danni al patrimonio di biodiversità del nostro Paese. A tale scopo auspicabile che vengano varate linee guida tali da scongiurare la localizzazione di impianti eolici in prossimità di zone di particolare pregio ambientale, di aree protette e di aree della rete Natura 2000 con particolare riferimento alle rotte migratorie e alla presenza di specie rare residenti.
9. Che entro il 2008 siano adottati dalle Regioni provvedimenti coerenti e funzionali all’attuazione della Convenzione Internazionale sulla Diversità biologica, promuovendo sul territorio la realizzazioni di reti ecologiche di area vasta; è altresì ugualmente auspicabile che venga assicurata dalle Regioni la corretta e coerente attuazione delle Direttive comunitarie "Uccelli " e Habitat" garantendo nei bilanci ordinari regionali risorse finanziarie adeguate per un’efficace ed efficiente gestione delle Aree naturali protette e dei Siti Natura 2000 quale contributo tangibile del nostro Paese al Countdown 2010.
10. Che venga adottato entro il 2010 un piano straordinario di formazione scolastica, attraverso un accordo tra i Ministeri dell’Ambiente della tutela del territorio e del Mare e il Ministero della Pubblica Istruzione riguardante la diffusione della conoscenza della biodiversità in tutte le scuole. Il progetto di "cultura della biodiversità dovrà riguardare le scuole di ogni organo e grado e coinvolgere nell’opera formativa sia gli alunni che gli insegnanti.

 

"L’eolico è fuorilegge a Scansano", ha deciso il Tar. E quasi ovunque in Italia

Immaginate proprio sopra il castello di Montepò a Scansano (XI secolo) e vicino ai filari di vite del pregiato Morellino dieci gigantesche torri d’acciaio di 67 metri, con enormi pale di 30 metri (il tutto dovrebbe essere alto circa 80 metri: tre volte un normale palazzo di città). Già questo distrugge il paesaggio.
Senza contare le fondazioni in cemento armato profonde decine di metri, il rumore, l’uccisione di rari uccelli rapaci e l’allontanamento di altri, e soprattutto chilometri di larghe strade attorno, per permettere senza curve strette il passaggio dei lunghi camion articolati adibiti ai "carichi speciali", cioè le sezioni delle torri da montare.
Una pazzesca devastazione d’uno dei panorami più tipici che abbiamo in Italia, quello delle colline toscane, del territorio e dell’ambiente, in cambio di quasi nulla sul piano energetico (non c’è vento sufficiente), ma di molti soldi per chi effettua la speculazione. Il tutto senza che le autorità preposte alla valutazione dell’impatto ambientale siano state sentite: anzi, la provincia di Grosseto ha deciso di farne a meno, così come ha detto di restare a casa alla Soprintendenza. Uno scandalo.
erano state autorizzate senza il ricorso alla valutazione di impatto ambientale e sorgono
Governo, Regione, Provincia e Comune tacciono. Anzi, sono compromessi fino al collo con la sporca faccenda dell’eolico, una forma virtuale (tanto è scarsa) di energia in cui le vecchie bustarelle sono diventate legge, visto che ogni kilowattora è strapagato dallo Stato o dai privati, e per Comuni e proprietari ci sono ricompense favolose. Che paghiamo tutti noi nella bolletta, of course.
Lo scorso 25 giugno, però, il Tribunale amministrativo regionale della Toscana ha annunciato di aver dichiarato "illegittime" le torri eoliche piantate di recente a Scansano e inaugurate due settimane fa.
Contro questo scempio avevano fatto ricorso sia Jacopo Biondi Santi, l’imprenditore che produce il vino Morellino, sia Italia Nostra. "Per fortuna la sentenza del tribunale amministrativo rimette le cose a posto, anche se la questione non può considerarsi del tutto chiusa", ha dichiarato Carlo Ripa di Meana, presidente del Comitato Nazionale del Paesaggio.
La verità - scrive in un comunicato Italia Nostra - è che in un paese come l’Italia, molto densamente abitato e ricco di storia e monumenti, non si può fare l’eolico industriale impiantando macchine gigantesche, se non forzando costantemente le norme di tutela paesistica e ambientale.
La vicenda di Scansano diventa così emblematica di tante altre vicende meno conosciute. Quasi ovunque infatti le autorizzazioni a costruire le torri eoliche vengono date in violazione della legalità, o comunque forzandola. Spesso si sono fatte misurazioni del vento o valutazioni di incidenza ambientale risibili. E sulla base di questo si è autorizzato lo scasso di un paesaggio.
Se il paesaggio di Scansano fosse stato violato impunemente, senza nessuna reazione pubblica, si sarebbe varcato ogni limite. I giudici, almeno, hanno risposto (anche se i colpevoli della distruzione del paesaggio ricorreranno sicuramente al Consiglio di Stato, che ci ha abituato anche a sentenze sorprendenti).
Che questo stop teorico, visto che le tossi sono già in opera, serva da severo monito agli amministratori locali italiani, spesso più ottusi e ignoranti che corrotti (ma le due cose sono collegate…).
Ora dobbiamo fermare la folle corsa all’eolico nei paesini di montagna del Sud. Dove si diffonde perché laggiù è più accentuata l’ignoranza - basta vedere quante sono le librerie - e la "povertà" è solo una finta scusa, a vedere seconde case, pensioni abusive, automobili, parabole e telefonini, che non deve giustificare veri e propri crimini contro Natura e Paesaggio.
"La nostra battaglia continua sia in Toscana che altrove", hanno detto concordi sia Italia Nostra, sia il Comitato Nazionale del Paesaggio. La lobby del vento è ancora forte e gode di grandi protezioni, anche se questa volta ha subito una cocente sconfitta. Non è la prima e crediamo che non sarà nemmeno l’ultima.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?