15 marzo 2007

 

Blair e la Merkel smentiscono le paure di Martino cementizio e anti-ambiente

La decisione del Regno Unito di Blair e dell'Unione Europea della Merkel - entrambi ideologicamente più liberali che socialisti - di puntare coraggiosamente sulle energie alternative per rispettare la riduzione dell'inquinamento prevista dal Protocollo di Kyoto, fa andare con la mente per contrasto alla posizione duramente antiambientalista di alcuni liberisti italiani, di cui è capofila l'Istituto Bruno Leoni, per altri versi benemerito, che negano che il riscaldamento globale sia una tendenza provata e che l'aumento dell'anidride carbonica sia imputabile all'uomo. Abbiamo già detto che siamo abbastanza d'accordo con questa tesi, suffragata da dati difficilmente contestabili desunti da noti scienziati.
Ma nella foga polemica, nel gusto elitario di andare controcorrente, qualcuno eccede e finisce addirittura per giustificare il degrado paesaggistico dell'Italia causato dalla "cementomanìa" di certi provinciali. Vi ricordate il caustico passo della "Cognizione del dolore" del grande Gadda? "Ville, villette, villule..." E si riferiva alla piaga delle "seconde case" del primo Novecento in Brianza, tra gli arricchiti di fresco, che non badavano a spese pur di costruire casacce pacchiane ("gli oblò del cassero") che distruggevano angoli incantevoli di Natura senza apportare nessuna vera utilità ai loro ottusi proprietari.
Abbiamo pescato un intervento su "Libero" dell'economista liberista Antonio Martino (18 gennaio), esempio tipico della posizione "negazionista" degli ultras italiani ispirati a Milton Friedman. L'articolo, comincia dignitosamente col mettere in dubbio la certezza dei dati - effettivamente un punto debole dell'intera ipotesi di lavoro "effetto serra e CO2" - ma poi deborda senza ritegno travolgendo tutto e tutti, negando perfino i danni del cemento nel Bel Paese. I poveri liberali Umberto Zanotti Bianco ed Elena Croce (è vero: non erano "friedmaniani"), fondatori di Italia Nostra, si rivoltano laicamente nella tomba. E questa di Martino, che fa il paio con quella anarchica contro la legge sul fumo, sì che sembra davvero una posizione reazionaria e di rara insensibilità paesaggistica e culturale. Possibile che il prof. Martino non si renda conto che così conferma tutti i più vieti luoghi comuni sui liberisti da Far West, egoisti e insensibili alla Natura e alle bellezze del paesaggio? Vuole proprio "combattere per il re di Prussia"?
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"È tornata di moda, con grande evidenza, una vecchia storia: la terra è colpita dal riscaldamento globale, che è dovuto alle attività umane; l’unico rimedio possibile per scongiurare irreparabili disastri è offerto dal protocollo di Kyoto, voluto da tutti i governi “buoni”, ma avversato dal presidente degli Stati Uniti d’America, George Bush. Tutte queste affermazioni sono o palesemente false o assai dubbie ed il fatto che vengano ossessivamente ripetute non le trasforma in verità. Varrà, quindi, la pena di riprendere tesi già sostenute in passato e tentare di stabilire come effettivamente stiano le cose. Anzitutto, infatti, non è vero che sia il presidente Bush a rifiutare di accettare gli accordi di Kyoto, sottoscritti dal suo predecessore Clinton. Quando il Senato degli Stati Uniti venne chiamato a ratificare quegli accordi, il 26 luglio del 1997 (il presidente era Clinton), il risultato fu di 95 a zero contro la ratifica. Nessuno, nemmeno gli esponenti dell’estrema sinistra del Senato americano, ha votato a favore. Per ratificare accordi internazionali sono necessari 67 voti (i due terzi del Senato); la ratifica dell’accordo di Kyoto non ne ha avuto nemmeno uno. La posizione di Bush, in altri termini, non è una sua personale fisima, ma è l’opinione condivisa dal Congresso americano e dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. In secondo luogo, mentre è lungi dall’essere dimostrato che la temperatura sul pianeta stia aumentando e che ciò sia dovuto all’emissione di CO2 connessa alle attività umane, i benefici dell’accordo di Kyoto sono semplicemente impercettibili. Nei prossimi 50 anni, l’aumento medio della temperatura previsto dal gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite senza l’applicazione del protocollo di Kyoto sarebbe pari a circa un grado centigrado; grazie all’applicazione dell’accordo, l’aumento sarebbe, invece, di 0,94 gradi. Il vantaggio di Kyoto, in altri termini, sarebbe pari a 0,06 gradi centigradi! E questa è la stima più favorevole all’accordo; secondo Fred Singer (il fisico che ha inventato il metodo per misurare lo strato dell’ozono), l’impatto di Kyoto sarebbe di soli 0,02 gradi da qui al 2050, una variazione talmente piccola da non essere percepita dagli strumenti! Recentemente è stato pubblicato uno studio del CCSP (Climate Change Science Program) basato sui migliori dati disponibili. Mentre è vero che le temperature sono in aumento nell’Artico, è anche vero che sono inferiori a quelle che prevalevano negli anni ’30; nell’Antartico, invece, sono in calo. Ma la conclusione più rilevante che emerge da questo studio è che il contributo umano al riscaldamento globale è trascurabile, sono i fattori climatici naturali soprattutto a determinarlo. Solo così si spiega come mai fra il 1940 ed il 1975, quando i livelli di gas-serra aumentavano rapidamente, il clima si raffreddava (qualcuno arrivò persino a prevedere un’imminente glaciazione!) Quanto all’innalzamento del livello degli oceani, dovuto a fenomeni che durano da millenni, la stima di uno scienziato della NASA di un innalzamento di circa 60 centimetri ogni dieci anni, ripresa da quanti amano crogiolarsi in autentiche orge di eco-catastrofismo, è smentita dallo studio delle Nazioni Unite, che prevede una variazione compresa fra 1,4 e 4,3 centimetri a decennio, e dagli studi di Fred Singer, secondo cui l’innalzamento sarà compreso fra 1,5 e 2 centimetri a decennio. E ancora, è vero che è in atto la fusione dei ghiacciai, ma è un processo che dura da 15.000 anni e che non è quindi dovuto ad attività umane. Essendo dovuto a fattori naturali, è evidente che non possiamo controllarlo. Non sarebbe male se i catastrofisti riflettessero sul fatto che la Groenlandia venne chiamata così (“terra verde”) dai Vichinghi perché era coperta da conifere. Se oggi è un’inospitale terra glaciale, ciò è dovuto ad una modifica del clima che nulla ha a che vedere con le attività umane. Nel lungo periodo, anche in assenza di uomini sulla terra, il clima cambierebbe comunque per fattori naturali. In sintesi: è certo che la mancata ratifica del protocollo di Kyoto non è imputabile all’opposizione del presidente Bush, è certo che le variazioni climatiche non sono “antropogeniche (determinate dalle attività umane) ma sono perlopiù dovute a fenomeni naturali, e sono perlomeno dubbie le dimensioni del problema. Infine, ma più importante, il protocollo di Kyoto, lungi dal rappresentare una soluzione, rappresenta un pericolo certo. Vediamo. Anzitutto, il protocollo di Kyoto non solo non è stato ratificato dagli Stati Uniti ma non viene applicato da Paesi come la Cina e l’India che sono i principali responsabili delle emissioni globali. Il fatto che l’Unione Europea bigottamente insista nel rispetto dell’accordo è solo una palese forma di autolesionismo, di penalizzazione dell’economia europea, senza conseguenze di sorta per i nobili obiettivi dichiarati. Come se non bastasse, i gas responsabili dell’”effetto serra” sono per il 95,5% di origine naturale e solo per il 4,5% connessi ad attività umane.
In altri termini, le restrizioni previste dagli accordi di Kyoto riguardano meno del 5% dei gas immessi nell’atmosfera; per potere avere un qualche effetto, quindi, le riduzioni dovrebbero essere drastiche.
Le conseguenze sarebbero devastanti per tutte le economie del mondo, non solo per quella americana: un rallentamento dello sviluppo e molti milioni di posti di lavoro distrutti. Il “verdismo”, la propalazione acritica di profezie di catastrofi imminenti dovute alle attività umane, è un fenomeno pericolosamente reazionario, contrario a tutte le attività umane: la costruzione di case (“cementificazione”), infrastrutture (“deturpano il paesaggio”), energia nucleare (pericolosa), centrali tradizionali e industrie (“inquinano”), agricoltura moderna (“Ogm, no grazie!”) e ricerca scientifica. Siamo in presenza forse del pericolo maggiore per le nostre libertà, il nostro benessere e lo sviluppo nell’intera storia dell’umanità.
ANTONIO MARTINO

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Come già detto nella presentazione, possiamo essere d'accordo con Martino sul fatto che l'accordo di Kyoto incide su una quota troppo piccola delle emissioni di CO2 per avere una reale efficacia. Possiamo anche condividere l'opinione che, allora, i costi sarebbero di molto superiori ai benefici. Ma ci spaventano le conclusioni qualunquistiche e sottoculturali che mettono tutto nel mazzo, dal cemento agli Ogm. Con queste frasi diseducative, espresse in modo rozzamente tranchant, confondendo l'allarmismo e le profezie di sventure lontane - spesso campate in aria - con i guasti presenti e visibilissimi già ora dell'inutile, anzi scandalosa, colata di cemento sulla Natura dell'Italia (ex "Bel Paese"), non siamo assolutamente d'accordo, come liberali, liberisti ed ecologisti. Il prof. Martino ama troppo l'anarco-capitalismo, e così dimentica (gli accadde anche sul fumo passivo) il fondamento del liberalismo: il concetto di limite, quel rispetto delle regole che impedisce che la prepotenza e il privilegio di pochi neghi le libertà (liberali) dei molti.
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Nota. La scherzosa accusa di "cementizio" vuole essere un'assonanza col termine latino caementicium, spesso riferito a opus: mattoni rotti, detriti e pietre impastati insieme con la malta di calce e sabbia. Era un po' il "cemento armato dell'epoca, ottimo per i muri di discrete dimensioni delle "villae" e "domus" romane, ancor oggi in piedi.

Comments:
E' vero. Grazie per aver distinto il vero liberalismo economico dal menefreghismo anarcoide di chi dice (parlo in generale, dei soggetti peggiori, non di Martino) "faccio quello che mi pare, e degli altri chi se ne frega", e spaccia questo per liberismo o mercato.
E' una sindrome conservatrice, quando non anarchico-reazionaria, che non ha niente a che fare col liberalismo. Anzi, è agli antipodi.
Già, ma chi glielo fa sapere a quelli di Ideazione o Tocqueville?
 
D'accordo con te. Però non mi distruggere Martino: non dimenticare che è anche un "polemista reticente": o parla troppo o troppo poco. E poi ha un garnde sense of humour. In questo se la batte con Biondi.
E' solo grazie a questi due liberali battutisti esuberanti (per la famosa statistica del "mezzo pollo a testa") che tipi come Costa, Sterpa e Zanone potrebbero passare per brillanti.
 
Scusa, ma che post è?
L'articolo di Martino è, per il 99% un'argomentazione corredata da dati. Il restante 1% è la frase conclusiva che è una battuta buttata lì.
Il tuo post, invece, per righe e righe non dice nulla. Non citi nessun dato, non dimostri l'infondatezza di nussuna argomentazione di Martino. Poi, ti concentri sulla battuta finale e, criticando la superficialità di quella, ritieni di aver dimostrato che Martino sbaglia.
Non sta scritto da nessuna parte che quello che dice Martino sia vero, ma non puoi neppure pensare di dimostrarne la falsità con un elenco di banalità.
 
tino i ribella a questo, come all'euro.
 
E' vero, Martino sembra sottovalutare un po' troppo questioni evidenti a chiunque, basti pensare allo scempio delle coste italiane dovuto all'abusivismo.
Ma che per un certo ecologismo, in Italia, nulla si possa fare, è vero ed ha perfettamente ragione.
Non me la sento proprio di dargli torto.
 
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