14 luglio 2008

 

D’accordo, non inquinerà, ma il nucleare è troppo costoso e poco redditizio

Si è concluso il bel convegno sul nucleare ("Ritormo al nucleare. Conviene? Risolve?"), organizzato a Roma nella Sala delle Colonne dagli Amici della Terra e dai Radicali. Folto pubblico e molti esperti nella piccola, caratteristica sala neoclassica. Segno che il nucleare è ancora un tema carico di suggestioni, nostalgie, rimpianti, rivalse, pentimenti.
Bella e istruttiva la relazione d’apertura di Bernard Laponche sulla situazione in Francia. Ha rivelato percentuali e dati assolutamente poco noti al largo pubblico, scoprendo - anche lì - gli altarini della propaganda. Questa e altre relazioni le trovate sul sito degli organizzatori.
Un commento rapido che rimanda ad una trattazione più ampia a settembre sento di doverlo dare. Intanto, è stata una doccia fredda per i nuclearisti ideologici che commettendo l’errore speculare commesso dagli antinuclearisti ideologici negli anni 70 vorrebbero costruire una ventina di centrali in Italia. Oggi. Con vent’anni di ritardo. Quando nessun Paese avanzato le costruisce più. Che cos'è, una rivalsa tecno-politica contro i "rosso-verdi" ormai emarginati? O le pressioni della ormai esangue lobby nuclearista? O serve a mettere paura agli speculatori petrolieri? Quest'ultima, devo dirlo, mi sembra la motivazione più indovinata, visti i tempi.
Noi non siamo più o non siamo mai stati antinuclearisti sul piano tecnologico: sarebbe stupido. Eravamo antinuclearisti, come molti laici e radicali, compresi tanti liberali e repubblicani di base, negli anni 70 (Pian de’ Cangani e Montalto di Castro), ma per gli stessi motivi di Pannella, del liberale on. Bozzi e dell’avvocato liberale Cesare de Cesaris, presidente della Pro Tarquinia e in quegli anni animatore della rivolta antinucleare a Cerveteri e Tarquinia in difesa degli investimenti già effettuati nel turismo e nell'agricoltura, e contro il carattere autoritario della scelta.
Altro che "nucleare energia liberale" (convegno tenuto a Milano mesi fa dall'amico Della Vedova e da altri liberali e neo-liberali. La medesima fonte sopra riportata nel link (Prova Radicale) ricorda a noi che lo sapevamo benissimo, da protagonisti, e rivela al bravo Benedetto e agli altri liberali nuclearisti per partito preso, che allora contrari erano proprio i laici, il Pli (il cui capogruppo alla Camera, Aldo Bozzi, presentò al Ministri dell'Industria una interrogazione che eccepiva l'incostituzionalità della legge 393 e opponeva ragioni di opportunità alla localizzazione a Montalto, per ragioni ecologiche, archeologiche ecc.), il Psdi e il Pri (almeno a livello cittadino). Favorevolmente, sia a livello locale che regionale e nazionale, si espressero solo il Pci e i sindacati (Prova Radicale, marzo 1977).
Quello che dava fastidio anche a noi giovani liberali repubblicani e radicali era il segreto, l'imbarazzo, l’evidente reticenza dei tecnici e burocrati governativi o aziendali in televisione, il carattere quasi militare con cui il Governo d’allora voleva far passare il Piano Energetico. In tempi, oltretutto, di assoluta insicurezza della tecnologia nucleare. Begli Stati Uniti, non in Unione Sovietica, c'era già stato il grave incidente di Three Miles Island che seminò il panico tra quelli di noi ecologisti che ancora consideravano il nucleare una energia pulita.
Ma, insisto perché ricordo bene l'atmosfera di quei mesi, il motivo principale era politico, non tecnico-scientifico. E atteneva ai diritti dei cittadini (conoscere einaudianamente, per dibattere e deliberare). Ebbene, Governo e tecnici facevano di tutto perché la gente, i giornalisti e i partiti "non" sapessero, o conoscessero il meno possibile. Un'atmosfera cupa, sovietica.
E’ vero che Malagodi e La Malfa si erano dichiarati a favore del nucleare, come ha ricordato al Convegno alla Sala delle Colonne l’ex ministro Clò, ma sul piano puramente scientifico (libertà della scienza e progresso della tecnica, due feticci per noi laicisti e liberali) e anche economico-energetico, cioè per sottrarsi al ricatto dei petrolieri e innescare una concorrenza virtuosa nelle fonti energetiche che avrebbe portato ad un riequilibrio del prezzo del petrolio. Il nuclearista realista Clò, dimentica che al contrario la base, anche quella laicista comunque impegnata politicamente, era o scettica o contraria a quel modo di imporre senza discussione piena di cose non dette e segreti di Stato un vasto programma energetico della durata di 20 anni.
Ma lo stesso Clò ha poi ammesso che, purtroppo, anche per lui non è più tempo, ormai, di nucleare: costa troppo, dà pochi vantaggi dato che assorbe una percentuale enorme della stessa energia elettrica prodotta per il proprio funzionamento. E oggi non è piì tempo di finanziamenti di Stato. A differenza dei favolosi anni 70 un eventuale programma nucleare starebbe tutto sulle spalle dei privati, con costi e ammortamenti ventennali insostenibili. Non è un caso che, pur in un’economia gravata dal petrolio carissimo, nessuno più costruisce centrali nucleari, né in Europa né negli Stati Uniti.
Insomma, non troppo diversamente da Clò, paradossalmente, anche noi diremo: peccato, proprio ora che in mezzo a tanto inquinamento artificiale e naturale - dalle famose vacche produttrici di metano e CO2 ai pesticidi naturali presenti nei cibi vegetali - in piena scandalosa dittatura del petrolio (quello, sì, il vero nemico), noi ex-antinuclearisti liberali, quindi sensati, cominciavamo ad apprezzare in teoria la "pulizia" del nucleare! Che sfiga: niente da fare neanche stavolta. E' antieconomico. Non è più appetibile all'impresa. I Governi e i privati non se la sentono di immobilizzare risorse per 20 anni. Costa carissimo e assorbe tanta energia. Ci sarà pure un motivo per cui ci sono così poche centrali al mondo, anche negli Stati Uniti, no?Bah, si vede che era proprio destino...
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Ma non possiamo essere rinunciatari solo perché il nucleare è poco praticabile. La "rivoluzione" energetica deve essere fatta lo stesso con altri mezzi. La ricetta, ovviamente, è nella diversificazione delle fonti alternative, ma con le limitazioni gravi che sappiamo a proposito dell’eolico, e aggiungerei la razionalizzazione dei consumi e il risparmio generalizzato. Un elemento quest’ultimo mai citato da nessuno, ma che porterebbe ad un guadagno del 20 per cento almeno. Ci torneremo su, visto l’interesse del tema, dopo le vacanze.
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L'intero Convegno può essere rivisto grazie a Radio Radicale.

Comments:
Complimenti per lo scoop che i liberali e i laici erano quasi al completo contrari in pratica almeno a "quel" nucleare. Perché non ci hai fatto il titolo? Ciao e buone vacanze.
 
I dati scientifici dicono che il nucleare non è affatto costoso. Il suo unico problema è rappresentato al massimo da come proteggere quella minima quantità di scorie radioattive geologiche.
Il numero delle centrali nucleari non è come dicono i disinformatori legato al loro costo, ma al mix energetico che i vari paesi hanno. Le nuove realtà come India e Cina stanno mettendo in cantiere molte centrali, gli Stati Uniti hanno in programma di costruirne altre, in Europa nonostante i buoni propositi di Paesi come la Germania nessuna centrale è stata spenta negli ultimi anni, e l'Italia è rimasto l'unico Stato occidentale ad aver abbandonato il nucleare... Con le conseguenze che conosciamo benissimo...
 
finalmente dei liberali che sono contro al nucleare anche solo logicamente parlando e non solo idealmente!qualcuno ce si ricorda che i liberali erano contro il nucleare. che ragionino sul perchè nel 2008 non è piu' nemmeno conveniente puntare sul nucleare, puntando invece sulle rinnovabili, sul risparmio, sull efficienza energetica ed eventualmente sulle nuove tecnologie a minor impatto ambientale. caro simone, il nucleare costa poco finchè è lo stato che mette i soldi dei cittadini, quegli stessi soldi che provengono dalle tasse che alcuni liberali "estremi" vorrebbero eliminare...però vogliono al contempo il nucleare, privato ma con forti investimenti pubblici, perchè nessun privato oramai investe suoi soldi, come nessuna assicurazione fa una polizza sulle centrali che garantisce sicurezza. altro che ideologia, qui si tratta di fatti.
 
Facciamo dei dovuti distinguo.
- Il nucleare rispetto al petrolio costa molto di installazione ma molto poco di esercizio; questo comporta che i benefici economici si sentono a lunga scadenza; inoltre in Italia c'è uranio (se lo vogliamo prendere senza arricchire gli intermediari internazionali);
- Il combustibile delle centrali a petrolio è una melma che si prende col badile: un inquinante da gran premio!
- Una centrale nucleare non permette le regolazioni dovute alle piccole variazioni di domanda energetica durante il giorno, per cui vengono utilizzate per avere un plafond energetico su cui poi attivare le altre fonti più esigue ma anche più elastiche (un po' come la differenza fra una corazzata e un cacciatorpediniere). Questo singifica che le varie nazioni, una volta assicurato il plafond, provvedono a costruire altro. E' normale, non vuol dire che non credono nel nucleare;
- la scelta del nucleare non è da vedere solo in termini locali: se prendessimo la strada del nucleare molto denaro in futuro rimarrebbe in Italia, anche se la bolletta non dovesse scendere; ciò comporta un mercato del lavoro e derivati più conveniente per noi. E un altro vantaggio sarebbe quello di chiudere i nostri approvvigionamenti economici ai fanatici;
- Gli Stai Uniti usano molto il petrolio perché ne sono padroni di molta parte: ne hanno di proprio, prendono quello del Canada, prendono quello del medio oriente, prendono quello del mare del nord, ecc., e dopo lo rivendono al resto del mondo: a loro costa poco, ci guadagnano molto, e tengono sotto scacco chi ne è dipendente. E' ovvio che tendono a promuovere quanto più possibile la dipendenza dal petrolio. Ma noi che gioco vogliamo fare?
 
Grazie Voltaire, apprezzo le tue parole dissonanti ma sensate. Buone le tue motivazioni: i soldi resterebbero in Italia, e meno rischio di ricatti dai dittatori islamici. D'ora in poi metterò questi pesi a controbilanciare le mie tesi scettiche sul nucleare.
 
Rigitans ovviamente hai ragione: voglio vederli i privati che puntano sul nucleare... Perché dovrebbero farlo? Meglio una catena di supermercati o, purtroppo, una raffineria...
O, come sospettiamo entrambi, certi nostri amici liberali, per amor di rivalsa ideologica nuclearista, tollererebbero, anzi auspicherebbero ampi investimenti statalisti? Tanto paga Pantalone...
 
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