14 gennaio 2008
Caccia allo squalo. Ma non cura il cancro dell’uomo. E neanche il proprio
E' perciò insensato cacciare gli squali, importanti elementi di una catena trofica essenziale alla salute del mare, e indirettamente dello stesso uomo, immaginando ingenuamente di immunizzarsi dai vari tumori, o nutrendosi delle loro carni (in Italia è popolare il cosiddetto pesce palombo, ed è già una vergogna, ma soprattutto i grossi tranci di varie specie di squali), o soprattutto assumendo compresse costituite dalla loro cartilagine, la parte più indiziata di essere protettiva.
Protettiva da che cosa? Dal cancro e dalle artriti, nientemeno. Ma perfino gli squali hanno il cancro. Studi scientifici dimostrano che fin dagli inizi del 900 sono stati documentati nei registri dei biologi specializzati in medicina comparata vari tipi di tumore negli squali, compreso quello della tiroide. Ne fa fede una seria rassegna critica di studi sulla cartilagine e sulla pseudoscienza collegata, di Gary K. Ostrander e colleghi che invertendo i termini del luogo comune popolare che sta decimando le popolazioni di squali in tutto il mondo per le richieste del pubblico in Australia e America, potrebbe essere intitolata così, alla Woody Allen, se fosse lecito fare del sarcasmo sulla stupidità degli Umani: "Non solo lo squalo non cura il cancro nell'uomo, ma non riesce neanche ad evitare il proprio".
Eppure, impazza la speculazione dei finti farmaci naturali costituiti dal "100 per cento cartilagine pura di squalo". Che per aggirare la legge viene grottescamente definita "integratore alimentare", come se fossimo diventati struzzi. Da quando l'uomo si nutre di ossa o cartilagini?
Quel che è certo da una indagine preliminare è che esiste una grande distanza tra studi di laboratorio e studi di clinica medica. E che molte pubblicazioni (libri, depliant, alcuni studi periferici) potrebbero essere state influenzate dalla possente speculazione commerciale degli "integratori" terapeutici.
La cartilagine dello squalo a cui la suggestione popolare, stimolata da qualche scienziato alternativo, attribuiva il potere "protettivo" dai tumori, contiene effettivamente sostante anti-cancro, nel senso che inibiscono o ritardano la angiogenesi, cioè la formazione dei vasi venosi necessari alla diffusione del cancro. Ma questa sostanza - obiettano i ricercatori più critici, che hanno valutato negativamente tanti studi di colleghi troppo entusiasti - dovrebbe essere estratta e concentrata. Questa sostanza è comunque ricavabile anche per sintesi. Senza contare il particolare non secondario che il teorico effetto anti-angiogenico è comune ad altre sostanze naturali e artificiali, e non c'è bisogno di decimare gli squali.
Ne consegue, perciò, che così com'è la cartilagine grezza che si utilizza in erboristeria e farmacia non ha la minima efficacia. Mentre una certa potenzialità avrebbero in laboratorio i suoi principi attivi estratti.
La medesima capacità anti-angiogenica in teoria utile nel cancro si rivelerebbe interessante anche nella protezione articolare, e per un analogo meccanismo d'azione. L'effetto anti-angiogenesi è collegato in centinaia di studi scientifici alla protezione articolare e alla prevenzione e-o cura delle infiammazioni che sono alla base di artriti e altre affezioni analoghe. Basti considerare che una ricerca superficiale nelle banche dati specializzate ne ha fatti emergere almeno un migliaio. Ecco alcuni esempi puramente indicativi del supposto impiego terapeutico: http://tinyurl.com/25zvml http://tinyurl.com/22zzsv http://tinyurl.com/23myfo http://tinyurl.com/2n9bd9
Per ora, in una prima conclusione, sembra che l'efficacia dei principi attivi estratti dalla cartilagine di squalo nel cancro e nelle affezioni articolari sia solo potenziale e di laboratorio, mentre sia ancora tutta da dimostrare sul piano della reale efficacia clinica, al di là delle miracolistiche promesse dell'industria degli "integratori" e rimedi farmacologici alternativi, che ormai non si vendono più solo in erboristeria ma anche in farmacia. Una indagine lunga e accurata delle review delle più serie riviste scientifiche del settore si impone per una risposta esauriente e responsabile sull'efficacia clinica, terapeutica o addirittura "preventiva", di queste sostanze naturali.
Per fortuna, come riferisce l'erborista Pinni Galante, che segue gli aggiornamenti e le novità del mercato fitoterapico, la domanda di cartilagine di squalo è modestissima in Italia. Ma è più rilevante in Europa, ed è drammaticamente importante nel Nord-America (Stati Uniti, Canada) e in Australia. Perciò, aggiungo, una campagna internazionale per la salvaguardia di questi bellissimi ed essenziali "predatori del mare" dovrebbe rivolgersi soprattutto a quei Paesi, solitamente molto sensibili all'ambiente e all'ecologia. L'opinione pubblica anglosassone, che l'ecologia ha accolto subito con entusiasmo proprio perché - e non è un paradosso - ogni società libera ama e rispetta la scienza e la Natura, non può contemporaneamente scandalizzarsi per la caccia alle balene e tollerare lo sterminio degli squali. Sarebbe una contraddizione scandalosa e intollerabile.
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