10 aprile 2017

 

Origini dell’ambientalismo: il genio Peccei, il Club di Roma e i “Limiti dello sviluppo”, anzi, della crescita.

Grande intellettuale globale, economista e industriale, grande uomo dai mille interessi, generoso utopista col rovello della povertà e delle classi più svantaggiate, strenuo difensore delle libertà e nemico delle dittature, tra i più importanti ma misconosciuti protagonisti della società nell'Italia contemporanea, il geniale Aurelio Peccei il 7 aprile del 1968 fondava nella romana Accademia dei Lincei il Club di Roma, un gruppo di 100 scienziati che si dette il compito di avvertire le classi dirigenti mondiali (Governi, industriali, politici e la pubblica opinione più illuminata e responsabile) d’una verità troppo a lungo celata: la Terra è in crisi. Troppo piccola e dall'equilibrio ecologico, demografico ed economico troppo delicato per continuare a sopportare gli eccessi sia di popolazione (Asia, Africa, Sud America), sia di inquinamento, di consumismo e di sovra-produzione a cui ottusamente continua ad essere sottoposta dall’Uomo.
      Non erano quelli i “Limiti dello sviluppo”, come poi è rimasto nel titolo errato della Relazione nella traduzione italiana, perché lo sviluppo sempre procede con lo spirito degli Uomini e con gli eventi della Storia, ma solo della "crescita" (“The Limits to Growth” era il titolo originale).
      Per la prima volta uno studio dettagliato e scientifico (anche se un po' rielaborato nelle conclusioni, per aumentare il salutare effetto shock sui Governi, come ammise anni dopo lo stesso Peccei), in modo organizzato e fornendo le prove scientifiche, metteva a disposizione dell’opinione pubblica il quadro completo della compatibilità delle azioni umane con lo “stato di salute della Terra”.
      Il Rapporto fece epoca, fu tradotto nelle principali lingue e fu diffuso in tutto il Mondo. In estrema sintesi e con parole nostre, ecco lo scenario che rappresentava una ipotetica diagnosi, che poi gli eventi si incaricarono di confermare in gran parte, accompagnato da un’ipotetica reazione correttrice (o terapia) possibile:

·        Se sulla Terra continuerà senza variazioni il presente tasso di crescita di popolazione, inquinamento, industrializzazione, sfruttamento di materie prime e fonti energetiche, e produzione di alimenti, il nostro Pianeta raggiungerà i suoi limiti di crescita entro il prossimo secolo, in un periodo indefinibile.
·        Come conseguenza, si avrà una caduta rapida e non controllabile della produzione industriale e della popolazione.
·        Perciò è doveroso (e possibile) correggere i tassi di crescita, fino a raggiungere un nuovo punto di equilibrio economico ed ecologico che possa essere stabile e sostenibile anche nel futuro.
·        Questo nuovo equilibrio mondiale dovrebbe essere progettato cercando di soddisfare le uguali necessità vitali e possibilità di ciascuno (cfr. la “uguaglianza dei punti di partenza” di L. Einaudi)

      È posibile oggi sfogliare il Rapporto originale del Club di Roma (II ed. del 1972).

      Su Wikiradio, la Rai ha affidato a Marco Gisotti la rievocazione del Rapporto “The Limits to Growth” e un acuto ed esauriente ritratto del grande dirigente e intellettuale Peccei, personaggio ancora poco noto purtroppo al largo pubblico. Liberale e laicista con venature vagamente socialisteggianti, antifascista e poi partigiano di Giustizia e Libertà, grande viaggiatore e conoscitore del Mondo (Cina e Sud-America soprattutto), formidabile organizzatore di industrie (fu lui a inventare l'Alitalia) e di cultura. La trasmissione è ascoltabile qui:
      Peccei e il suo ambizioso Rapporto del Club di Roma, utilizzando i migliori scienziati del ramo e mescolando sapientemente metodi statistici, proiezioni economiche e demografiche, con una buona dose di utopia, ponevano le basi scientifiche e culturali, ma anche di metodo, dell'ambientalismo.
Come fu accolto? Con meraviglia profonda (una vera e propria “bomba” mediatica, disse qualche giornalista), a cui seguì subito, per reazione, un diffuso senso di scetticismo.
      Industriali e politici non la presero bene. L’ipotesi di fondo non fu gradita né tra i Liberali né tra i Socialisti, né tra i Democristiani né tra i Comunisti. Oggi diremmo “né a Destra né a Sinistra”. Gli ecologisti politici erano di là da venire. I Radicali pannelliani – tradendo i famosi Convegni del Mondo di Pannunzio, fondatore del primo Partito Radicale – non si interessavano minimamente di economia o di ecologia.
Con i politici e giornalisti collegati, i più ottusi e provinciali esponenti del capitalismo (ma non la Fiat e gli Agnelli, da cui proveniva, che lo appoggiavano e finanziavano, insieme ai grandi finanzieri americani e internazionali, a partire dalla Fondazione Rockefeller), continuavano invece a sostenere contro l'evidenza che la Terra si sarebbe “comunque adattata”, avrebbe “creato da sé” un nuovo equilibrio, insomma avrebbe sopportato qualsiasi “continuo accrescimento” materiale, sia di produzione, sia di popolazione, sia di inquinamento. Questo Peccei doveva essere chiaramente una sorta di "infiltrato" culturale di chissà quali “centrali anti-Occidentali”, se non addirittura “cripto-comuniste”, che puntavano a indebolire e colpire l’industria dei Paesi Liberi.
      Sul versante opposto, i comunisti (numerosissimi, allora), i socialisti, gli extra-parlamentari alla sinistra del PCI, gli operaisti (insomma, oggi diremmo la Sinistra, che allora era cosa ben diversa e ben più solida e agguerrita), vedevano l’iniziativa, anzi il frenetico attivismo internazionale di Peccei, e i suoi appoggi finanziari, tutti di alto bordo, come prove evidenti della longa manus delle "centrali capitalistiche e massoniche". Un “ennesimo trucco” – dicevano – per instaurare un Nuovo Ordine mondiale, oggi diremmo una "globalizzazione forzosa e pilotata" al servizio del Grande Capitale, una diversificazione o riconversione abilissima, cogliendo al volo tempestivamente i cambiamenti intravisti nella società e nello sviluppo economico, per impadronirsi dei mercati e dominare tutti i Paesi dell’area sovietica e del Terzo Mondo, Paesi non allineati e poveri, ma sempre più amici del “secondo” che del “primo” Mondo.
      Anche di pericoloso "neo-malthusianesimo" fu imputato Peccei col suo Rapporto, per aver suggerito quella doverosa, sensata, anzi, ormai tardiva limitazione delle nascite nei Paesi più poveri – e poveri quasi sempre, aggiungiamo, per colpe delle proprie classi dirigenti corrotte e incapaci – che trovava, guarda caso, concordi nella dura avversione la Chiesa Cattolica più retriva e la Sinistra che si dipingeva come più "progressista".
      E ancora alcuni anni dopo, il merceologo e ambientalista Giorgio Nebbia, e non pochi "ecologisti" italiani della prima ora, nel frattempo sorti, che come del resto Arci Ambiente (poi Legambiente) provenivano dal PCI, lo guardavano o con grande ostilità o con malcelato sospetto. Faceva eccezione, finalmente, l’area dei Radicali, grazie a Luigi De Marchi, instancabile propagandista del controllo demografico.
      E oggi? I suoi nemici, che ne infangano via-computer la memoria, sono "nuovi nemici", cioè quella larga sottocultura che diffonde complottismo e fantasiose ricostruzioni pseudo-finanziarie e fantapolitiche su internet; insomma, i sostenitori della teoria del Nuovo Ordine Mondiale, che vede le attuali crisi diabolicamente pilotate da occulti centri di Potere guidati dall'alta finanza, dai soliti "massoni" e dai soliti "ebrei". Come se nell'anarchismo e casualità estrema della Storia contemporanea, con masse emotive che votano senza ragionare, fosse possibile a qualcuno pilotare alcunché. Eppure, quella stessa sottocultura che alimenta i voti dei poveri di spirito e di cultura (5 Stelle in Italia, Lepenisti in Francia ecc.) continua a combattere le tesi preveggenti di Peccei e del Club di Roma.
      In quanto ai vecchi avversari di Peccei, sono già tutti scomparsi. Dopo la crisi del Comunismo mondiale e perfino del Socialismo, appare finalmente in crisi definitiva anche la corrente di pensiero dell’ambientalismo “rosso”, più che verde, cioè quell’interpretazione degli eventi e delle interrelazioni ecologiche ed economiche che attribuisce tutti i mali al capitalismo in quanto tale, visto come se fosse una ideologia, e per di più fissa, e non uno strumento regolabile da leggi e regole che possono, devono, essere fatte valere in ogni Paese liberale in cui la doverosa severità verso tutti, capitalisti compresi, è il fondamento della tutela delle libertà e del diritto. E come se, d’altro canto, tutto il Bene della Terra fosse in mano alla residua cultura cattolica-marxista, che capitalismo e Liberalismo non ha mai compiutamente sopportato. Non è così, invece, come si è visto dagli enormi disastri dell’ambiente provocati dalle ideologie di Sinistra (URSS, Cina e Asia, Sud America, Africa ecc.), ben superiori, tenendo conto di numero di abitanti ed estensione dei territori, ai danni causati in Europa e Nord America.
      E invece, i fatti e lo stesso progresso delle idee (che poi è nella Storia il tribunale supremo), hanno dimostrato che l'eterodosso e geniale liberale solidarista, sempre preoccupato delle popolazioni più povere e disagiate, e così bravo da farsi finanziare le proprie ricerche dai più ricchi e fortunati, come Rockefeller, aveva ragione.
      Peccei, perciò, è stato uno dei grandi Italiani della nuova Italia.

IMMAGINE. Il grafico principale dei "limiti dello sviluppo", realizzato dai primissimi rudimentali computer dell'epoca (le linee colorate sono state aggiunte successivamente).

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