13 luglio 2007
I dati sul mutamento del clima? Tutti arbitrari. Ecco gli errori più frequenti
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La sintesi delle condizioni meteorologiche di un’area, caratterizzata da statistiche di lungo periodo" - così il WMO (Organizzazione Mondiale della Meteorologia, ente ONU) definisce il clima.
La definizione ha base statistica perché è inevitabile definire parametri guida da misurare periodicamente. In passato le uniche misure possibili erano quelle del tempo meteorologico garantite dalle reti di osservazione. Quindi misuriamo i cambiamenti climatici come deviazioni dalle medie storiche dei parametri meteorologici. Questi strumenti conoscitivi sono inadeguati, se si pensa che la media di un insieme di dati può essere l’unico valore che non si è mai verificato. Definiamo quindi il clima caratteristico di un sito con un algoritmo matematico che non ci assicura di questa presunta tipicità.
Il clima è il risultato dell’interazione termodinamica dell’energia che ci proviene dal Sole con tutte le componenti del sistema terrestre: riscaldamento delle superfici, evapotraspirazione delle piante, formazione delle nubi e della rugiada.
Occorre cautela perché parlare di valore medio induce a ragionare come se i fenomeni fossero costanti e continui, esenti da salti bruschi. Analizziamo i fenomeni climatici studiando il passato remoto e recente e provando a mettere a punto strumenti per prevedere il futuro. Il passato remoto indica che il clima è mutevole, con o senza l’aiuto dell’uomo: per cause astronomiche, geologiche e per fenomeni magnetici solari.
Ci sembra di vedere nel passato recente una variabilità legata alle attività umane. L’uso di combustibili fossili produce CO2, che intrappola parte della radiazione solare di lunghezza d’onda elevata, e produce quindi un aumento di temperatura proporzionale alla sua concentrazione in atmosfera.
La curva delle temperature dal 1860 ai giorni nostri, mostra una buona correlazione con l’incremento continuo dell’anidride carbonica. La temperatura nell’ultimo secolo è cresciuta tra mezzo grado ed un grado centigrado.
Purtroppo, anche questa non è una certezza incontrovertibile, perchè le misure relative sono criticabili. Ad esempio, la maggior parte delle reti di misura nasce e si sviluppa vicino alle città, che nell’ultimo secolo hanno subìto grandi espansioni e cambiamenti nell’uso del suolo urbano e di quello circostante. La vegetazione mitiga la crescita della temperatura, ma la cementificazione contribuisce al riscaldamento. La rappresentatività di queste misure è dubbia e ragionevolmente discutibile.
Infine le misure climatiche vengono interpolate nascondendone le discontinuità. E’ una procedura discutibile perché sono i sistemi semplici a evolversi senza salti. Invece il clima è un sistema complesso che subisce interazioni fra numerosi componenti non ancora tutti identificati o parametrizzati. Alcuni sistemi termodinamici complessi lontani dall’equilibrio si auto-organizzano presentando bruschi cambiamenti di stato. Esistono forti indizi per ritenere che il sistema climatico terrestre faccia parte di questa categoria.
Se è così, la matematica e la fisica usate oggi per descrivere questi processi sono ancora lacunose, e sono quindi inadeguati anche i modelli che dovrebbero fornire delle previsioni per il futuro. TEODORO GEORGIADIS e ROBERTO VACCA
Etichette: clima, effetto serra, riscaldamento globale
Interverranno:
Benedetto Della Vedova, Presidente dei Riformatori Liberali e deputato di Forza Italia
Edoardo Croci, Assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente del Comune di Milano
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