16 dicembre 2008

 

Piove, politici ladri! Alluvioni, governi, regioni, comuni e l’arte del "far vedere"

Noi che pure conosciamo la forza della Natura e la debolezza degli uomini, perfino quando sono riparati dietro la tecnologia, non le tiriamo in ballo in occasione di una semplice pioggia torrenziale di stagione, sia pure prolungata, come fanno certi mediocri commentatori.
Piove come è più o meno sempre piovuto da migliaia di anni. E in questa stagione deve piovere. Lo sappiamo già mesi prima.
Ma dopo che siamo andati sulla luna non è più tollerabile che città e borghi si allaghino in Italia come dopo un cataclisma biblico. La classe politica più corrotta e inefficiente dell’Occidente deve pagare. Da liberali non usiamo toni populistici, anche perché non c’è nessuna folla di popolo ad applaudire, ma davvero, laicamente, razionalmente, è il caso di dire: "Piove, politici ladri!".
Tutti attenti alla visibilità elettorale di inutili o addirittura disastrose "grandi opere" (ma anche se fossero utili?), governanti, parlamentari di maggioranza e opposizione, governatori e consiglieri regionali, sindaci e amministratori di ogni ordine e grado, ignorano quella che per gli Antichi era la principale preoccupazione quotidiana: la manutenzione dell’ambiente naturale, agricolo e urbano.
Basta passeggiare in città. Nessuno delle migliaia di ben pagati e nullafacenti operai dell'Ama (che con grande faccia tosta "fanno mostra" nel Centro storico o dove abitano giornalisti e vip di spazzare o di allontanare con getti d'aria, fastidiosissimi per i passanti, le poche foglie dei marciapiedi), nessuno di loro fa il lavoro vero, cioè togliere ogni giorno le foglie che si ammucchiano attorno alle fessure dei tombini. L'acqua piovana, non inghiottita subito dalle fognature, defluisce e si ingrossa in veri ruscelli e fiumi.
Ma allora che ci stanno a fare le raccolte sotterranee di acque piovane sulle strade? Gli Antichi avevano canaletti appositi per i flussi d’acqua piovana in superficie, che si guardavano bene dall’ostacolare o lasciare ostruiti da foglie e altri rifiuti: ogni giorno li accudivano e pulivano. E lo stesso facevano con le raccolte sotterranee che poi sfociavano nelle grandi "cloache" che gettavano le acque nei fiumi o nel mare.
Ma i moderni? Sembrano molto più arretrati e inefficienti degli Antichi. Come può vedere chiunque cammini in un bosco o sui sentieri poderali tra i campi coltivati, nessuno toglie più rami e arbusti caduti, nessuno fa più manutenzione passiva (quella "attiva", con muretti, argini di cemento, taglio pretestuoso di alberi ecc., non ci piace).
E invece la Natura fuori città e strade e giardini dentro la città hanno bisogno di manutenzione quotidiana. Non serve perché elettoralmente "non si vede"? Le casalinghe e i pensionati che votano Forza Italia o Partito Democratico non se ne accorgono? E’ "troppo poco" per poter dire "abbiamo fatto"?
Non è vero, anche perché si vedono i danni delle alluvioni, nonostante il tentativo mediatico di addossarli alla "fatalità", al Destino, alla Natura, a Dio (cfr. il sindaco di Roma, Alemanno).
Ma anche se fosse vero che la gente, essendo stupida, non apprezza sul momento l'ordinaria manutenzione, è una argomentazione che non ci interessa: è solo quello che politici e amministratori devono fare. Primo mantenere, poi costruire. Perché i costi delle ricostruzioni dopo i disastri, piccoli o grandi, dovuti all’inerzia e al cinismo doloso dei politici sono enormi, molto più alti dei costi della ordinaria ma capillare manutenzione. Con tanta manodopera inutilizzata, italiana e straniera, a disposizione!
E poi perché questo voluto lassismo pseudo-fatalistico della classe politica e amministrativa nasconde in realtà il disegno criminoso di appaltare poi, a disastro compiuto, quando per il panico creato ad arte nella popolazione con l’emergenza i cordoni della borsa sono ormai allentati, le ricche commesse alle imprese, amiche o no.
"Disastri, che affare!" intitolavamo le nostre inchieste sulle ricorrenti "emergenze" ambientali e pseudo-climatiche già nei lontani anni 80 su L’Astrolabio e Aut, e negli anni 90 su Scienza 2000 e L’Italiano (testate sia "di sinistra", sia "di destra", per usare la stupida bipartizione da tifo calcistico che ormai non significa più nulla sul piano ideologico).
Chi ci guadagna sui disastri finto-naturali è ormai arci-noto: i politici, solo i politici. Chiediamogli il conto. E intanto guardiamoci intorno, per selezionare dal basso con rigore laico e "protestante", a cominciare dai piccoli gruppi, club e partiti, una classe politica – Destra o Sinistra non contano, sono solo alibi verbali – degna della grande Italia del passato e della grande Italia che pretende il futuro.
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Immagine. Il fiume Tevere straripato a ponte Milvio (Roma)

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Comments:
Anche a Radio radicale ho sentito l'amico Mastrantoni dell'Aduc (l'associazione di tutela dei consumatori di tendenza laica) dire cose analoghe. Meno male.
Ma in Parlamento?
 
Verissimo, come per il problema dei rifiuti non si previene ma si aspetta il patatrac.
 
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