04 aprile 2009

 

Il bello della crisi. La necessità educa ad essere consumatori, cioè cittadini liberi

La crisi attuale non sta dando un colpo mortale – come dicono certi ecologisti – al sistema di produzione e distribuzione di energia o addirittura al capitalismo, che è solo uno strumento neutrale che va regolato, controllato e usato bene, e che funziona male se qualcuno – magari grazie alla politica – non rispetta regole e controlli.
No, la crisi sta ridicolizzando due categorie di persone. I tanti ottusi uomini-massa senza idee proprie e spirito critico, che si limitano a seguire la pubblicità e "quello che fanno tutti", e che perciò non sanno usare né il mercato, né l’energia, né i prodotti di consumo della vita quotidiana. E i pochi intellettuali anarco-capitalisti (di recente nascosti sotto lo strano eufemismo di "libertari"), in realtà teorici conservatori, che ritengono il mercato e il benessere economico mero scambio o semplice accumulazione di beni, sia pure inutili o ridondanti. Insomma, la quantità e non la qualità. Altro che eliminazione degli sprechi, pare che dicano, "il boom è fondato proprio sui cosiddetti sprechi". Tutto serve per far girare le ruote della macchina. E poi, chi decide che cos’è "spreco"? Un nuovo socialismo? No, grazie, non vogliamo una nuova Unione Sovietica. L’individuo [si noti, non parlano mai di cittadino, NdR] deve poter usare, abusare e sprecare quanto e come vuole. Il mercato si regola da sè.
Due posizioni complementari tra loro: la massa incolta e i teorici che ne razionalizzano e giustificano il comportamento. Ma sbagliano entrambi, come mostra anche questa crisi.
Del resto, chi educa al mercato e al consumo razionale? Nessuno e nessuna struttura, tantomeno la scuola, men che meno i partiti. Perché lo studente, la casalinga, l’impiegato, il professionista e il pensionato dovrebbero saper consumare in modo intelligente, ovvero "saper vivere" bene?
Noi naturisti abbiamo anticipato di quasi un secolo gli ecologisti, e siamo attrezzati psicologicamente e culturalmente per applicare ad ogni momento della vita quotidiana il risparmio dei beni e dell’energia, senza intaccare la qualità della vita. Ma gli altri? Credono che la vita piena di azioni ridondanti, ripetizioni ed eccessi sia il meglio possibile.
L’esempio sono quelle ragazze che arrivano a farsi 2-3 docce al giorno, senza la minima necessità, magari solo perché ritenute rilassanti. Quando in quasi tutte le situazioni di vita sedentaria ne basterebbe una sola, o anche 2 o 3 a settimana. Le madri non dicono nulla, le insegnanti tanto meno. Solo i dermatologi intervengono: lavarsi troppo fa male, perché distruggendo il naturale mantello lipidico, funghi, batteri e agenti esterni attaccano più facilmente la pelle e il corpo. E poi il colpo di grazia lo danno saponi, shampoo, creme, deodoranti.
L’uomo-massa oggi crede che l’economia mondiale fondata sullo spreco e sul consumismo sia un bene, perché girano più soldi. Ma non è così. Le cifre "drogate" dei consumi non corrispondono più da molti decenni al reale aumento della comodità e felicità dei cittadini, ultimo vero scopo della società liberale (cfr. Costituzione degli Stati Uniti). I costi dello spreco che gonfia artificiosamente le classifiche artificialmente sono altissimi.
Gli stessi banali oggetti che si acquistano al supermercato, non per caso ormai chiamate "confezioni", sono il simbolo del mercato drogato di oggi: più imballaggio esterno che contenuto, più pubblicità generica che indicazioni d’uso concrete, più slogan che etichetta degli ingredienti, grandi somme spese per manifesti e Caroselli tv, e poca spesa per il prodotto vero e proprio, magari dei biscotti da pochi centesimi. Insomma, l’antica norma etica del primo capitalismo, la chiarezza, la trasparenza, l’onestà, sembra lontana. Oggi la regola è l’oscurità, l’inganno, la mistificazione, la menzogna sistematica, la limitazione al minimo dei difetti, l’amplificazione grottesca di presunti pregi. E i consumatori cominciano ad accorgersene, perfino nelle aree depresse come l’Italia in cui la coscienza dei consumatori, come dei cittadini in genere, è minima.
Evviva Schumpeter, che ideò la bellissima analogia tra il consumatore che acquistandolo "vota" un prodotto al supermercato come se si trattasse del partito politico Nutella, e il cittadino che nella cabina elettorale "acquista" un partito come se fosse il detersivo Olà. In entrambi i casi, è da sperare, dopo aver guardato attentamente l’etichetta-programma, difficile da trovare o scritta in caratteri molto piccoli. Finché non avremo dei consumatori consapevoli, pignoli, scientifici, agguerriti, non avremo mai dei cittadini esigenti, critici e altrettanto consapevoli. E questo per dei liberali ed ecologisti è un motivo serio di preoccupazione.
Ora, però, per paradosso, la grande crisi apre qualche spiraglio di ravvedimento. La necessità spingerà l’uomo-massa, specialmente quello televisivo italiano, ad un maggior senso critico?

Sull’argomento si veda il nostro originale Manifesto del Cittadino consumatore.

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Comments:
Abbiamo una proposta interessante per te
 
Originale e largamente condivisibile. Speriamo che maleducati italiani imparino dalla crisi.
 
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