30 settembre 2019
CO2 cibo per le piante non inquinante, alza così poco le temperature? Alcuni scienziati: no all’allarmismo.

Le enormi emissioni di CO2 che abbiamo avuto negli ultimi decenni sono state collegate più o meno correttamente a fenomeni macroscopici come El Nino, tornado, inondazioni, eruzioni di vulcani, scioglimento di ghiacciai (nonostante che eventi simili si siano già verificati in passato secondo cicli pluri-millenari); a cui si sono aggiunte attività umane grandi produttrici di CO2 o metano, come incremento del traffico aereo, sviluppo industriale vorticoso e senza regole in Asia, allevamenti animali intensivi ecc.
Ma, allora, se l’aumento di CO2 in pieno “effetto serra” è davvero la causa dominante del riscaldamento globale, che a sua volta sembra favorirlo, come mai – si chiede il largo pubblico e perfino più d’uno scienziato – tali eventi disastrosi hanno avuto modeste conseguenze sul piano statistico generale, cioè un aumento della temperatura media della Terra di “appena” 0,8°C dal 1850 a oggi, ben poco se lo paragoniamo all’innalzamento della CO2? Se lo chiede con noi anche New Ice Age.
Dopo tutto quello che è successo, che altro deve accadere o dobbiamo fare perché davvero si verifichi il Riscaldamento globale più temuto dagli statistici? La Terra trova forse il modo di compensare e riequilibrare? Ci sono “ritardi” secolari o millenari?
Insomma, la teoria che la CO2 sia strettamente e immediatamente collegata all’aumento della temperatura media sulla Terra e che in tema di anomalie climatiche e riscaldamento globale ci aspettino eventi ancora più drammatici di quelli disastrosi già verificatisi, sembra fare acqua da tutte le parti, probabilmente perché non tiene conto della marcata ciclicità millenaria di tali eventi (v. grafico degli ultimi 11 mila anni, qui accanto) e di concause naturali, cioè astronomiche (anomalie dell’insolazione terrestre, dicono gli astronomi), e rischia perciò di assumere quasi il carattere di una “verità” religiosa.
In realtà è vero che la curva della CO2 non è in fase temporale con quella della temperatura, come si legge in un sito Usa di divulgazione scientifica critica. Quando la Terra esce da un periodo glaciale ed entra in uno interglaciale, com’è il nostro caso, il riscaldamento non è provocato dalla CO2, ma da fenomeni tipicamente astronomici, come i cambiamenti dell’orbita terrestre. Questi periodi interglaciali si verificano ogni 100 mila anni, e il meccanismo di rotazione della Terra e il Sole stesso vi hanno una grande importanza.
Una petizione sul “Riscaldamento Globale Antropico”, non solo di principi generali ma insolitamente argomentata con dettagli scientifici, è stata indirizzata alle Autorità della Repubblica da circa 90 scienziati italiani il 4 giugno 2019, proprio alla vigilia del discorso della giovane Greta Thumberg all’ONU:
Più nota a livello internazionale la “Dichiarazione europea sul clima” di 500 scienziati interessati al clima appartenenti a tredici Paesi d'Europa e a vari Paesi extra-europei compresi Usa e Russia, una eccentrica è stata indirizzata al segretario generale dell’Onu contro l’allarmismo climatico e le conseguenze sia scientifiche, sia economiche che potrebbe avere tale drammatizzazione, non suffragata – sostengono gli scienziati – da vere prove scientifiche.
Meno argomentata, più sintetica e quindi di tono più tranchant rispetto a quella italiana dei 90, anche questa dichiarazione contesta l'allarmismo sul riscaldamento globale ("Non c'è emergenza climatica"), facendo notare che di fronte al forte aumento della CO2 (che non può essere considerato un inquinante essendo alla base della vita sulla Terra e addirittura nutrimento per le piante, a tal punto da favorire lo sviluppo delle foreste), provocato non solo da fattori antropici ma anche naturali, si è avuto nella realtà un aumento di temperatura media nettamente inferiore alle aspettative e agli allarmi. Segno evidente che il collegamento tra CO2 e temperatura non è né così diretto né così immediato come si vuol far credere. La politica climatica, insomma, si basa modelli inadeguati
I due appelli, come si vede, contraddicono la stragrande maggioranza degli Enti, degli studi e degli scienziati specialisti di tutto il Mondo, il che avrà pure la sua importanza, e in particolare l’ICPP, l’ente che pur non conducendo ricerche autonome si è dato il compito di rappresentare una sorta di Consensus internazionale attraverso la selezione degli studi in materia.
Però, non possiamo negare che la discussione possa lasciare il campo scientifico e approdare a quello economico e sociale. Con modelli matematici ancora così imperfetti, le drastiche misure terapeutiche proposte possono essere “crudeli” e danneggiare gravemente l’economia mondiale già toccata da squilibri e crisi, a cominciare dai Paesi più poveri, se questi dovessero rispettarle, oppure interessare soltanto il Nord-America e ancor più i Paesi Europei, finora dimostratisi i più sensibili al problema.
Anche con queste preoccupazioni accessorie presentiamo entrambi i documenti, che contrastano con la stragrande maggioranza degli studiosi, per completezza d’informazione e in una corretta dialettica ecologica e liberale che fa ricorso come metodo allo strumento del dubbio. I punti poco chiari o non dimostrati sono diversi, come abbiamo visto sopra per il collegamento CO2-temperature. Il pericolo, in una informazione vistosamente carente o unidirezionale, è sempre il conformistico “pensiero unico”. Infatti, se è vero che “la scienza è scienza”, è altrettanto vero che ipotesi di lavoro, proiezioni e modelli matematici sono opzioni umane soggette a ogni limite, dalle valutazioni metodologiche ai condizionamenti culturali e politici.
AGGIORNATO IL 6 OTTOBRE 2019