1. STORIA DELL’ECOLOGIA E DEGLI ECOLOGISTI. GLI UTOPISTI DELLA NATURA
COME L’ITALIA S’È TINTA DI VERDE
Ora che tutti
parlano di loro, gli ambientalisti si domandano: «Chi eravamo? Da dove
veniamo?». Ecco la prima cronistoria
Nico Valerio, Scienza 2000, novembre 1988
Perfino gli anarchici, beati
loro, hanno Bakunin, un maturo signore che possiamo immaginare con una
prestigiosa barba bianca. E i verdi? Possibile che siano nati ieri, che non
possano vantare uno straccio di antenato carismatico, almeno un nonno
precursore che abbia combattuto qualche battaglia ecologica sulle sponde della
Beresina, meglio se già inquinata da sali di cromo e mercurio, e con moria di
lucci evidenti?
No, per fortuna di naturalisti,
conservazionisti, zoofili, naturisti, agrobiologi, naturopati, igienisti, vegetariani,
anticonsumisti, energologi, nudisti, e di chissà quanti altri gruppi, il
ramificatissimo albero verde è dotato di radici profonde. E che radici! Basta
considerare che tra i primi «ecologisti» ante litteram possiamo contare anche
Platone, Catone, Lucrezio, Columella, visto che esortavano già allora Greci e
Romani a «tornare alla natura», a vivere e a nutrirsi in modo più parco, e
perfino a non tagliarsi né boschi né barbe.
E Ippocrate? È il padre di
quella medicina naturale che è giunta fino a noi. Senza contare i grandi naturalisti,
da Plinio a Dioscoride. Del resto, l'inquinamento idrico, atmosferico e
acustico in Roma, Atene e Alessandria d'Egitto era spesso oggetto di denunce,
scioperi e sollevazioni popolari. I cittadini romani, per non essere arrotati
mentre camminavano negli stretti vicoli, imposero addirittura il divieto di
transito nelle ore diurne e nei giorni festivi per i grossi carri. Ma poi
crearono comitati di agitazione perché durante la notte non riuscivano a
chiudere occhio a causa del traffico. Gruppuscoli verdi protestavano tra le
Piramidi e nel Ponto, sempre per motivi ambientali.
Curiosa, anche per quei
tempi, la reazione dei «fondamentalisti» verdi dell'epoca ellenistica al
dilagante consumismo: la setta estremista degli Adamiti se ne andava in giro in
perenne nudità, ostentando provocatoriamente povertà e umiltà, sostenendosi
con un pugno di erbe selvatiche, come più tardi gli Stiliti. Attenzione a
questo strano elemento della nudità: lo ritroveremo molto spesso, lungo tutta
la storia del movimento. Dall'Oriente si era già diffusa la moda esoterica di
disprezzare il lusso. Nelle antiche scritture dei Veda, seguite in Oriente
dalla maggior parte del popolo, il rispetto per gli animali e il vegetarismo sono
i mezzi naturali per elevarsi spiritualmente fino alla divinità. Soprattutto i
nobili e i sacerdoti indù non mangiavano carne, proprio come in Occidente insegnava
Pitagora.
Da noi, però, c'erano già
degli stravaganti hippies naturisti per le strade. La figura del vegetariano
seguace di Brahma, nudo perché spregiava l'uso dei vestiti (dimostrando che era
possibile vivere di niente) era popolare in Grecia e a Roma fin dal IV secolo
a.C. La gente li chiamava «gimnosofisti». Così ricorda Calano, un gimnosofista
che segue Alessandro Magno in Asia.
Che dietologi alla Città del
Sole!
Troppo lontano nel tempo? E
va bene, accenneremo allora alla grande crisi ecologica dell'anno 1000 e alla
massiccia distruzione di foreste in Europa, a causa dell'urbanesimo e della
costruzione di navi, e al rifiuto dell'antropocentrismo dominante, che considerava
l'uomo il signore assoluto della natura, da parte del monaco Francesco di
Assisi, verso il 1200; lo stesso che, come i bonzi zoofili del Buddismo e del
Giainismo, arriva a chiamare «fratelli» gli animali, le piante, l'acqua, la
terra. Saltando a pie' pari le preoccupazioni ecologiche del Rinascimento,
risolte d'autorità da prìncipi e dogi (gli acquitrini della Padania trasformati
nelle prime risaie dagli Sforza di Milano e dal duca di Ferrara; le barene
protette allestite dal governo di Venezia in Laguna) e i molti pruriti
botanici ed erboristici dell'intellighenzia alto-ambientalista, arriviamo al
'600 e cominciamo ad intravedere i primi veri trisavoli degli attuali
ecologisti.
Londra sul finire del '600 è
già maleodorante e inquinata dal fumo di carbone e dai liquami di fogna a
cielo aperto. Che propone John Evelyn, segretario della Royal Society? Va da
re Carlo II e lo invita a circondare Londra con una cintura di piante verdi e
odorose, per purificare l'aria e ricostituire il patrimonio forestale che in
Inghilterra è ormai distrutto. Non se ne fece nulla, per l'opposizione degli
scienziati «utilitaristi» che, semplicemente, non credevano all'inquinamento.
L'aria, la terra e l'acqua - dicevano - sono beni illimitati. Pochi anni prima,
nell'utopistica Città del Sole immaginata da Tommaso Campanella (1623), la
vita della città ideale si svolgeva con ritmi e sensibilità da comunità della
California negli anni '60.
«Essi mangiano carne, butiri,
mele, cascio, dattili, erbe diverse, e prima non voleva uccidere gli animali,
parendo crudeltà. Ma poi vedendo che era crudeltà ammazzar l'erbe, che han
senso, onde bisognava morire, consideraro che le cose ignobili son fatte per le
nobili, e magnano ogni cosa. Non però uccidono volentieri !'animali fruttuosi,
come bovi e cavalli. Hanno però distinti li cibi utili dalli disutili, e
secondo la medicina si servono; una fiata magnano carne, una pesce et una erbe,
e poi tornano ala carne per circolo, per non gravare né estenuare la
natura...»
Una ciminiera che sparge fumo
per tutta la valle fa pronunciare parole di fuoco sugli effetti dell'industrialismo
al giovane Jean-Jacques Rousseau, il primo «teorico» del naturismo moderno.
«Promeneur solitaire», escursionista e grande innamorato della natura,
inventore del mito del «buon selvaggio», Rousseau affida alla spontaneità e alla
libertà l'educazione dei giovani (Emile, 1762). Vivere nella natura e secondo
le leggi naturali, questo è il dovere dell'uomo libero. L'idea che la natura
sia qualcosa di finito e che quindi vada amministrata con saggezza, non
sfruttata illimitatamente, trova le sue basi scientifiche nelle ricerche del
naturalista Charles Darwin, padre dell'evoluzionismo, e nei suoi continuatori
(Thomas Huxley, ecc). L'Origine della specie (1859) mostra 1'interrelazione
esistente tra uomo, piante, animali e ambiente, tanto che nel 1866 il biologo
tedesco E. Haeckel può inventare il termine «ecologia» (da oikos, casa, e
logos, scienza) come quella branca della storia naturale che si occupa
dell'habitat. Malthus (1859) dimostra che gli uomini si moltiplicano in scala
geometrica, mentre le risorse alimentari si moltiplicano soltanto in scala
aritmetica: di qui la struggle for !ife, la lotta per la vita darwiniana.
Quella capanna nel bosco di
Walden
L'industrialismo, la civiltà
delle macchine, la fede cieca e ingenua nel continuo accrescimento produttivo
sono ora all'apice. Le reazioni non tardano a farsi sentire. I lavoratori
minacciati dalla concorrenza delle macchine si rivoltano a Nottingham, dal
1811 al 1816, ripetendo le gesta di Ned Lud che nel 1779 aveva infranto un
telaio che lo condannava alla disoccupazione («luddismo»). Ma oltre a quelli
corporativi ci sono altri interessi: la gente protesta per l'ambiente disumano
e la qualità pessima della vita. Dalla fine dell'800 al primo decennio del
'900, in Europa e in America, cresce l'opposizione popolare contro
l'urbanesimo, l'aggressività della civiltà metropolitana, la vita innaturale e
insalubre, gli eccessi della meccanica e della chimica, l'inquinamento, le
fabbriche in genere, il lusso, la distruzione della natura. In questo clima di
rivolta morale e di rifondazione («riforma») della vita si delinea a poco a
poco, sulla falsariga degli insegnamenti dei saggi dell'antichità mai
dimenticati, una verme propria nuova filosofia pratica, una sorta di movimento
di liberazione dall'innaturale e dall'artificiale: il naturismo.
Come definire il naturismo?
Il Dizionario Enciclopedico Italiano, molto riduttivamente, lo presenta così:
«Movimento formatosi fra la fine dei sec.19° e il principio del 20° come reazione
agli eccessi della civiltà meccanica e urbanistica: esso tende a un ritorno dell'uomo
alle sorgenti naturali di vita semplice e schietta, attraverso un tipo di
alimentazione prevalentemente vegetale, l'immediato contatto con la natura, la
semplificazione del vestiario fino alla sua totale soppressione». Insomma, un
ritorno catartico ad uno stato quasi primordiale, ad una vita secondo cicli ed
equilibri naturali, alla semplicità, al lavoro manuale a misura d'uomo,
all'autosufficienza, ai cibi e alle medicine offerti dalla natura. Agli occhi
dei cittadini integrati era un vivere «da selvaggi», se non «da animali». E
proprio «selvaggi» vollero essere chiamati questi ribelli capaci di
abbandonare gli agi d'una residenza borghese per costruirsi capanne di tronchi
nei boschi. Viene in mente l'epiteto di «cinici» dato ai filosofi greci che
vivevano «come cani» (kin).
Il più famoso dei naturisti
dell'800 fu il romantico vagabondo Henry David Thoreau, intellettuale e naturalista
americano (1817-1862) che non adorava nessun Dio tranne la Natura. Si costruì
una capanna sulle rive del lago Walden, vicino Concord (Massachusetts), e lì
visse dal '45 al '47 scrivendo una sorta di autobiografia morale. Nel 1849
teorizza la «disobbedienza civile» non violenta contro uno Stato «ingiusto e
violento». Al suo esempio si ispirò un secolo dopo il Mahatma Gandhi, anch'egli
vegetariano, che con la ahimsha (non violenza) e la satiahgraha (insistenza per
la verità) si adoperò per far recuparare agli Indiani non solo l'indipendenza
ma anche il giusto rapporto con la natura e l'igiene naturale, tanto da
scrivere veri e propri manuali di alimentazione sana. Anche lo scrittore Leone
Tolstoi, verso il 1885 diventa zoofilo e non violento, seguito dal medico
filantropo Albert Schweitzer (Nobel per la pace 1952) e dal drammaturgo George
Bernard Shaw, vissuto da igienista fino a 94 anni nonostante il parere dei suoi
medici.
Nel frattempo in Europa si
assiste alla rinascita del corpo e alla riscoperta del salutismo naturista. I
dottori Kock, Zimmermann e Pudor, Hoppener e Ungewitter, Diefenbach, Suren e
Seitz, tutti nati verso il 1850-1870, teorizzano e diffondono la nudità del
corpo come condizione naturale detl'uomo, benefica e liberatoria. Il primo
club nudista pubblico sarà inaugurato nel parco di Klingberg (Germania) nel
1903. Nascono a decine, ovunque, associazioni di «appassionati della luce e
del sole» (Lichtbund), in cui uomini donne e bambini recuperano la corporeità
primigenia nella natura libera. Solo l'avvento del nazismo riuscirà a far
tacere i naturisti. Prima della dittatura si contavano in Germania oltre 100
mila terapeuti naturisti, che curavano con l'acqua, il sole, l'aria, il cibo,
le erbe, ecc. Arnold Rikli, mitteleuropeo mezzo italiano (visse a Trieste),
divenne un terapeuta naturista di successo con il suo sanatorio elioterapico di Veldes (1865).
Priessnitz e l'abate Kneipp, curavano con l'acqua, dando origine a una
riscoperta dell'antica idroterapia che dura tuttora. NICO
VALERIO
MOVIMENTO ECOLOGICO, SOCIETA’ E POLITICA
IL “SOLE CHE RIDE” E LA COSCIENZA ECOLOGICA
La necessità di difendere il nostro pianeta diventa
una consapevolezza radicata in tutte le nazioni
Nico Valerio
Scienza Duemila, febbraio 1989
Per iniziativa dello studioso naturalista, montanaro e politico liberale Quintino Sella, fondatore dei Lincei e poi Ministro severissimo delle Finanze, nel 1863 nasce il Club Alpino italiano, che unisce gli amanti della montagna. Nel 1900 nasce in Germania il movimento dei Wandervogel (oggi diremmo globetrotters), che iniziano l'uso delle escursioni naturalistiche a piedi con tenda e sacco in spalla. E guai, ovviamente, a strappare un fiore o a catturare un animale. Il '900 si apre sotto un buon segno: vengono fondate molte società vegetariane da parte di zoofili e naturisti anglosassoni. Nel 1908 nasce l'Unione Vegetariana internazionale.
I tempi, finalmente, sono maturi per mettere in pratica un modello di vita alternativo, totalmente sano e naturale.
Ecco nascere sul monte Monesca («monte Verità»), vicino ad Ascona nella Svizzera del Canton Ticino, la comunità naturista Casa Anatta, che dal 1900 al 1920 fu il più curioso e variegato covo di spiriti liberi che l'Eu¬ropa avesse mai avuto, ad un tempo casa, scuo¬la, laboratorio d'arte, centro di applicazioni ar-tigiane, stazione agricola sperimentale, ecc. Il ricco mecenate Rudolf von Laban finanzia una casa in cui vivono o sono di passaggio Hermann Hesse, Isadora Duncan, Walter Gropius, Rudolf Steiner, Gustav Jung, R.M. Rilke e molti altri noti personaggi. Agricoltura naturale, yoga, terapie dolci, alimentazione naturale, danza e ginnastica euritmica, pacifismo, nudismo, ecc., sono le materie di questa singolare e fortunata scuola di vita.
La medicina naturale, intanto, fa progressi. Il Naturismo, in medicina, come si è visto con Rikli e Kneipp, è quella «corrente che riconosce alla Natura la capacità di sanare i morbi (vis medicatrix naturae) e tende a rinchiudere la terapia negli angusti limiti di una funzione ausiliaria delle difese naturali.
Il Naturismo ha origini antichissime e in Ippocrate il suo massimo esponente» (Diz. Enc. It. citato). Il medico Paul Carton in Francia e il medico Max Bircher Benner in Svizzera, nella prima metà di questo secolo, devono contrastare l'opposizione della medicina ufficiale alle loro terapie fondate sull'alimentazione, il digiuno e le erbe. Carton conduce una dura battaglia contro i «tre alimenti as¬sassini»: carne, zucchero e alcol. Il crudismo e l'uso preventivo e terapeutico di frutta e verdura fresche si impongono nella dietologia. In Italia, i medici naturisti Arnaldi, Paoletti, Piccoli ed Her¬mann divulgano e praticano la medicina ippo¬cratica.
La pedagogia alternativa fa tesoro di Rousseau, di Steiner e della riscoperta del corpo. Nel 1927 viene aperta a Glusinger (Germania) una scuola media con classi miste di maschi e femmine, basata sull'iniziativa e creatività degli allievi, e sul naturismo (ginnastica, agricoltura naturale, cibo sano, vita all'aria aperta, nudismo). Nello stesso anno, però, fallisce per motivi finanziari una analoga iniziativa organizzata a Bacon (Inghilterra) dal filosofo Bertrand Russell.
L'altro settore del Naturismo, quello naturalistico e conservazionista, aveva compiuto faticosi passi in avanti. È del 1872 l'istituzione del primo vero parco nazionale al mondo, a Yellowstone (Stati Uniti), «per il beneficio e il godimento delle future generazioni». Man and nature (sottotitolo: La geografia fisica modificata dall'azione dell'uomo), opera fondamentale del «movimento di conservazione delle xisorse naturali», esce a firma di George Perkins Marsh nel 1864. A Parigi nel 1895 si tiene un congresso di ornitologi per decidere quali specie sono da proteggere. Tre anni dopo il presidente del Sud Africa Paul Druger crea la riserva Sabie Game, che nel 1926 diventerà il Kruger National Park. Nel 1901 a Berlino zoologi e zoofili decidono di «proteggere tutti gli animali superiori considerati inoffensivi e minacciati di estinzione dall'estendersi delle colture». Nel 1900 il governo inglese promuove un convegno tra le colonie africane per proteggere fauna e flora del continente nero.
In grande stile, il Presidente degli Usa Theodore Roosevelt lancia nel 1908 «la prima campagna di conservazione delle risorse forestali, idriche e naturali d'America». Nel 1910 lo zoologo svizzero Paul Sarasin propone al Congresso di zoologia di Graz (Austria) la creazione di un organismo internazionale per la protezione della natura, che viene costituito nel 1913, poi sciolto per gli eventi bellici, poi riproposto dal governo di Parigi nel 1923 e finalmente costituito nel 1928 come Ufficio centrale di coordinamento per la protezione. Nel 1935 diventa l'Ufficio internazionale per la protezione della natura (sede a Basilea). Nel 1947 Sir Julian Huxley, naturalista e direttore generale dell'Unesco, organizza la conferenza di Brunnen (Svizzera) che si conclude con la costituzione di una Unione provvisoria, finché la definitiva Unesco conservazionista è creata il 5 ottobre 1948 a Fontainebleu.
È l'Uipn (Unione internazionale per la protezione della natura) che ha lo scopo di «promuovere o ap-poggiare azioni destinate ad assicurare il perpetuarsi della natura selvaggia e delle risorse naturali su base, mondiale». Nel 1956 l'Uipn sostituisce il termine «protezione» con «conservazione», e diventa l'Uicn che esiste tuttora.
In Italia, sull'esempio della Ligue Suisse pour la Protection de la Nature (1909), nascono a Bologna nel 1913 l'Associazione nazionale per i paesaggi d'Italia, e a Roma nel 1914 1a Lega per la protezione dei monumenti naturali, promossa dalla Società Botanica Italiana. A Bologna in quegli anni sorge anche la Società emiliana Pro Montibus et Sylvis, che anni dopo compie la prima inchiesta sulla fauna italiana e prende in affitto la Camosciara (2 ottobre 1921), primo nucleo del Parco Nazionale d'Abruzzo costituito nel 1922 anche per gli auspici di Benedetto Croce. La prima Commissione di studio per la conservazione della natura è istituita presso il Cnr nel gennaio del 1951. Nell'ottobre 1959 è fondata la Pro Natura Italica (che oggi si chiama Federnatura), come federazione tra le associazioni.
Italia Nostra nasce nel 1956: è un'associazione privata che intende tutelare il patrimonio storico, ar-tistico e naturale della nazione.
Gli anni '60 segnano il momento della rinascita economica dei paesi europei duramente provati dal¬la guerra.
Il «boom» miete vittime anche nell'ambiente naturale e, come accade nell'800 dopo la prima rivoluzione industriale, si tenta di correre ai ripari. Questo spiega il proliferare di iniziative ambientaliste e naturiste a partire dal 1960. L'agricoltura chimica del «benessere» uccide non solo gli insetti ma anche gli uccelli: ecco perché c'è da attendersi prima o poi una allucinante Primavera silenziosa.
Questo è il titolo del primo libro-denuncia sull'avvelenamento delle campagne causato dall'uso degli insetticidi. Esce nel 1962 negli Stati Uniti e la sua autrice, Rachel Carson, diventa famosa.
L'anno dopo la paura dei rischi dell'atomo porta alla firma dell'accordo Usa-Urss che vieta le esplosioni nucleari nell'atmosfera. Per fiancheggiare l'Uicn, di cui abbiamo ripercorso la nascita travagliata, nel 1961 viene fondato a Ginevra il fondo mondiale per la vita selvaggia (World Wildlife Fund) che aprirà una sede in Italia nel 1966. Nel 1965 in Italia è creata la Lega contro la distruzione degli uccelli, trasformata nel 1965 in Lega italiana per la protezione degli uccelli.
Fa scalpore, l'anno dopo, la dichiarazione congiunta di più di 2000 scienziati a Mentone sullo stato dell'ambiente e sui rimedi da proporre (1971), mentre nel 1972 a Stoccolma si tiene un'importante conferenza dell'Onu sull'environment, e in Italia la società Tecneco consegna alle autorità e alla stampa un allarman¬te rapporto scientifico sui mali ambientali dell'Italia.
Ma il colpo di frusta all'opinione pubblica e soprattutto ai giovani di tutta Europa lo dà l'insperata vit¬toria elettorale dell'agronomo francese René Dumont, primo candidato «verde» della storia, alle elezioni cantonali in Francia (1974). Gli ambientalisti cominciano a «fare politica». In Italia, però, tutto tace.
La situazione culturale in Italia nel 1975-76, riguardo ai temi ambientali, è molto arretrata. Italia Nostra, che è piena di architetti, si occupa in pratica so¬lo di rosoni romanico-gotici e tutt'al più urbanistici. Il WWF pensa solo al panda, l'esotico orsetto simbolo, e a qualche piccola oasi che gestisce direttamente. Il resto è deserto. Tra i sindacati e i partiti si ha la certezza che la caccia sia un diritto costituzionale, l'ecologia un futile "lusso borghese in contrasto con l'occupazione" (dichiarazioni ripetute di Cgil-Cisl-Uil e del Pci), l'energia nucleare è "pulita e sicurissima".
Ci penserà la piccola Lega Naturista, fondata a Roma nel giugno 1976, a proporre per prima all'opinione pubblica italiana, utilizzando il metodo delle «azioni esemplari» appreso dal partito radicale, il «no» alla caccia (sta nel suo Statuto il Referendum per l'abolizione della Caccia), il «no» agli zoo (Zoo di Roma, agosto 1976) e il «sì» all'alimentazione naturale, ai cereali integrali, alla prevalenza a tavola di verdura, frutta e legumi (come nell'Antichità), alle medicine naturali solo se efficaci. La LENA vuole infatti recuperare, per la prima volta in Europa, tutti i temi originariamente naturisti che ora sono diventati vessillo di conservazionisti ed ecologisti. Il Naturismo - dicono gli esponenti della Lega - si occupa di tutti gli aspetti della vita quotidiana, non solo del benessere fisico dell'uomo. La Lega Naturista influenza ed educa con i suoi dati scientifici tutti i futuri Verdi. Dalla Lega germinano due gruppi animalisti destinati ad avere successo: la Lega per l'abolizione della caccia (1978) e la Lega per i diritti dell'animale (1979).
La Lac, condotta dallo zoologo Carlo Consiglio, secondo iscritto della Lega Naturista, indice due referendum nazionali abolizionisti (più vari referendum locali), riuscendo a coalizzare tutto il movimento. Il suo ufficio legale ha molto da fare: opposizione ai calendari venatori, denunce per l'uccellagione, difesa dagli attacchi dei cacciatori (1982) del «decreto Spadolini» che accoglie in Italia la direttiva protezionista per 12 specie di piccoli uccelli, ricorsi al Tar, azioni dirette non violente (reti e lacci illegali, ecc). La Lida con Laura Girardello si specializza nella diffusione della «Carta europea dei diritti degli animali», nella lotta alla corrida, ai giochi circensi, ai combattimenti, agli allevamenti intensivi e ad altre forme di crudeltà verso gli animali.
Il gruppo animalista più radicale, sia nel tipo di proposte che per i metodi spettacolari scelti, è però la Lega anti-vivisezione, succeduta alla Uai e coordinata da Alberto Pontillo dalla fondazione (1977). Famose le sue campagne di informazione che rivelano agli italiani, per la prima volta, i raccapriccianti documenti della violenza sadica agli animali di laboratorio. L'appassionata denuncia di Hans Ruesch nel libro L'imperatrice nuda solleva un'ondata di indignazione contro gli inutili esperimenti sugli animali. Ma nel 1978 scoppia la questione nucleare.
A Montalto di Castro la grande manifestazione contro l'atomo organizzata da Nicola Caracciolo (Amici della Maremma) e dal Comitato per le scelte energetiche (Gianni Mattioli e Massimo Scalia) vede per la prima volta una grande partecipazione di popolo, ma anche due gruppi di «infiltrati»: quello colorato e giocoso («indiani metropolitani») e quello inquietante dei teorici della violenza (gli «autonomi»).
Sulla spinta degli animalisti ultrà e dei naturisti, anche il WWF si modernizza e affronta i temi nuovi, con un aplomb di stile anglosassone molto raro in Italia. Condotto da Fulco Pratesi, il WWF italiano continua l'impegno conservazionista ed ecologico (oasi, zone protette direttamente gestite, lobbing sulla classe politica), che lo caratterizza come il primo e più scientifico tra i gruppi ambientalisti italiani; ma scoprendo il suo segreto lato «naturista» diventa dichiaratamente anti-caccia e anti-nucleare (anni '80), dimenticando l'aurea neutralità ecologica degli anni '70. Oggi il WWF ha in programma perfino l'agricoltura biologica e la fitoterapia. Non ama, è vero, le azioni spettacolari e un po' cinematografiche alla Green peace, ma può vantare risultati concreti, come quello di aver salvato l'orso marsicano e il lupo appenninico.
Nato per l'unificazione di due gruppi canadesi che protestavano con azioni alla Rocambole contro gli esperimenti nucleari a Mururoa, nel 1971, Greenpeace internazionale è stato managerialmente coordinato da David Mac Taggart. Le sue azioni esemplari (con una vera e propria flotta di piccoli yacht) hanno molto rilievo sulla stampa e in televisione. Il mare (balene, cuccioli di foca, scorie e rifiuti radioattivi nel North Sea) è al centro degli interessi di questo ricchissimo e un poco misterioso gruppo ambientalista che dall'83 ha un coordinamento generale in Gran Bretagna e dalla fine dell'86 ha una sede anche in Italia (direttore generale: Gianni Squitieri).
Di provenienza politica, più legati agli aspetti pubblici e sociali dell'ambientalismo, soprattut¬to centrali nucleari ed energia - al momento della fondazione (1977) la denominazione del gruppo era Lega per l'energia alternativa e la lotta antinucleare - gli Amici della Terra, sede italiana dei Friends of Earth inglesi, sono retti per anni da Mario Signorino e Rosa Filippini. Di area radicale, negli ultimi tempi hanno preso le distanze dal partito di origine, alla ricerca di una loro autonomia operativa e scientifica.
Ultima nata, infine, fondata nel 1980 tra iscritti dell'Arci, l'associazione def tempo libero vicina al Pci e in minor misura al Psi, è la Lega per l'ambiente, accusata di aver «dipinto di verde la barba di Marx» e di essere condotta come un pic¬colo partito politico di sinistra. E' però dotata di un buon consiglio scientifico. Inquinamento, educazio¬ne merceologica e diritti del cittadino, sono al centro dell'attività divulgativa della Lega, che ultimamente sta cercando una sua autonomia dalla sinistra tradi¬zionale.
Il resto è cronaca d'oggi, con i «Verdi» in Parlamento, e il simbolo del «Sole che ride» nei consigli comunali, provinciali e regionali di tutta Italia, in rappresentanza del variegato «arcipelago verde» di club, leghe e associazioni, che li ha candidati e fatti eleggere. Ma avranno l'umiltà di riandare indietro nel tempo - magari con l'aiuto della nostra rievocazione storica - fino alle avventurose origini di quella che un marziano potrebbe scambiare per un'esoterica «setta di adoratori del Sole?»
Nico Valerio