03 gennaio 2009

 

Il cemento più degli aerei emette CO2. Inventato uno nuovo che la riassorbe

Un vecchio cementificio italiano
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Gli ecologisti se la prendono tanto con i visibilissimi e rumorosi aerei, che inquinano molto, ma che – con tutta la predilezione che abbiamo per le navi e i treni – sono l’unico mezzo che ci può portare in alcune località lontane. Ma non protestano mai contro il cemento. A dire il vero, protestano contro il "cemento", ma solo come simbolo di seconde case abusive e urbanizzazioni selvagge, e fanno benissimo, ma non incolpano mai il cemento in quanto tale.
Eppure, pare che la produzione del cemento, base dell'edilizia civile, industriale e delle costruzioni stradali, sia tra i principali responsabili dell’aumento del riscaldamento globale, soprattutto per l'arretratezza delle tecnologie utilizzate dall'industria cementiera.
Secondo i dati esposti dagli esperti e riferiti di recente da un articolo del Guardian, dopo un convegno europeo a cui hanno preso parte cementieri e ambientalisti, la produzione del cemento è responsabile del 5 per cento circa dell’anidride carbonica emessa ogni anno. Quindi, più della CO2 dovuta al trasporto aereo. E le prospettive sono inquietanti. Secondo i dati della banca francese Credit Agricole, nei prossimi 10 anni la domanda di cemento aumenterà del 50 per cento, con conseguenti aumenti di emissioni. La Cina sta aumentando ogni anno a tassi incredibili, nonostante la crisi, la quantità di cemento usata. Si stima che l’industria cementiera potrebbe arrivare ad emettere da sola una quantità di CO2 pari a quella oggi prodotta dall'intera Europa. Ed è vero che negli ultimi anni l'energia impiegata per produrre 1 ton di cemento è diminuita, ma in compenso è aumentata la produzione totale, quindi l'inquinamento assoluto, come si legge in un sito che riporta, sia pure criticamente, i dati dell'industria cementiera inserendoli in un grafico rappresentativo.
Ora il sito online del giornale inglese ritorna sull’argomento con un servizio in cui anticipa l’invenzione da parte degli ingegneri della britannica Novacem d’un particolare tipo di cemento capace di riassorbire in fase di essiccazione della mescola umida usata nelle costruzioni la CO2 che ha contribuito ad emettere in fase di produzione. Una nemesi positiva, una sorta di espiazione tecnologica. E’ come se le plastiche da imballaggio fossero dotate di una molecola che dopo una certa scadenza – stampigliata su un’etichetta – cominciassero ad riassorbire la CO2 che hanno emessa nascendo.
Se la notizia inglese è fondata e se la tecnologia innovativa non era già nota – non possiamo saperlo – si tratta d’una piccola rivoluzione tecnologica. Perché la produzione del nuovo cemento – a base di silicato di magnesio - vuole temperature più basse dei 1500°C abituali dei forni dei cementifici, e perciò minore spesa energetica.
Ma la seconda novità è che il nuovo cemento – a detta dei suoi inventori - assorbirebbe grandi quantità di CO2 mentre si solidifica, compensando l’atmosfera del danno arrecato in fase di produzione. Gli inventori addirittura assicurano che riporterebbe il proprio bilancio CO2 in pareggio.
Grande è l’interesse di aziende utilizzatrici, investitori e anche di ambientalisti.
Peccato solo che la produzione di questo cemento sia ancora in fase sperimentale, e che per essere portato sul mercato dovrà aspettare quasi cinque anni.

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Comments:
Ricordate quando erano solo le auto e gli aerei a produrre inquinamento e CO2? Bei tempi. Adesso si scopre che ogni attività dell'uomo e...degli animali incide. Ora è la volta del cemento, domani di altre attività. Ma così la risoluzione del problema si allontana.
 
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