09 dicembre 2009
Meno biodiversità, e le malattie vecchie e nuove si globalizzano come epidemie
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Rischiamo di ammalarci della malattia di Lyme, e non solo, per colpa della nostra trasandatezza ecologica. La Nemesi che ci tocca per avere per troppo tempo maltrattato la Terra? Ma sì, in fondo le zecche ci mordono e succhiano il sangue, trasmettendoci i batteri terribili, "per conto dell'ecosistema".
Uno studio collega l'emergenza di nuove malattie e la diffusione globale di malattie un tempo locali ai cambiamenti nella biodiversità e al declino e all'estinzione delle specie. Lo riporta l'ultimo numero della newsletter Scienze online. La distruzione e la perdita di biodiversità, trainata dal rimpiazzamento delle specie locali con specie esotiche, dalla deforestazione, dalla globalizzazione dei trasporti e da altri cambiamenti ambientali può aumentare l'incidenza e la diffusione delle malattie infettive fra gli uomini. E' questa la conclusione a cui è giunto uno studio condotto da ricercatori dell'Università del Vermont e della Environmental Protection Agency pubblicato sulla rivista "BioScience" (Biodiversity Loss Affects Global Disease Ecology). "Una quantità di nuove malattie sta emergendo e quelle che un tempo erano locali stanno diventando globali. Malattie come il West Nile Virus si sono diffuse in tutto il mondo molto rapidamente"; osserva Joe Roman, uno degli autori. Questa non è la prima volta che l'uomo deve fronteggiare una raffica di nuove malattie. Già il passaggio dalla caccia all'agricoltura, la domesticazione e la creazione di insediamenti stabili portarono a una prima "transizione epidemiologica". Una successiva fu dettata dalla Rivoluzione industriale, con un declino delle malattie infettive e l'aumento di tumori e allergie. Ora, dicono gli autori, siamo di fronte ancora una volta a una fase di questo tipo. "Questo è il primo lavoro che collega l'attuale transizione epidemiologica ai cambiamenti nella biodiversità e al declino e all'estinzione delle specie", osserva Montira Pongsiri, dell'EPA. "Molte persone hanno lavorato su questo argomento in relazione a singole malattie - dal West Nile virus alla malaria, dalla schistosomiasi agli hantavirus - ma nessuno ha raccolto tutti questi studi e li ha messi a confronto. Noi abbiamo analizzato tutti questi studi e mostrato che l'emergere o il riemergere di molte malattie è legato alla perdita di biodiversità. Guardando da un punto di vista più ampio a questo problema possiamo dire che non si tratta affatto di casi specifici. Sta accadendo qualcosa a scala globale", ha detto la Pongsiri. "Non stiamo dicendo che la perdita di biodiversità sia il fattore primario di tutte queste malattie emergenti, ma è evidente che ha un ruolo importante", ha detto Roman. "Prendiamo il caso della malattia di Lyme, trasmessa da zecche infettate dal batterio Borrelia burgdorferi", spiega la Pongsiri. "La zecca riceve il batterio solitamente succhiando il sangue di piccoli animali, negli Stati Uniti soprattutto da un piccolo roditore, il peromisco dai piedi bianchi. Storicamente la malattia era rara molto probabilmente perché c'era una vasta gamma di mammiferi differenti. La zecca si alimentava di molte di esse, ma dato che molte sono un ospite poco adatto al batterio solo poche zecche la trasmettevano all'uomo. La frammentazione e riduzione delle foreste e dei boschi ha portato a un drastico declino del numero di mammiferi e al prosperare del peromisco. Così, quanto più si diffonde il peromisco nei boschi, tanto maggiore è la probabilità che la zecca sia infetta e quindi di essere morsi proprio da una zecca infetta".
Etichette: animali, epidemiologia, ricerca
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