06 dicembre 2009
Riscaldamento globale. Hacker dà ragione ai negazionisti contro i catastrofisti
Il grafico (cliccarvi sopra per ingrandirlo) pubblicato su World Climate Report mostra la tendenza sostanzialmente orizzontale delle temperature negli Stati Uniti dal 1895 al 2009. In basso, il contestato grafico IPCC delle temperature ricostruite dell’ultimo millennio.
COME RISCALDARE UN MONDO CHE FORSE SI STA RAFFREDDANDO
Gianfranco Bangone, Il Riformista, 25 novembre 2009
Fuga di notizie. Finiscono in rete migliaia di mail trafugate da un server dell'Università dell'East Anglia. A leggerle sembrerebbe che i dati sul global warming siano stati “addomesticati” o quantomeno che siano stati ignorati («dieci anni con temperature relativamente stabili») quelli che non lo confermavano. Un migliaio di mail vengono trafugate da un server dell'Università della East Anglia e finiscono in rete. È la corrispondenza fra alcuni ricercatori che hanno contribuito a provare l'aumento delle temperature degli ultimi decenni e il loro lavoro è alla base dei Rapporti dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i mutamenti climatici.
Nelle mail rese pubbliche c'è di tutto: espedienti per aggiustare i dati che confermino il riscaldamento, proposte per minare la credibilità dei propri avversari e occultare i dati più scomodi.
Il grafico che vedete in questa pagina (v. sotto, cliccarvi sopra per ingrandirlo) è forse il più famoso di tutti i tempi e si è meritato il nome di “hockey stick” (o mazza da hockey). Rappresenta i valori di temperatura dell’ultimo millennio ed è la prova più citata a sostegno della tesi sul contributo delle attività antropiche al riscaldamento globale. La ricostruzione è stata pubblicata nel 1998 e gli autori sono tre climatologi: Michael Mann, Raymond Bradley e Malcom Hughes. Il grafico assume un significato politico assoluto nel 2001 quando diventa l’architrave del terzo Rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i mutamenti climatici (Ipcc), oltre a figurare in centinaia di documenti istituzionali e politici che sostengono la necessità di tagliare drasticamente le emissioni di gas serra.
Va precisato che l’andamento delle temperature indicate nel grafico è una ricostruzione che utilizza varie fonti di dati: misuriamo le temperature a partiredal 1850, per cui per ricostruire quelle precedenti si è dovuto ricorrere ai cosiddetti proxy, ovvero a temperature ricavate dagli anelli degli alberi o a microrganismi contenuti nei sedimenti lacustri e marini.
Ma al di là dei tecnicismi, resta il fatto che la ricostruzione di Mann e colleghi dimostra un andamento pressoché piatto delle temperature fra l’anno 1000 e gli inizi del secolo scorso, dopo di che sale inesorabilmente con una curva molto ripida. È quindi un segno evidente che le attività umane sono responsabili, attraverso le emissioni di gas di serra, di questo precipitoso aumento. Da un punto di vista strettamente politico è la pezza d’appoggio scientifica che giustifica il Protocollo di Kyoto e qualsiasi altro programma di mitigazione seguirà.
La controversia sulla solidità di questa ricostruzione inizia nel 2003 quando un consulente minerario canadese, Stephen McIntyre, la sfida apertamente sostenendo che è viziata da artefatti dovuti a calcoli sbagliati e a dati inaffidabili. Negli anni che seguono si scatenerà un intenso dibattito con decine di lavori pubblicati pro o contro, contesa destinata a restare nell’ambito degli addetti ai lavori. Si occuperanno del caso molte istituzioni accademiche fra cui il National Research Council e la National Academy of Sciences statunitense, oltre a un sottocomitato del Senato americano ed associazioni disciplinari. Il gruppo originario del 1998 nel frattempo recluta altri ricercatori, viene ribattezzato “The Team” e diventa l’anima “tecnica” del gruppo di esperti dell’Ipcc che realizza la parte scientifica del rapporto redatto ogni quattro anni dall’agenzia dell’Onu. Insomma parliamo di climatologi sulla cresta dell’onda che pubblicano su riviste a grande fattore di impatto e hanno un peso notevolissimo anche nell’influenzare le politiche nazionali sulla mitigazione del clima.
Ora però la credibilità di questo gruppo è duramente messa alla prova dalla pubblicazione di un migliaio di mail, che un hacker avrebbe trafugato dal server dell’Università della East Anglia in Gran Bretagna. Anche se l’ipotesi più probabile è che sia stato un ricercatore del gruppo, e non un hacker, a trafugare la documentazione. Il materiale “piratato” è stato appoggiato su un server russo dove generalmente il popolo della rete si collega per scaricare gratuitamente programmi craccati.
Più di mille mail sono oggi disponibili e alcune lasciano sospettare una vera e propria cospirazione per minare la credibilità delle riviste che hanno pubblicato i lavori degli avversari. In un primo momento queste mail sono state definite apocrife, ma siccome potevano diventare un boomerang molti ricercatori chiamati in causa hanno preferito ammettere che sono vere.
È noto da diversi anni, ad esempio, che la temperatura in questo momento non è in crescita, così un ricercatore scrive in una mail: «Sì, non è molto più alta del 1998 e tutto questo mi preoccupa… c’è la possibilità di avere davanti un periodo lungo una decina d’anni con temperature relativamente stabili… forse posso tagliare gli ultimi punti sulla curva prima del mio intervento».
Nel 2008 il solito McIntyre inoltra una domanda utilizzando il Freedom Information Act, un provvedimento che garantisce il libero accesso a dati governativi o istituzionali se non attengono alla sicurezza nazionale. La notizia si sparge e immediatamente dopo c’è un fitto scambio di missive in cui si chiede di cancellare la corrispondenza sull’argomento.
Ma questo è il meno, le mail più preoccupanti - e sono decine - sono quelle che indicano i modi per aggiustare i dati che non convergono con l’interpretazione del Team.
Questa patata bollente arriva in una fase abbastanza delicata: da una parte manca poco al meeting di Copenaghen dove si discuterà di un Kyoto II che ha già un bel po’ di guai, dall’altra diversi gruppi scientifici stanno lavorando al prossimo rapporto dell’Ipcc dove non si potranno truccare le carte come in passato.
Un altro nodo sarà il comportamento delle riviste scientifiche che hanno pubblicato i lavori “addomesticati” e che ora riceveranno non poche contestazioni.
Lo scandalo è certamente di enorme portata perché solleva molti dubbi sull’onesta scientifica del gruppo più influente del settore, ma siccome questi ricercatori hanno lavorato con finanziamenti pubblici c’è anche il rischio che si apra una inchiesta federale.
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Scienziati "negazionisti" contro "catastrofisti"
«SUL CLIMA DATI FALSIFICATIi»
HACKER SCOPRE I TRUCCHI DEGLI SCIENZIATI
Paolo Valentino, Corriere della Sera, 22 novembre 2009
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Gli scettici sul riscaldamento del clima sono in piena euforia. Convinti di aver colto con le mani nella marmellata i profeti di sciagure e gli sciamani del global warming. In pieno negoziato per non far fallire il vertice di dicembre a Copenaghen, lo scandalo dei dati ritoccati rivelato ieri dal New York Times fa riesplodere la disputa pubblica sui danni veri o presunti causati dai gas serra alla sostenibilità climatica del pianeta. Gridano alla truffa i negazionisti, rispondono con uguale veemenza i teorici della responsabilità umana, invocando l’enorme quantità di dati a sostegno delle loro tesi. Qualche dubbio sulla qualità della ricerca rimane. Soprattutto ora, che centinaia di e-mail, rubate da pirati telematici dai computer della University of East Anglia, in Gran Bretagna, rivelano che autorevoli ricercatori e scienziati inglesi e americani hanno spesso «forzato» e in qualche caso alterato i dati in loro possesso, per combattere gli argomenti degli scettici, concordando vere e proprie strategie di comunicazione per convincere l’opinione pubblica. Non mancano nella corposa corrispondenza riferimenti derisori e insulti personali a quanti mettono in dubbio la tesi del global warming, che uno degli autori delle mail definisce «idioti». «Questa non è una pistola fumante, è un fungo atomico », ha detto al quotidiano newyorkese Patrick Michaels, un esperto climatico che da tempo accusa il fronte del surriscaldamento di non produrre prove certe e dati convincenti a sostegno delle tesi catastrofiste.
LA SCOPERTA - La scoperta dell’incursione è avvenuta martedì scorso, dopo che gli hackers erano penetrati nel server di un altro sito, un blog gestito dallo scienziato della Nasa Gavin Schmidt, dove hanno cominciato a scaricare i file degli scambi di posta elettronica tra questi e gli studiosi di East Anglia. Due giorni dopo, le prime mail hanno cominciato ad essere pubblicate su The Air Vent, un sito dedicato agli argomenti degli scettici. La polizia ha aperto un’indagine, anche se i primi dubbi sull’autenticità della posta sono stati sciolti dagli stessi scienziati anglo-americani, che hanno confermato di essere gli autori. «Il fatto è che in questo momento non possiamo dare una spiegazione alla mancanza di riscaldamento ed è una finzione che non possiamo permetterci», scriveva poco più di un mese fa Kevin Trenberth, del National Center for Atmospheric Research di Boulder, in Colorado, in una discussione sulle recenti variazioni atipiche della temperatura. Ancora, nel 1999, Phil Jones, ricercatore della Climate Unit a East Anglia, ammetteva in un messaggio al collega Michael Mann, della Pennsylvania State University, di aver usato un «trick», un accorgimento per «nascondere il declino» registrato in alcune serie di temperature dal 1981 in poi.
GIUSTIFICAZIONI - Mann ha cercato di sminuire il significato del termine trick, spiegando che è parola spesso usata dagli scienziati per riferirsi a «un buon modo di risolvere un determinato problema» e non indica una manipolazione. Nel caso specifico, erano in discussione due serie di dati, una che mostrava gli effetti delle variazioni di temperatura sui cerchi dei tronchi degli alberi, l’altra che considerava l’andamento delle temperature atmosferiche negli ultimi 100 anni. Nel caso dei cerchi degli alberi, l’aumento della temperatura non è più dimostrato dal 1960 in poi, mentre i termometri hanno continuato a farlo fino a oggi. Mann ha ammesso che i dati degli alberi non sono stati più impiegati per individuare la variazioni, ma che «questo non è mai stato un segreto». Secondo Trenberth, le e-mail in realtà mostrano «l’integrità sostanziale della nostra ricerca». Ma per Patrick Michaels, lo scandalo rivela l’atteggiamento fondamentalista dei teorici del global warming, «pronti a violare le regole, pur di screditare e danneggiare seriamente la reputazione di chi vuole solo un onesto dibattito scientifico ».
Una "bomba" riportata da molti giornali in tutto il mondo ma nelle pagine interne, cosicché il largo pubblico l'ha persa. Sul blog di giovani economisti italiani negli Usa sono riportati alcuni grafici. Ed ecco i siti Climate Monitor, BBC News e Il Foglio, e i blog degli scienziati "scettici" Watts e Beauregard. Per un quadro complessivo di un problema così dibattuto si veda anche la voce di Wikipedia.
Etichette: costume, politica, ricerca, riscaldamento globale
Non è un piccolo intoppo: fa capire la mala fede di certi scienziati su cui il mondo si affida (e di certi politici e lobbies per non dire di una certa Elitè Malthusiana)! Fa capire che la popolazione globale è stata truffata x anni e VIENE ANCORA TRUFFATA anche dopo che queste importanti prove sono uscite!
Se vogliamo "salvare l'ambiente" non dobbiamo concentrarci sull' innocua CO2 ma sui veri inquinanti: prodotti chimici, pesticidi, fertilizzanti, onde EM di ogni tipo, devastazione del territorio ecc ecc.
è paszzesco che ad un anno dallo scandalo sia tutto di nuovo come prima: in pratica l'hanno insabbiato! In TV gli stessi personaggi sono tornati a sbandierare la Mazza da Hockey e a dire che c'è consenso unanime sull' AGW ec.
Ho di recente aperto un blog (con annessa mailing List)su questi temi:
http://effetto-serra.blogspot.com
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