11 novembre 2012
Un’alluvione di stupidità. Quella vergognosa passività della gente che non fa nulla per prevenire.
Basta! E’ ora di dire basta all’idiozia di tanti che vivono da decenni, senza fare nulla, con fatalismo e passività, in zone ad alto rischio idro-geologico. E continuano anno dopo anno, come se niente fosse, a non tener conto dell’insegnamento della Natura nell’anno precedente, cioè a insediarsi nei luoghi sbagliati, a costruire case, a versare cemento sulla terra, a non abbattere case e strade abusive, soprattutto a non lasciare liberi o ricreare - se ostruiti - i necessari canali di scolo in caso di piogge torrenziali. E se in Italia continuano a erigere case e strade sul letto di potenziali torrenti (cioè sulle ben note “aree alluvionali”) e cementificano le strade in modo che le acque superficiali non trovino spazio, negli Stati Uniti insistono imperterriti a tirar su quelle loro incredibili casette di legno, senza fondamenta e con tetti leggeri, che ogni nuovo ciclone spazza via. Anche questo ricominciare ogni volta da zero, salvo piangere molte vite umane, serve forse a dare ossigeno all’economia rilanciando spese e investimenti? Ma perché non si spendono soldi per la prevenzione? E’ da pazzi!
E che fanno gli Amministratori locali? Anziché allargare le aree di non edificabilità attorno ai torrenti, le riducono. Guardiamo un po’ di storia e di regolamenti al riguardo:
L’Italia liberale proibiva di costruire a meno di 10 m dalle sponde dei fiumi (Regio Decreto n.523, 1904). “Altri tempi”, come ironizzano alcuni politicanti e amministratori locali corrotti o imprevidenti di oggi? Certamente, in fatto di competenza, prudenza e onestà della classe dirigente verso i cittadini.
Fatto sta che i Governi populisti del Dopoguerra sono andati a caccia di voti elettorali a forza di stendere veli sui reati urbanistici ed edilizi (condoni dei Governi Craxi nel 1984 e Berlusconi nel 1996 e 2003).
Poi, nel 2011, addirittura sono stati non ampliati, come dovevano suggerire le ricorrenti esondazioni, ma ridotti i limiti di edificabilità. Un incredibile provvedimento della Regione Liguria (art. 4 del Regolamento Regionale, in Bollettino regionale n. 3 del 20 luglio 2011), ha ridotto il limite di edificabilità nei centri urbani per corsi d’acqua di carattere torrentizio da 10 metri a 3 metri dalle sponde, in contrasto con l’art. 115 del Codice dell’ambiente (Decreto legislativo n.152 del 2006), che stabilisce ai fini anche della conservazione della biodiversità, della stabilizzazione delle sponde e della funzionalità dell’alveo, che “le Regioni disciplinano gli interventi di trasformazione e di gestione del suolo e del soprassuolo previsti nella fascia di almeno 10 metri dalla sponda di fiumi, laghi, stagni e lagune, comunque vietando la copertura dei corsi d'acqua che non sia imposta da ragioni di tutela della pubblica incolumità”.
Si noti, poi, che questi corsi d’acqua nei centri urbani (p.es. a Genova) sono già storicamente costretti da coperture innaturali (anch’esse vietate, se non per tutelare l’incolumità pubblica!), plateazioni di cemento armato, tombini (i torrenti ridotti a fognatura?) e canalizzazioni artificiali, come ha fatto notare in un appello al Presidente della Liguria, Burlando, il WWF che chiede il ripristino del limite dei 10 m dalle sponde dei corsi d’acqua.
Che fare, quindi, se gli Amministratori locali non capiscono il problema, non prevengono, non si oppongono per motivi elettorali alla richiesta folle di spazio ai danni dell’ambiente naturale da parte dei cittadini, preferendo cinicamente alluvioni ed esondazioni ricorrenti (magari pagate coi soldi di tutti gli Italiani), anziché programmi razionali di manutenzione, rifacimento e abbattimento anno dopo anno di ciò che è stato costruito, abusivamente o no in riva ai torrenti? E non parliamo dei cittadini, liguri ma anche delle altre Regioni periodicamente colpite dalle esondazioni per colpa unicamente del loro abitanti! “Ben gli sta” è il minimo che si possa dire. Altro che “calamità naturale”.
Ancora una volta i giornali (ma è la psicologia dei lettori, oltre all’utilità di chi chiederà poi soldi allo Stato e ai privati con pubbliche sottoscrizioni, che richiede la “catastrofe”, il “fatto eccezionale”) parlano di pioggia eccezionale, diluvio, addirittura di ciclone. “In poche ore – è l’immagine più usata – caduta tanta pioggia come in sei mesi”. E certo: si compara il momento di picco con una media. L’arte cinica di fare titoli. La cinica arte di ingigantire i danni e chiedere soldi agli altri, anche quando le colpe sono nostre. O magari di addossare le colpe al tardivo intervento della Protezione Civile. Tardivo? Non più di quello delle popolazioni locali, che di solito sono quelle che hanno devastato il territorio ponendo le premesse per l’alluvione o gli smottamenti. In realtà, da che mondo è mondo, ogni autunno, ogni primavera, ogni inverno, ogni estate è “una stagione eccezionale”. La memoria degli uomini è corta, figuriamoci quella di giornali e tv!
Così, è sufficiente un normale autunno per entrare nel dramma: smottamenti, inondazioni, allagamenti, morti, feriti. Addirittura si chiudono le scuole a Genova e si invitano i cittadini della ricca Versilia a non uscire di casa e a rifugiarsi ai piani alti. Loro che, fortunati hanno case a più piani. Ma è una ricchezza immeritata. 70 millimetri di pioggia giustificano il caos nella 7.a o 8.a potenza industriale del Mondo? Piuttosto sono 70 punti di quoziente d'intelligenza! Liguria, Toscana, Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania e tutto il resto del Paese. Che per il suo passato meriterebbe abitanti molto più attivi, cioè più intelligenti e più onesti. E’ sufficiente un po' di normalissima pioggia per dichiarare l'emergenza? Ma allora sono tutti stupidi. Erano stati avvertiti, da anni, hanno avuto alluvioni e morti da molti anni.
E loro che fanno? Che faranno passata l’alluvione? Nulla. Trascorrono tutto l'anno a commentare le grandi piogge dell’anno passato, e ad aspettare le ancor più terribili piogge dell'autunno e della primavera futura. Inattivi. Impiegano il tempo come rimbambiti a guardare la tv, a giocare coi video-giochi, a bere all'osteria o al bar, a esibire l’ultimo tablet o il vestiario firmato, a innaffiare il giardino, a lavare l'auto, al massimo a fare muscoli, aerobica o danza in palestra: questi gli unici sport di massa in Italia. Non capiscono, giovani, vecchi, uomini e donne, che già da molti anni, anziché pensare all’ultimo Ipod, dovevano tirarsi su le maniche, lavorare tutto l’anno, rivoluzionare i loro insediamenti urbani, rimboschire in modo ossessivo la montagna e ogni collina, lasciare libero con ampi margini esondativi ogni torrente, ogni fiume (con tutto il tempo libero che hanno), rafforzare ma talvolta anche togliere del tutto gli argini se cementati o troppo stretti, e soprattutto abbattere le loro schifose casette costruite dove non dovevano essere costruite.
Nessuna solidarietà, no, a questa gente che egoisticamente se ne sta tutto l’anno “per conto suo”, chiusa nel suo salotto o tinello, nella sua stupida, linda e inutile privacy all’italiana, individualisticamente, senza collegarsi agli altri, senza creare comitati di quartiere, di villaggio, squadre di intervento operativo, catene via internet per monitorare boschi e colline, ma aspetta tutto dall’Alto, dalle Autorità, dai presunti Tecnici (che, tranne gli impeccabili Vigili del Fuoco e altre rare istituzioni) altro non sono che gli stessi abitanti pigri in altra veste…), dalle corrotte Regioni, e specialmente dal papà-Stato, che pur con le sue pecche è addirittura migliore dei singoli suoi “componenti”: i suoi cittadini. E che, anzi, viene da loro, ingrati, disprezzato. Ma non sanno gli Italiani che così disprezzano se stessi? Da chi credono che sia fatto lo Stato, se non dai normalissimi cittadini infingardi, poco intelligenti, furbi, corrotti, pigri e pure anarcoidi? Perciò, anche per le presenti e future alluvioni “da forza maggiore”, per questa ed altre prevedibilissime “fatalità”, per l’attuale e le successive puntuali “emergenze”, invito tutti a non esprimere nessuna commozione. Questa gente che si atteggia a vittima, mentre non previene nulla, ma è subito pronta a chiedere soldi per i danni (che essa stessa ha inferto) è la sola colpevole. Colpevole recidiva di non aver controllato per decenni sindaci, capi-regione, politici, tecnici locali ecc. dello sfascio dell'Italia. Che sembra solo uno sfascio idro-geologico e urbanistico, ma è in realtà uno sfascio intellettuale e morale. Le alluvioni, i disastri, le emergenze, i terremoti, sono lo specchio di questo stupido Paese di oggi, che non si merita i suoi antichi Antenati, che erano fatti di ben altra pasta.
AGGIORNATO IL 21 NOVEMBRE 2014
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