01 marzo 2009
Italia Nostra: “Nucleare poco sicuro, di là da venire, insufficiente per l’Italia”
Illusoria la prospettata indipendenza energetica per il contributo in ogni caso limitato (valutabile non oltre il 10 %) che le nuove centrali assicurerebbero al fabbisogno, mentre i tempi di realizzazione sono tali da non soddisfare le esigenze da oggi ai prossimi dieci anni. I costi della centrale finlandese di Olkiluoto (1600 MW, progetto franco-tedesco) sono lievitati a più di 4,5 miliardi di euro: in costruzione dal 1998, dovrebbe entrare in funzione non prima del 2011.
Non viene invece considerata un’alternativa diversa, molto meno costosa, di ritorno immediato e rispettosa dell’ambiente: il risparmio energetico, complessivamente apprezzabile nel 25 %, se perseguito con impegno.
La Commissione Europea ha valutato infatti che i risparmi energetici negli edifici possono raggiungere il 30 %: ma il Governo italiano spinge al risparmio attraverso detrazioni fiscali, perciò usufruibili da pochi, e con disposizioni che ne limitano l’applicabilità. Continua a finanziare il teleriscaldamento, nonostante le elevate perdite di calore nella distribuzione. Continua a permettere la costruzione di nuovi edifici ad alta dispersione di calore, come quelli con grandi superfici vetrate. In Italia il fabbisogno energetico attuale degli edifici è di circa un terzo del fabbisogno totale.
Sempre la Commissione Europea ritiene che l’industria manifatturiera possa raggiungere un risparmio del 25 %, con provvedimenti quali la sostituzione di motori ad alta efficienza . Per un consistente risparmio di energia basterebbe variare le tariffe dell’energia elettrica e del gas venduti alle industrie energivore, spingendole ad utilizzare per i cicli termici direttamente il gas invece dell’energia elettrica.
E l’industria assorbe circa un terzo dell’energia nazionale.
L’altro terzo riguarda i trasporti: l’industria automobilistica, stretta dalla crisi, studia modelli a basso consumo. Ma non basta: file interminabili di camion sulle nostre autostrade denunciano la crisi del trasporto su rotaia, da affrontare dunque con modi radicalmente diversi.
In conclusione. L’accordo per le centrali nucleari sembra corrispondere esclusivamente all’interesse dell’industria atomica francese, in crisi di ordini (in Europa tre soltanto le centrali nucleare in costruzione), con subordinate compartecipazioni per l’industria italiana. L’unica e vera motivazione è dunque quella della colossale dimensione dell’affare e ben si spiega che l’accordo bilaterale totalmente prescinda dalle strategie dell’Unione Europea così in tema di politiche dell’energia come in funzione delle misure per contrastare gli effetti sull’ambiente delle modifiche climatiche.
ITALIA NOSTRA
D'accordo anche sul Referendum: vero che sono passati 20 anni, però, costituzionalmente...
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