13 luglio 2011
Eco-affari. Distrugge la natura il boom della energia “verde” finanziata dallo Stato
L’energia pulita sporca? E’ un paradosso. E’ quello che sta accadendo in Lombardia, e anche nel resto dell’Italia, specie al Sud, dove la speculazione e la criminalità dominano, e certamente non aspettavano altro per riciclarsi in qualcosa di legalmente ed ecologicamente “pulito”. Anche se, ora si vede chiaramente, “sporca” paesaggio e ambiente.
Ma come, si è lamentato un lettore del Corriere, prima gli ecologisti propagandano le energie rinnovabili e poi si accorgono che rovinano l’ambiente? Siete incontentabili. “Eh, ma che potevamo immaginare – rispondono quelli – che ne avrebbero approfittato cani e porci, anche quelli che dispongono di fonti energetiche modeste o addirittura inadeguate?”
Insomma, il solito caso di furbizia all’italiana, oppure una normale speculazione di mercato che sarebbe accaduta ovunque? Eppure, il caso delle altissime e invasive torri eoliche che hanno distrutto il paesaggio da cartolina di tanti crinali montuosi del Centro-Sud avrebbe dovuto mettere sull’avviso. E invece, niente.
Diciamo subito che l’autoproduzione di energia da parte dello stesso consumatore (che può diventare anche piccolo produttore) è un antico concetto della filosofia di vita naturista, bello e utile, anche all’ambiente. Ma il boom dell’autoproduzione con ogni mezzo, anche il più inadeguato, solo in vista dell’alto prezzo, fuori mercato, pagato indirettamente dallo Stato, cioè da tutti noi, sta ponendo problemi gravi, e non è certo né ecologico, né liberale, come invece alcuni sprovveduti o furbi lasciano intendere. Dopo aver promesso di ridurli, infatti, il Governo ha alla fine mantenuto gli attuali alti, troppo alti, incentivi alle energie rinnovabili.
La cosa ricorda molto un altro boom tipicamente italiano, cioè furbo: quello dell’agricoltura bio: solo che qui non ci sono le speranze di maggiori profitti da prezzi di vendita più alti, ma solo la certezza delle provvidenze di Stato. Che ci sono dappertutto, si badi, solo che in Italia sono più alte, troppo più alte, considerando che l’Italia, almeno quella del Centro-Sud, gode di una insolazione record. Come ripete da tempo Giovanni De Pascalis, secondo scienza metereologica e mercato, il sole al Sud andrebbe pagato molto meno che al Nord. E invece non è così.
Ma non è così che di diversificano le fonti e si auto-produce elettricità in modo da ridurre la dipendenza dal petrolio e ridurre l’emissione di anidride carbonica.
L’ambiente e l’economia liberale, anzi, ne sono colpiti duramente, visto che è un sistema inefficiente che, in realtà, nonostante i numeroni, andando a dividere per abitanti, produce pochissima energia pro-capite, pur coprendo o distruggendo gran parte dell’ambiente, quindi attentando a due ordini di veri e propri diritti di libertà dei cittadini: un mercato libero e un ambiente naturale. E’ solo la solita furbizia degli uomini favorita da leggi sbagliate fatte da parlamentari di nessuna intelligenza. Speriamo solo che gli incentivi siano abbassati e meglio regolamentati fino a livelli europei, e diversificati – nel solare – per quantità di insolazione annuale. E speriamo anche che gli ecologisti di oggi, specialmente in vista della rifondazione di novembre in un nuovo soggetto politico, sia pure metapartitico, capiscono il problema e prendano le contromisure per proposte alternative.
In ogni caso, attenti agli eco-affari, cioè al business verde. Ricordiamolo ai deboli di memoria. Per non aver capito che gli affari con l’ambiente e sull’ambiente sono pericolosi, pericolosissimi, anzi sono spesso il vero problema, sia per la Natura, sia per la privata e pubblica moralità, i Verdi si sono giocati la loro credibilità negli anni ’80 e ‘90. Altro che sacralità della Natura, che in Italia è bellissima e “poca”, cioè ristretta da città e attività antropiche come in nessun Paese al mondo, a causa dell’antica civiltà. Perfino tra i Verdi, si rischia di essere considerati “fondamentalisti” a ricordare l’abc ambientalista. Moltissimi, troppi, politici Verdi si sono dichiarati in passato disposti, dispostissimi, a fare in modo che con la Natura si possano fare soldi, tanti soldi.
“Ecologia liberale”? Macché, spesso si è visto che non era né “ecologia”, dato che paradossalmente deturpava il territorio, né “liberale”, se è vero che contravveniva a diritti di libertà e sbilanciava il mercato libero a vantaggio solo di alcuni.
Un effetto paradosso, analogo a quelli manifestati in passato dalle speculazioni (legali o illegali) dell’industria eolica e dell’agricoltura biologica, messo in luce da un articolo, purtroppo generico e non particolareggiato, di Claudio Del Frate sul Corriere della Sera, riportato qui di seguito.
NICO VALERIO
Cresce la protesta contro lo sfruttamento intensivo
CONTADINI E IMPRENDITORI: TUTTI STREGATI DAL BUSINESS DEI KILOWATT «VERDI»
Ma in Lombardia il mercato delle energie rinnovabili è quasi saturo. Pesante l'impatto sull’ambiente
Non c’è più spazio per centrali idroelettriche, quelle a biogas stanno stravolgendo il mercato dell’agricoltura e anche i pannelli solari devono ormai farsi spazio tra mille difficoltà. Il paradosso delle energie rinnovabili trova la sua plastica rappresentazione in Lombardia: nati per bilanciare i consumi di combustibili fossili, spinti dalla generosa erogazione di incentivi statali senza pari in Europa, i kilowatt «verdi» fanno i conti con la sostenibilità e l’impatto determinato sull’ambiente. Non sempre facile da trovare, stando almeno a una serie di casi emersi proprio nella regione più energivora d’Italia. La protesta contro lo sfruttamento intensivo delle risorse rinnovabili ha radunato un fronte molto composito, che va dalle organizzazioni degli agricoltori fino ad associazioni green come Slowfood per arrivare in campo politico alla Lega Nord, favorevole come è noto al taglio in finanziaria dei fondi per le rinnovabili.
ALL’ASCIUTTO – Il primo effetto indotto dagli incentivi sulle fonti alternative lo si vede nelle province dell’arco alpino: nella sola Lombardia sono state depositate domande per costruire ben 299 nuove centrali idroelettriche di piccole e medie dimensioni tra Como, Lecco, Bergamo e Brescia. Dal conto è esclusa Sondrio ma perché qui l’amministrazione provinciale ha strappato una moratoria dal momento che quasi il 90% dei corsi d’acqua è già imbrigliato per produrre elettricità. «Occorre ridiscutere subito le regole – denuncia Dario Bianchi, consigliere regionale della Lega Nord – altrimenti per l’ambiente montano sarà un vero e proprio scempio: fiume e torrenti rischiano di rimanere asciutti con gravi danni idrogeologici perché sfruttati da aziende private sostenute dagli incentivi statali». Dopo l’estate la questione finirà sui tavoli della Regione Lombardia.
ENERGY FARMERS – Molti dei contadini che fino a pochi anni fa si dedicavano ad allevare suini, a seminare mais e foraggio adesso si sono chiamati fuori dalla catena alimentare. Molto più redditizio, sempre per il meccanismo degli incentivi, trasformarsi in produttori di energia. La sezione dello Slowfood di Cremona, una delle città gioiello dell’agroalimentare italiano, ha chiesto alla Provincia di introdurre una moratoria sulla costruzione di centrali biogas che stanno nascendo in tutta la campagna padana: solo nel Cremonese sono già 125 gli impianti funzionanti o in procinto di essere accesi. Secondo stime dello Slowfood, in buona sostanza confermate dal consorzio dei produttori del biogas, il 25% dei suoli destinati al mais oggi serve solo ad alimentare le centrali a biogas. «E’ un danno enorme alla filiera agroalimentare» denuncia Claudio Rambelli di Slowfood. Una stima di Coldiretti sostiene che per produrre un solo megawatt di biogas è necessaria la produzione di 200 – 300 ettari di mais.
PER UNA LAMPADINA – Il terzo caso manifestatosi in Lombardia riguarda i pannelli solari. Stavolta è Confagricoltura a denunciare le storture di questo boom: in un anno la presenza nella regione è passata da 10.800 a oltre 25mila impianti. Sembrano molti, in realtà in base a un calcolo di Regione Lombardia questa «foresta» di pannelli produce all’incirca 348 megawatt di potenza: l’equivalente del consumo di una piccola lampadina per ogni lombardo. A che prezzo? Al prezzo che l’affitto dei terreni è balzato da 600 euro a 2mila euro per ettaro, denuncia Confagricoltura, al punto che molti proprietari smettono anche in questo caso di produrre cibo per dedicarsi all’energia. «E’ necessario introdurre criteri di salvaguardia - aveva annunciato l’assessore regionale Marcello Raimondi – almeno per le zone dedicate a produzioni agricole di pregio».
IMMAGINE. Densità di impianti fotovoltaici per 1000 abitanti in Lombardia nel 2010 (Elaboraz. di G. Carrosio per www.energiafelice.it).
Etichette: energia, energie alternative, equilibrio idrogeologico, mercato, paesaggio
Infatti questo è uno dei pochi blog sull'ecologia che rispecchi le mie idee quasi in ogni loro forma.
Vorrei dirvi che io e la mia compagnia amando la Natura, abbiamo creato un prodotto molto interessante.
Abbiamo creato PepperSun, uno zainetto a carica solare in grado di caricare quasi ogni tipo di dispositivo mobile.
Vorrei quindi chiedere cortesemente se posteste parlare di PepperSun nel vostro Blog.
Non come trovata publicitaria ma come articolo di INNOVAZIONE.
Ringrazio per l'attenzione
Cordialmente
Ramon Bocca
<< Home