07 marzo 2009

 

Nuove centrali? Ma efficienza e risparmio possono dare il 30% di energia in più. Lo dice l’ENEA.

Risparmio, efficienza e alternative per ridurre CO2 2020 (Enea 2008)Nel grafico sono visibili le possibili ripartizioni tra fonti energetiche nel 2020, anche al fine di ridurre le emissioni di CO2. Come si vede, il nucleare con tutta probabilità non dovrebbe andare oltre il 7%, mentre quasi 2/3 delle “fonti” dovrebbero basarsi sulla razionalizzazione, a stile di vita immutato, dei consumi elettrici, cioè su varie forme di efficienza produttiva e di risparmio. Che se messe in atto su incentivo di un Governo illuminato, equivarrebbero a diverse nuove centrali nucleari. Potremmo avere, senza nuovi impianti a rischio, più energia e meno emissioni di CO2 (da “Rapporto Energia e Ambiente, Enea 2007”, edito nel luglio 2008).

Il prof. Gianni Mattioli, nemico acerrimo del nucleare fin dagli anni 70, era a Radio Radicale, intervistato in una trasmissione autogestita dalla rivista Red. In attesa delle mitiche centrali di IV generazione, di là da venire, ha confermato la sua opposizione a quelle attuali, di "cosiddetta" III generazione, perché ha sostenuto che i miglioramenti aggiunti a quelle della II riguardano più che altro tecniche e accorgimenti di ingegneria industriale (pompe, valvole e altri dispositivi di sicurezza passiva). Restano – ha concluso – in caso di incidenti gli altissimi rischi per l’ambiente e la salute. Anche perché è molto difficile trovare località e rocce adatte alle scorie, perfino negli Stati Uniti, figuriamoci in Italia. Ma una centrale nucleare, anche se fosse ordinata ora, sarebbe pronta almeno tra 10 anni, andando a tappe forzate. E nel frattempo?

Nel frattempo, guardiamo più in positivo a tutti i modi alternativi di racimolare energia elettrica e non elettrica. Il risparmio e l’efficienza energetica dovrebbero essere il primo obiettivo, quasi "facile" da ottenere in pochi anni, in un Paese sprecone come l’Italia. Esiste un margine amplissimo su cui lavorare. Basta dire che, solo la dispersione del calore della case private in Italia è il doppio di quella della più fredda Svezia, come denunciano i bio-architetti.

Per conto di ISES Italia, l’ing. Marco Lucentini, dell’Università di Roma La Sapienza, ha presentato un interessante lavoro a Rimini ("Le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica: un connubio necessario") che riassumiamo qui per argomenti, poco più dei titoli dei vari capitoli con diapositive.

L’efficienza e il risparmio energetico devono costituire obiettivi primari per raggiungere gli impegni del 20-20-20 della Unione Europea in ordine al Protocollo di Kyoto. E quest’ultimo pone tra le prime linee strategiche efficienza e risparmio energetico, più ancora delle stesse fonti energetiche rinnovabili.

Oggi, aggiungiamo noi, la crisi economica in atto fa temere (o sperare, secondo alcuni) la caduta in disgrazia o nel dimenticatoio del trattato di Kyoto, che effettivamente colpiva poco gli "sporcaccioni" Paesi emergenti oggi avidi di energia (Cina, India, Brasile ecc.) e colpiva troppo e in modo sospetto l’Europa e l’America del Nord. Ad ogni modo, l’avvio del processo virtuoso innescato da Kyoto, deve servirci in tempi di drammatica crisi di energia, come stimolo per riorganizzare l’intero pool delle fonti e dei consumi interni di energia.

Oggi si parla solo della "fame di energia" che c’è in Italia (spesso limitandosi a quella elettrica), e il tema ricorrente di ogni dibattito è sempre "quante nuove centrali" occorre costruire. E su internet ci si accapiglia.

Ma chi decide? Sempre l’offerta, cioè i produttori e le aziende costruttrici associate. Oltre ai finanziatori, investitori e banche, of course. E soprattutto il Governo, che – sia Prodi o Berlusconi – rappresenta molto più l’offerta della domanda. La domanda (famiglie, industria ecc.) ha invece in Italia ancora un ruolo marginale o inesistente riguardo alle scelte di politica energetica. Cioè il cittadino che ha votato ed eletto i Governi che decidono per lui anche che tipo e quanta energia deve consumare, non conta nulla: tutto gli viene imposto dall’alto. Questo aspetto autoritario, capite bene, è molto grave per un sito di "Ecologia Liberale". E ricorda maledettamente l’autoritarismo reticente che provocò le proteste popolari contro il nucleare negli anni 70. Cerchiamo ora di non fare il bis, se no sarà inevitabile una contrapposizione manichea come allora.

Quindi, valutare e programmare il potenziale di risparmio energetico in Italia, a cominciare dal settore residenziale (abitazioni private ecc.).

Naturalmente, una seria politica dell’efficienza energetica favorirà il decollo della "generazione distribuita di energia" e di conseguenza anche delle energie rinnovabili. Questo sarà anche un fatto di democrazia liberale energetica diffusa: nei piccoli e medi Centri i privati potranno autoprodursi in casa o in piccoli stabilimenti l’energia con ogni mezzo, e rivenderla ai vicini convenzionati. Tutti nel quartiere sapranno chi produce e da dove viene l’elettricità. Oltretutto si abbatteranno i costi e le dispersioni enormi dovute al trasporto di elettricità per le lunghe distanze. E nessuno godrà di odiose rendite di monopolio energetico, come avviene oggi.

Quali sono i potenziali di risparmio energetico in Italia? Nello studio dell’ing.Lucentini i comparti più promettenti sono i motori elettrici (39%), gli elettrodomestici (28%) e l’illuminazione (23%).

Invece, dividendoli per settore, i risparmi ottenibili sono il 33% nelle abitazioni private, il 36% nel settore commerciale e il 31% in quello industriale.

Per concludere, lo studio dell’ing. Lucentini (ISES Italia, 2005), ipotizza che con un completo spostamento degli investimenti per gli usi finali di apparecchiature, stabilimenti ed edifici verso le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato, l’Italia potrebbe ridurre fino al 46% della domanda di energia elettrica in un periodo di 15 anni.

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Comments:
Davvero impressionante il grafico dell'abbattimento della CO2 proiettato nell'immediato futuro. Si vede subito che perfino l'ENEA punta tutto su risparmio ed efficienza.
Ma perché i politici oggi non lo dicono?
Che aspettano per cominciare ad educare e preparare i consumatori?
 
E' chiaro che l'ecologia può essere approcciata in tanti modi; ogni oggetto, ogni abitudine può essere rivisto in chiave più eco. Naturalmente conviene cimentarsi maggiormente su ciò che può dare i risultati maggiori. A mio avviso oltre al recupero di efficienza penso ad una grande svolta grazie al telelavoro ed alla valorizzazione del territorio (meno globalizzazione) dando un ruolo chiave all'agricoltura anche nella produzione energetica.
Un saluto a tutti e spero vi faccia piacere leggere il mio punto di vista a questo link:
http://myecomondo.blogspot.com/
 
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